Vendemmia in Veneto: produzione in leggero calo ma di qualità. Pesano le incognite caldo e siccità

È previsto un calo della produzione del 10% sul 2021, che si attesterà sui 45,5 milioni di ettolitri, e un leggero anticipo della vendemmia, in particolare dei bianchi

Mimmo Vita

PADOVA. Alla fine anche l’annata 2022 sarà buona e l’Italia manterrà la palma di 1° produttore mondiale di vino. È previsto infatti un calo della produzione del 10% sul 2021, che si attesterà sui 45,5 milioni di ettolitri. Dati, questi, su cui tutti concordano, dai consorzi alle organizzazioni professionali agricole. L’analisi sembra valere anche a Nordest, ma dovrà fare i conti con il meteo dei prossimi giorni che a oggi - segnala Coldiretti - presenta un conto pesante per l’agricoltura italiana.

Nel primo semestre di quest’anno, segnala il Cnr, si è registrato in media un -45% di precipitazioni in tutto lo Stivale, con forte sofferenza al Nord. Ne deriva la grande preoccupazione di viticoltori, e consumatori, che il forte caldo, la scarsità d’acqua e il maltempo possano riverberarsi negativamente anche sulla qualità dei vini.

È moderatamente tranquillo Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, agronomo e viticoltore, che però mette le mani avanti come tutti e si affida alla buona sorte: «Vediamo come saranno i prossimi giorni, fondamentali specie per la Glera, il vitigno del Prosecco, che raccoglieremo dai primi di settembre. Sì, abbiamo un calo di produzione e un leggero anticipo di vendemmia sullo scorso anno (tornata nel 2021 ai livelli storici dopo anni di anticipi, ndr), comunque se pioverà nel giusto modo e se saranno assicurate le escursioni termiche giorno-notte, il prodotto sarà soddisfacente».

Giustiniani spiega come molte aziende si sono dotate dell’irrigazione di soccorso che, grazie all’azione sinergica dei Consorzi di bonifica, ha permesso di scavallare il periodo più difficile. «La mia ad esempio è “coperta” a goccia al 90%, con manichette interrate» fa sapere ancora il numero uno di Confagricoltura Veneto, che pro futuro ammonisce: «Dovremo essere previdenti e lungimiranti, operare con attività agronomiche mirate, ad esempio limitare il diradamento fogliare per difendere il grappolo dal forte sole, pensi che fino a ieri si faceva il contrario. C’è poi la questione dei portainnesti, dell’utilizzo di vitigni resistenti, e molto altro ancora».

Un tema su cui si sta impegnando molto il Consorzio del Prosecco Superiore Docg, che consiglia alle aziende in collina di dotarsi di piccoli invasi che raccolgono l’acqua piovana, ma interviene anche con azioni “tecniche”. Il direttore Diego Tomasi ricorda che il Consorzio un mese fa ha chiesto formalmente alla Regione Veneto la “Riserva vendemmiale” così che i produttori possano utilizzare il 20% in più della produzione eccedente la soglia del disciplinare della Docg (135 q.li/ha), che altrimenti sarebbe stato destinato a produzioni Doc, il che salvaguarderà le quantità 2022.

Quanto alla qualità, Tomasi chiarisce che «il caldo, si sa, brucia l’acidità. Per questo sarà fondamentale l’evoluzione meteo dei giorni a venire. Certo soffrono di più i vigneti in pendenza, per il ruscellamento, ma le soluzioni ci sono e i nostri viticoltori sono storicamente attrezzati ad affrontare le complicazioni. Questo caldo ha salvaguardato il vigneto da attacchi fungini, quindi la salubrità delle viti è garantita, anche se esiste, non lo sottovalutiamo, la preoccupazione per gli attacchi di flavescenza dorata. La vendemmia dei bianchi, anche nelle zone Prosecco, avverrà con un leggero anticipo, per i rossi sarà nella norma».

A proposito di vitigni a bacca rossa, l’altra zona di pregio del Veneto è quella della Valpolicella, nel veronese. Chiara Recchia, vice presidente di Donne Impresa veneto e membro della Consulta nazionale del vino della Coldiretti, è una giovane produttrice di Amarone a Negrar (Vr). La sua analisi è lucida: «Il numero dei grappoli quest’anno è indubbiamente inferiore, ma sono comunque ben formati. Abbiamo agito con importanti interventi irrigui, anche con l’arrivo di autobotti specie per soccorrere le viti giovani».

Un occhio alla campagna l’altro alla tenuta dei conti. « I maggiori costi che abbiamo avuto verranno compensati, se possiamo usare questo termine, da una tenuta dei prezzi, su cui confidiamo. C’è sensibilità su questo a livello internazionale da parte di tutte le componenti della filiera, anche degli imbottigliatori che gestiscono grandi quantità».

Salendo verso nord, in Trentino, Graziano Molon, direttore del Consorzio vini del Trentino concorda come l’iter vegetativo sia in anticipo di circa 8-10 giorni sul 2021 e stima la produzione possa attestarsi intorno a 1,2 milioni di quintali. Questo anche grazie agli interventi con l’irrigazione di soccorso per fronteggiare il grande caldo, irrigazione ben diffusa tra le aziende. «Le ultime piogge hanno di certo fatto bene alla vigna, devo dire che a luglio eravamo ben più preoccupati. Continuiamo a guardare il cielo, da lì vengono le preoccupazioni…».

In Friuli Venezia Giulia la storia non cambia. La responsabile del potenziale viticolo del vigneto friulano per la Regione, Federica Giacomel, riguardo alla siccità spiega che «in pianura e nelle zone collinari il meteo ha determinato ultimamente un rallentamento nello sviluppo della vite e dei suoi frutti. La maturazione delle uve è leggermente anticipata nelle varietà più precoci, in standby nelle altre. Le prospettive quantitative se pioverà saranno in linea con le medie o comunque leggermente inferiori. Mentre per la qualità possiamo sperare, dato che in condizioni difficili la vite è spesso stata capace di regalare prodotti qualitativamente di pregio». 

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