Veneto Banca chiede 2,3 miliardi di danni agli ex amministratori e sindaci

Via alle notifiche per l'azione di responsabilità. L'avvocato De Nicola: "Danno disastroso". Il presidente Lanza: «È stato un lavoro preciso, dettagliato e approfondito»

Il danno «spaventoso» cagionato dagli ex vertici di Veneto Banca all'istituto è stato quantificato «in circa 2,3 miliardi». Si tratta di un «conteggio massimo, provvisorio e potenziale», ha commentato Alessandro De Nicola, senior partner dello studio Orrick, uno dei consulenti (con Umberto Tombari e Michele Bertani) di cui si è avvalsa Veneto Banca nel mettere a punto l'atto di citazione che dà il via all'azione di responsabilità. Due mesi dopo. Ieri il cda di Montebelluna ha approvato in via definitiva il testo che i consiglieri avevano ricevuto da circa una settimana. Con due mesi di distanza da Bpvi, il cui board notificò i primi di aprile il suo atto contro 32 tra amministratori e manager per oltre 2 miliardi (senza conteggio del danno reputazionale), anche Veneto Banca ha varcato dunque la soglia del Tribunale per adire le vie legali contro amministratori e sindaci in carica fino al 26 aprile 2014, fino alle dimissioni di Flavio Trinca in assemblea. Si tratta dell'unica via per tentare, con le revocatorie che probabilmente seguiranno, il risarcimento per mala gestio ed extra lussi. Stando a fonti, un intero capitolo sarebbe dedicato solo alle opere d'arte. «È stato un lavoro preciso, dettagliato e approfondito: una necessaria risposta a quell'esigenza di giustizia che i territori richiedevano. Proprio per queste ragioni, abbiamo voluto dedicargli l'adeguata attenzione» ha precisato ieri il presidente Massimo Lanza.

Il salvataggio. Nonostante il pressing di Bankitalia, dal ministro Pier Carlo Padoan - ieri alla Camera per rispondere al question time di Lega e Pd -non sono arrivate novità rispetto la nota dell'altro ieri in cui si escludeva il bail-in, garantendo depositi e bond senior. Il salvataggio è da farsi «in tempi molto brevi» ha ricordato Fabio Panetta, vice direttore generale Bankitalia: «Le difficoltà non dipendono da vincoli finanziari: le risorse stanziate dal governo sono di gran lunga superiori a quelle necessarie per il risanamento. Ci sono ostacoli di natura normativa che possono e devono essere superati». L'accordo è «prossimo» ha ribadito Padoan ma senza l'ok Ue, sarebbe un «aiuto illegale» che «lungi dal mettere in sicurezza le banche, ne accrescerebbe la instabilità». «Senza l'assenso della Commissione, la Bce non autorizzerebbe l'acquisto della partecipazione e comunque imporrebbe di apportare a fondo rischi un ammontare analogo ai fondi immessi, e questi sarebbero soggetti a una immediata richiesta di restituzione», ha ribadito il ministro.

La trattativa. Il Tesoro sta trattando per far scendere gli 1,2 miliardi privati a 600-700 milioni, per facilitare la strada alle banche italiane. In realtà, a quanto ci risulta, un vero pressing del governo al sistema intero non vi è stato. Per il momento gli interlocutori sono principalmente Intesa e Unicredit. Il che fa pensare che non sia escluso che queste due banche possano prendersi "in carico" i due istituti. O forse anche solo Intesa, dice qualcuno. Padoan ieri ha precisato che «la soluzione di sistema non è, né può essere, un'iniziativa pubblica» perché «si tratta di valutazioni e considerazioni in ordine a un possibile investimento su base del tutto volontaria». Tiepida la risposta dell'ad di Cà de Sass, Carlo Messina, su una soluzione entro il weekend: «Vediamo come si determina lo scenario, il resto... è what if». Gli scenari. Escluso il bail-in c'è da capire cosa potrà succedere con l'ok dell'Ue. «Resta da capire che cosa accadrà ai subordinati in mano ai privati» spiega Francesco Zen, docente ed esperto dell'Università di Padova - se verranno azzerati, trasformati in azioni o tagliati di valore». Si stimano 200 milioni in mano al retail (privati). «I casi di riferimento sono Etruria e Mps - continua Zen - il primo con ricorso all'arbitrato e il secondo non ancora del tutto chiaro nelle modalità» per i rimborsi. Intanto, corrono i giorni verso la data del 21 giugno con la scadenza del bond Veneto banca per 85 milioni di valore. Denari che, salvo decreti d'urgenza, andranno pagati.

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