Veneto Banca, il matrimonio è alle porte

Parla l'amministratore delegato Cristiano Carrus: "Dopo aumento di capitale e quotazione cercheremo un partner". Confermata la perdita netta di 882 milioni. Due mila reclami, accantonamenti fatti in percentuale

MONTEBELLUNA «I prestiti obbligazionari in mano alla clientela non verranno rinnovati». Lo ha dichiarato l’amministratore delegato Cristiano Carrus nel corso della conferenza stampa a margine del cda durante il quale ieri è stato approvato il bilancio 2015. Nessuna sorpresa, numeri confermati: perdite per 882 milioni di euro, e un messaggio chiaro e inequivocabile che guarda già oltre la quotazione e il contestuale aumento di capitale a un miliardo, fissati per fine aprile. «Il 2016 ci vede impegnati in un’operazione in cui pochi avrebbero creduto: stiamo lavorando per il nostro sdoganamento da una posizione provinciale. Veneto Banca cercherà con tutte le forze di arrivare a un “matrimonio”. Il sistema bancario necessita di meno parole e più fatti».

In altre parole: un rafforzamento per aggregazioni, «che darà maggiore possibilità per i soci di recuperare la reputazione di una banca, da sempre considerata amica e cliente».

Cristiano Carrus definisce il bilancio consolidato appena approvato «una pietra miliare nel rispetto della road map prevista». I tempi sono confermati, si avvicinano i cosiddetti step normativi e la fase “marketing”, rivolta agli investitori finali per quanto concerne l’aumento di capitale. «La somma delle garanzie prestate dalle dieci banche del nostro consorzio offrono una garanzia che supera gli 1,3 miliardi». E i grandi soci? «Negli incontri passati hanno manifestato la volontà di aderire all’aumento. Spero lo facciano tutti. Sarei felice lo garantissero interamente. Condizioni particolari per loro? No, saranno uguali per tutti». Veneto Banca è determinata a non ripetere l’esperienza passata. «Nessuna obbligazione senior al retail. Una decisione forte, presa in anticipo rispetto ai nostri competitors. Non vi è ancora alcun divieto, ma preferiamo che i titoli senior vengano venduti ad un mercato maturo». Intanto rimane la partita dei reclami da gestire, per i quali Veneto Banca ha stanziato 88 milioni di euro a un generico fondo rischi.

«Attualmente ne contiamo circa 2 mila, suddivisi in categorie, per ciascuno viene calcolata una percentuale di accantonamento coerente. Se ne emergeranno altri abbiamo una rigidissima policy per la loro gestione». Confermata la contrazione della raccolta (-22,5 miliardi di euro quella diretta), il rischio è che questa possa incidere sulla capacità della banca di erogare affidamenti. «Se si continua a restringere la raccolta è chiaro che gli attivi diminuiscono». Confermato il miglioramento dei coefficienti patrimoniali: il Cet 1 ratio si attesta al 7,23%.

La scalata è ancora lunga, lo dice lo stesso Carrus. «Siamo ancora lontani rispetto al requisito minimo del 10,25% imposto entro il 30 giugno 2016». Bocche cucite sull’affare Bim e un possibile interessamento della controllata di Intesa San Paolo. «Chiedete a loro. Per ora possiamo solo dire che c’è un interesse concreto nei confronti di Bim. Ma renderemo noto tutto ciò quando certe situazioni si appaleseranno».Ora inizia la corsa a perdifiato per l’ex popolare di Montebelluna. La deadline è per fine aprile. Manca ancora il giorno preciso per la quotazione e contestuale aumento di capitale. A che prezzo Veneto Banca scenderà in Borsa? La paura è tanta ma le condizioni, dice Carrus, sono imprevedibili. «L’avevo già ribadito a dicembre, ora più di prima. Quel che è certo è che abbiamo dinanzi grandi sfide: il ritorno alla redditività, la pulizia del mondo dei crediti e la chiarezza totale in quello dei reclami. Solo svolgendo queste partite torneremo ad un mercato normale, alla liquidità».
 

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