Veneto Banca: nei conti online spunta la minusvalenza

Dal 3 gennaio l'azione è stata prezzata 7,30 euro che è il valore di recesso. Un obbligo per la nuova Spa vista la legge sull'imposta di bollo. Così, gli azionisti, hanno visualizzato la perdita dell’investimento in home banking

MONTEBELLUNA. Il primo effetto del passaggio di Veneto Banca a Spa, votato in assemblea il 19 dicembre scorso, è scritto nero su bianco nei conti (o meglio, nei deposito titoli) dell'home banking degli azionisti.

Dal 3 gennaio 2016, infatti, l'azione è prezzata a 7,30 euro che è il valore di rimborso a cui ha diritto il socio che vuole uscire dall’investimento: in gergo tecnico, il recesso. Un prezzo teorico, in assenza di un mercato, visto che la Popolare non è ancora quotata, che è stato deciso dal Cda a dicembre sulla base di diverse perizie tecniche.


Quel valore, oggi, è il prezzo dell’azione che, ad aprile 2015 l’assemblea aveva votato in 30,50 euro con una svalutazione già del 23% sui 39,50 del 2014. Così, gli azionisti, si sono trovati scritto nero su bianco la minusvalenza realizzata: ovvero la perdita dell’investimento tra il prezzo con cui hanno acquistato le azioni e quello che oggi la Banca ha preso come riferimento: 7 euro e 30 centesimi. Non tutto è perduto però, perché appena Veneto Banca sarà su listino a Piazza Affari, il prezzo non sarà più quello del recesso ma lo deciderà il mercato e oscillerà come tutte le azioni in Borsa, regalando minus e plusvalenze.


Ma perché si è scelto 7,30 euro che, di fatto, è il prezzo che la banca aveva indicato come teorico?

Il nodo è legato all’imposta di bollo. La normativa vigente sull’imposta di bollo prevede che si possa valorizzare l’azione o a valore di mercato, che ora non c’è, o a valore nominale che sarebbe di 3,75 euro - ma in sede di accertamenti fiscali sarebbe contestabile - o a valore di rimborso. Ed è stato optato per quest’ultima via.

Quindi, l’imposta di bollo sarà su 7,30 euro. Almeno, spiegano gli esperti, non si pagherà una tassa su una perdita conclamata.


Ora inizia l’iter per la quotazione e presto sapremo quale sarà il prezzo di riferimento e forse, per la prima volta, il valore oggettivo che un ente terzo, il mercato, assegna alla Banca.

In questi giorni saranno anche resi noti quanti hanno fatto domanda di recesso. La Banca, ha già spiegato, non può riacquistare le azioni, quindi si limiterà a raccogliere le richieste e a farle incontrare con un’eventuale domanda. Le domande devono essere pervenute in banca entro il 7 gennaio, termine ultimo per l'invio della raccomandata (e farà fede il timbro postale), e saranno accontentate tutte in quota parte. Ad oggi non ci è dato sapere quanti hanno fatto richiesta di recesso né chi può aver fatto domanda di acquisto azioni, a pochi mesi dalla quotazione.

@eleonoravallin
 

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