Versalis, Eni: "Nessuna dismissione, ma sviluppo"

Sulla vendita del 70% di Versalis è interviene Claudio Descalzi, ad Eni: "Abbiamo un progetto di finanziamento per non chiudere. Se non facciamo nulla, sarà una morte lenta". Ma i sindacati indicono uno sciopero il 20 gennaio

 VENEZIA. "Abbiamo iniziato un progetto di finanziamento per poter non chiudere. Se non facciamo nulla, sì che la chimica la dismettiamo e la lasciamo a una lenta morte". Così l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, parla della vertenza Versalis, per cui il gruppo sta cercando "un partner", con l'opposizione dei sindacati.

"Se voglio investire 1,5 miliardi e non ce l'ho devo trovare qualcuno che mi accompagni, questa non è dismissione, è sviluppo. Chi parla di dismissione doveva farlo 20 anni fa", ha aggiunto, spiegando, intervistato a In mezz'ora su RaiTre domenica 17 gennaio, che nel 2000 la chimica Eni contava 14 mila dipendenti e oggi ne conta 4.500.

Nei giorni scorsi il ministro dell'Economia Federica Guidi ha confermato la notizia della trattativa di vendita del 70% di Versalis, controllata appunto da Eni che ha in proprietà gli impianti industriali. Il Partner sarebbe Sk Capital un fondo di investimento con sede a New York. Versalis occupa oggi circa 6 mila persone in diversi siti presenti in Italia: Brindisi, Ferrara, Mantova, Novara, Porto Torres, Ravenna, Ragusa, Priolo Gargallo e Porto Marghera. Ciò che è in gioco è il futuro della chimica che fu il miracolo italiano industriale negli anni che seguirono la seconda guerra mondiale e di cui Marghera, con il conte Volpi, fu protagonista.

I sindacati hanno proclamato uno sciopero di otto ore il 20 gennaio di tutti i lavoratori Eni e Saipem. La posizione di Cgil, Cisl e Uil è quella di "netta contrarietà all'implementazione del piano di fuoriuscita di Eni dalla chimica".

Riproduzione riservata © il Nord Est