Vidal, dal cavallo bianco all'essenza di CR7: «Ecco i nostri primi 120 anni tra i profumi»

Dal cavallo bianco al profumo di Ronaldo, attraverso mode, stili e gusti, sempre un attimo più avanti, dove tutto può succedere, esattamente come 120 anni fa, quando, nel 1900, Angelo Vidal aprì il suo primo, piccolissimo, laboratorio di potassa e lisciva in quello che sarebbe diventato il percorso delle essenze di Palazzo Mocenigo.
Per celebrare l'anniversario caduto nell'anno di tregenda, il lavoro di quattro generazioni, il passaggio da Vidal a Mavive, la nascita di The Merchant of Venice e molte altre cose, l'azienda si è regalata un libro, "Vidal 120", che racconta la lunga storia felice della famiglia di maestri di profumi che si fece impresa e di un'impresa che rimase famiglia, oggi salda nelle mani di Massimo Vidal, presidente di Mavive, e dei suoi figli Lorenzo, che siede in consiglio d'amministrazione, e Marco, che è il direttore generale e si racconta.
Partiamo dall'inizio.
«Il bisnonno Angelo era un agente di commercio e vendeva prodotti coloniali. Poi crebbe e, nel 1912, aprì una fabbrica a Porto Marghera. Ma il vero salto arrivò nel secondo dopoguerra con il bagnoschiuma Pino Silvestre, la pubblicità del cavallo bianco».Un colpo di genio, l'idea del cavallo.«Il bagnoschiuma, che fu la svolta industriale della Vidal in quanto assolutamente innovativo, fu il primo prodotto di bellezza a essere pubblicizzato attraverso la televisione e la pubblicità del cavallo bianco del 1969 che passava su Carosello fu un successo senza precedenti».

Perché il cavallo?
«In realtà in quegli anni la Vidal aveva creato un sapone con un cavallo bianco sulla confezione. L'idea di lanciarlo al galoppo sulla spiaggia della Camargue e in Piazza San Marco fu dell'agenzia Locatelli».Quanto rese il successo?«Il prodotto acquisì una quota di mercato del 40 %. Tenga conto che tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta l'azienda aveva oltre 500 dipendenti».

Cinquant'anni dopo, la pandemia.
«È stato un anno molto sfidante. Abbiamo cercato di anticipare i cambiamenti. Già a fine febbraio avevamo predisposto un piano di riconversione con il gel igienizzante. La prima produzione è stata ad aprile».
Come si converte un profumo in gel?
«La cosa più difficile è stata trovare le materie prima, come l'alcol e le boccette di plastica. Ma abbiamo messo il turbo e ci siamo riusciti».Come chiuderete l'anno?«In perdita come tutti, ma con dati migliori rispetto alla media. Se il settore chiuderà con un meno 28 per cento, noi ci fermeremo a meno 16. Per avere questo dato, che non ci rende felici, abbiamo messo in campo una serie di attività collaterali che hanno contribuito a bilanciare la situazione».
Ad esempio?
«Il gel, come dicevo. Ne abbiamo venduti due milioni di pezzi, di cui uno solo in Germania. La nostra, poi, è un'azienda flessibile, di una cinquantina di dipendenti. E poi abbiamo puntato sulle vendite online, con un servizio di personal shopper che guida il cliente come fosse in negozio, anche se ritengo che il consumatore debba essere protagonista in un negozio fisico, e non via web, perché un negozio valorizza il prodotto, la capacità di chi lo vende, l'architetto che ha arredato lo spazio. Se vogliamo la qualità, abbiamo bisogno di persone e non di macchine».

Il profumo di Ronaldo.
«Avevo contattato l'ad dell'azienda inglese che lo produce e lui, per caso, era a Venezia. Ci siamo subito incontrati e accordati. In tre anni ha fatto 5 milioni di euro».Celebrazioni per il 120 anni? «A fine anno, doneremo 120 mila litri di gel alle diocesi di Venezia e Treviso, a Caritas, Avis e altre onlus».
Progetti perla ripartenza?
«Dal secondo semestre dell'anno prossimo lanceremo nuovi profumi. Quindi stiamo trattando nuove licenze e nuovi accordi come quello appena chiuso con il marchio Furla. E poi ci sarà il profumo per i 1600 anni di Venezia, in una bottiglia placcata oro».
Quando il "Pino" entrò in doccia e la pubblicità fu rivoluzione
La storia
Centocinquantadue pagine per raccontare 120 di storia. Dagli inizi, passando per la rivoluzione del bagnoschiuma Pino silvestre che entrò nella doccia degli italiani, al profumo con la bottiglia a forma di teschio per il marchio Police, che ha venduto decine di milioni di pezzi nel mondo.
Il libro "Vidal 120" a cura di Massimo Orlandini, con testi dello stesso Orlandini, Luciana Boccardi e Andrea di Robilant (edito da Lineadacqua, 60 euro) racconta come un piccolo laboratorio sia diventata un'azienda che oggi conta una cinquantina di dipendenti nella sede di Dese, e i prodotti della linea The Merchant of Venice in vendita nelle antiche farmacie di campo San Fantin e in Strada Nuova e nella Bottega Cini a San Vio, e ancora nei monomarca a Milano, Verona e Dubai, oltre a corner in quaranta Paesi del mondo.
Dopo l'acquisizione negli anni Ottanta del marchio Vidal da parte del colosso Henkel, nel 1986 nacque Mavive, Massimo Vidal Venezia. l prodotti dell'azienda sono anche alla spa dell'hotel San Clemente, eletta migliore spa d'Europa del 2019 e migliore spa d'Italia del 2020.
Oltre alla storia, il libro raccoglie anche numerosi documenti inediti e fotografie a colori dei prodotti del passato e del presente, tra cui quelle che hanno fatto anche la storia della pubblicità per la capacità di comunicare in maniera innovativa, come quella del cavallo bianco che è ancora oggetto di studio ai corsi di marketing. Tra i clienti di Mavive il sultano del Qatar , la regina di Spagna e quella del Belgio.
-- © RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est