Vinitaly, le bollicine del Nordest ambasciatrici nel mondo
VERONA - Un brindisi inaugurale sotto le insegne dell’Europa, considerata la presenza del commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan, ha aperto l’edizione numero 51 di Vinitaly che, tra le migliaia di espositori di tutto il mondo, vede la massiccia presenza delle delegazioni di Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Tanti i temi trattati dal ministro Maurizio Martina con lo stesso Hogan in un vertice a quattr’occhi, che esulano dal mondo della viticoltura in senso stretto, ma abbracciano molti altri argomenti di interesse per gli agricoltori, dallo snellimento delle pratiche burocratiche allo stanziamento delle risorse comunitarie.
Martina ha puntato molto su biodiversità, investimenti e valorizzazione del lavoro delle imprese agricole.
Hogan ha elogiato la produzione vitivinicola italiana, ma non si è sbilanciato, evitando di scontentare qualcuno.
«I vini italiani – ha detto il commissario Ue – mi piacciono tutti. Il Veneto è una regione leader, grazie alle sue cantine. Questa parte d’Italia (il riferimento è quindi anche al Friuli) esprime i più alti livelli qualitativi nell’ambito della produzione europea».
Tanti i rappresentanti della politica presenti alla cerimonia del taglio del nastro. Il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che «questi imprenditori sono degli eroi, perché nonostante tasse, burocrazia e falso made in Italy ci rendono orgogliosi quando andiamo in giro per il mondo grazie ai loro prodotti eccellenti».
Il presidente del Veneto Luca Zaia, nel suo intervento molto sintetico, ha messo in luce alcune tematiche di particolare rilevanza.
Non sono mancate stoccate all’Unione dei 28. «L’Europa dovrebbe investire sugli agricoltori veri e non sulle finanziarie o sulle multinazionali – ha spiegato dal palco – . L’Europa dovrebbe pensare a chi dice no agli Ogm».
Riguardo la Brexit il governatore ha sostenuto di non essere preoccupato, almeno per il momento.
Quindi, snocciolando i numeri del vino del colosso Veneto, ha aggiunto che «mezzo miliardo di bottiglie di Prosecco sono mezzo miliardo di ambasciatori di tutto il made in Italy. L’Ue deve investire e proteggere il Prosecco, insieme alle eccellenze del cibo e della moda».
Zaia ha quindi spinto sull’opportunità che le colline di Valdobbiadene possano presto diventare patrimonio dell’Unesco, ha ribadito l’assoluta necessità di snellire le pratiche burocratiche che riguardano viticoltori e imbottigliatori e infine ha elogiato le viti resistenti “create” dall’università di Udine evidenziando che «Friuli e Veneto sono finora le uniche regioni che le hanno già adottate».
A seguire è stata la volta del taglio del nastro nello stand del Friuli Venezia Giulia che annovera 104 produttori nella collettiva e altri 90 con postazioni proprie.
«È un padiglione meraviglioso e inconfondibile – ha detto il presentatore dell’evento Fabrizio Nonis –, allestito con il grande supporto della squadra dell’Ersa».
Il direttore Ersa Paolo Stefanelli ha riconosciuto che il Friuli «è una regione vinicola di eccellenza in Italia e ha tutte le caratteristiche per crescere ancora. C’è un clima di ottimismo, un’effervescenza positiva che è slancio per l’export».
Il presidente del Consorzio delle Doc Pietro Biscontin ha presentato il logo della nuova Doc Fvg (oggi invece il ministro Martina terrà a battesimo la Doc delle Venezie del Pinot grigio con i presidenti di Veneto, Friuli e Trentino) «che richiama un calice e un fiore».
È stato poi l’assessore regionale all’Agricoltura Cristiano Shaurli a fare il punto del settore, che sta vivendo un momento decisamente con il vento in poppa.
«Abbiamo ottenuto risultati grazie al lavoro dei produttori – ha osservato Shaurli –, le istituzioni hanno avuto il compito di accompagnare questo processo e crediamo di averlo fatto evitando per una volta campanilismi e vecchie divisioni. Il Friuli ha la più alta richiesta di nuovi impianti per la viticoltura di tutto il Paese, ha un vino-spumante, la Ribolla gialla, che ha fatto registrare i margini più ampi per incremento di produzione e di valore. Le sfide che ci ritroviamo davanti sono tante, ma i margini per crescere ancora ci sono. Dobbiamo cogliere le opportunità come la Doc Fvg che è una libera scelta per le imprese, non certo un problema».
Infine è stato Robert Princic, leader del Consorzio Collio, a svelare una novità importante, che avrà ripercussioni su tutto il movimento regionale.
«Il Collio punta alla Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) – ha spiegato Princic – è un processo che abbiamo avviato e che speriamo si concluda entro un anno. Sarebbe il primo territorio con 19 varietà coltivate su 1.450 ettari tutti in collina, 300 produttori e 160 imbottigliatori, che diventa Docg in Italia. È un riposizionamento verso l’alto, per avere ancora maggiore qualità. Il nuovo disciplinare che andremo a scrivere comporta regole ancora più stringenti, sul solco però della tradizione, che ci vede da oltre 50 anni protagonisti».
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