Vino, crolla ancora il prezzo dell’uva di Ribolla

Quotazioni in vista della vendemmia. Bene il Pinot nero per Prosecco rosé

UDINE. Si ripropone, esattamente come era già accaduto nel 2019, il problema del prezzo dell’uva di Ribolla gialla. Il vitigno è autoctono, lo spumante (e anche il bianco fermo) è apprezzato in Italia e all’estero, ma il percorso di tutela integrale del vitigno non è ancora stato completato e così è solo il mercato a dettare le sue regole. Il leader di Copagri Valentino Targato è chiaro.

«Attualmente abbiamo circa 2 mila ettari di Ribolla gialla in Friuli - spiega -, la maggior parte in pianura. Finora non c’è nemmeno prezzo per le uve al chilo. Te le portano via solo perchè vendi altri tipi di uva, Chardonnay, Glera per il Prosecco, Pinot grigio o Pinot nero. È successa la stessa cosa l’anno scorso, i viticoltori si stanno scoraggiando. Senza la protezione del vitigno c’è chi ha già cominciato a estirparlo, senza nemmeno aver messo in cantina una o due annate.

Discorso analogo per il vino stoccato in cisterna: la Ribolla ferma la ritirano a 35, 40 centesimi al litro, un prezzo che non copre i costi di produzione. Purtroppo manca una strategia definita, la politica e le associazioni di categoria devono mettersi insieme per dare valore alla Ribolla. Nelle altre regioni non capiscono perchè noi stiamo fermi pur avendo un potenziale tesoro tra le mani.

La Ribolla di pianura dovrebbe valere sui 60 centesimi al chilo, sarebbe oro, significherebbe realizzare 9 mila euro all’ettaro, cifra che garantisce un buon reddito». Se la Ribolla gialla sconta annosi problemi, le quotazioni delle altre uve, in vista della vendemmia 2020 ormai alle porte, sembrano essere abbastanza soddisfacenti per i produttori.

«Nei mille ettari piantati a Glera per il bianco da tavola - aggiunge Targato - si spuntano dai 13 ai 15 centesimo al chilo. La Glera per Prosecco Doc viaggia sui 90 centesimi, 1 euro al chilo. Bene pure il Pinot nero che serve per fare il Prosecco rosè, che vale tra i 55 e i 60 centesimi al chilo, come lo Chardonnay. In risalita il Pinot grigio, oggi quotato tra i 45 e i 50 centesimi al chilo. Le uve a bacca rossa, che rappresentano ormai solo il 12, 13 per cento della produzione complessiva, sono stabili, tra i 40 e i 50 centesimi al chilo.

Ma nelle zone più vocate, come Collio e Colli Orientali, vengono pagate di più». Intanto c’è da pianificare la vendemmia, con le incognite legate alle giacenze di bottiglie nelle cantine, causa pandemia sanitaria che ha bloccato per due mesi le vendite attraverso il canale Horeca (hotel, ristoranti, catering), mentre la Gdo (Grande distribuzione) ha fatto registrare, tra marzo e maggio, un più 6 per cento per i vini fermi e un meno 6 per cento per le bollicine. «Dai riscontri che abbiamo - continua il presidente di Copagri - la vendemmia sarà importante, più che buona. Le condizioni climatiche, in pianura, sono sempre state ideali, finora non ci sono state grandinate o eventi estremi, l’escursione termica tra il giorno e la notte è perfetta.

L’inizio della vendemmia, per primi bianchi, è previsto verso il 25 agosto, non credo prima. Le uve sono generalmente sane, le quantità corrette, secondo disciplinare, e la qualità del vino si preannuncia ottima, come tutti i vignaioli auspicano per uscire definitivamente dalla crisi Covid».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:vino

Riproduzione riservata © il Nord Est