Vino, il ’21 è stato un anno d’oro per Dop e Igp del Fvg. Ci sono spazi di crescita all’estero
I dati e le tendenze di Wine Monitor, il report di Nomisma e Unicredit sul vino a Nordest. Ancora modesta la superficie vitata dedicata al bio. Il Prosecco resta al Top
UDINE. Un’area, il Nordest, che vale il 30% della produzione di vino nazionale e che realizza quasi la metà delle esportazioni. Materiale pregiato, il vino, che calamiterà l’attenzione internazionale in quello che è l’evento clou del settore, il Vinitaly, ma che offrirà anche occasioni per andare oltre la celebrazione dei - pure ottimi - risultati, per parlare di futuro, di strategie, di opportunità e di rischi.
Partendo dai dati, il Wine Monitor di Nomisma e Unicredit conferma il primato nordestino dell’export a cui il Friuli Venezia Giulia ovviamente contribuisce. Nel raffronto tra il 2016 e il 2021 le vendite all’estero del vino Fvg segnano +28,5%, passando dai 110,2 milioni di euro a 141,6 milioni.
Una crescita peraltro quasi costante, anno su anno, interrotta dalla sola flessione del 2020, prontamente recuperata l’anno successivo, +21,5%.
Ma dove va la produzione regionale? Per oltre il 24% prende la strada degli Stati Uniti, di gran lunga primo mercato di riferimento; seguono Paesi Bassi e Regno Unito, entrambi al 6,1%, quindi il Canada, 5%, la Spagna, 4,4%, il Belgio, 2,6%, l’Austria, 2,3%. Il resto del mondo vale il 28,2% delle esportazioni regionali. Ovviamente nel contesto nordestino pesano molto di più il Veneto, con una superficie vitata che è quasi 4 volte quella Fvg e un export di 2,4 miliardi, ma anche il Trentino Alto Adige, con 614 milioni di valore delle esportazioni nel ’21 ma una superficie riservata inferiore alla nostra pari a 15,7 mila ettari (il Fvg ne conta 26,9 mila).
In cima alla classifica dei vini più esportati c’è il Prosecco che da solo vale 1,3 miliardi, +26% nel ’21, ma se guardiamo alle performance non è andata male neanche agli altri vini bianchi, +9%, mentre i rossi segnano +3%, con l’eccezione del Trentino che segna +10%, ma su valori più modesti.
Il mercato interno è risultato altrettanto interessante lo scorso anno soprattutto per le Dop e, soprattutto in Fvg, per le Igp. I vini fermi e frizzanti hanno segnato +25,8% in valore nelle vendite nella grande distribuzione , +20,5% in volumi. Le Dop incrementano del +16,6% e +10% (rispettivamente in valori e in volumi), mentre le Igp realizzano +69,1% e 64,3%: una vera e propria “esplosione” se si raffronta il dato con il trend nazionale che si ferma a +10% e +4,3%.
In picchiata, invece, i prodotti classificati come “altri vini” che flettono di oltre il 36% e 38%.
Ultima sottolineatura, non per importanza, per il vigneto bio che vale, a Nordest, il 10% della superficie viticola, con una percentuale più bassa in Fvg: 1.650 ettari pari al 5,8%, che sale all’8,7% in Veneto per arrivare al 12,1% in Trentino Alto Adige contro il 39% della Calabria, il 35% delle Marche o il 32% della Toscana.
Non solo primati positivi per il vino del Fvg alle prese con gli effetti del conflitto in Ucraina, la corsa dei prezzi, le conseguenze della revisione della normativa comunitaria. Temi, insieme al rapporto di Nomisma e Unicredit, al centro dell’evento in programma il 10 aprile a Verona dl titolo “Road to Vinitaly: la voce delle regioni del vino italiano” «un’occasione per confrontarsi sulla situazione contingente e sul futuro prossimo del settore - spiega Luisella Altare, regional manager Nordest di Unicredit -. Dal canto nostro abbiamo già stanziato un plafond di 1 miliardo di euro per aiutare le imprese agricole a far fronte alle crescenti spese correnti e mettiamo a disposizione del comparto il know how dei nostri specialisti di settore per intercettare nuove traiettorie di crescita, magari su nuovi mercati ad alto potenziale come la Corea del Sud e l’Australia».
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