Vola l’economia del Friuli Venezia Giulia
I dati del rapporto congiunturale di Banca d’Italia registrano una crescita del Pil vicina al 12%. La produzione industriale incrementa di un quarto rispetto al primo semestre 2020 e le vendite sono sopra i livelli pre-pandemia
TRIESTE. Vola l’economia del Friuli Venezia Giulia.
Cresce a doppia cifra il Pil, la produzione industriale aumenta di un quarto rispetto ai primi sei mesi del 2020, le vendite sono sopra i livelli pre-pandemia.
La fotografia arriva dalla sede regionale di Banca d’Italia che ha presentato a Trieste, con il direttore Marco Martella e il vice Giovanni Giuseppe Ortolani, l’indagine congiunturale del primo semestre.
«Nel primo semestre del 2021 – si legge nel rapporto – si è registrata una forte ripresa dell’attività economica in Friuli Venezia Giulia. Secondo l’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, la crescita del prodotto nel primo semestre dell’anno in corso, rispetto al corrispondente periodo del 2020, sarebbe prossima al 12 per cento, superiore a quella stimata dall’Istat a livello nazionale (7,6 per cento, fig. 1). Al netto miglioramento della congiuntura regionale ha contribuito la ripresa dell’attività produttiva in tutti i settori, in particolare l’industria».
«Secondo nostre elaborazioni su dati della Confindustria Friuli Venezia Giulia, che non comprendono la cantieristica navale, nella prima metà del 2021 la produzione industriale della regione è aumentata di circa un quarto rispetto allo stesso periodo del 2020 per soddisfare una domanda interna ed estera in forte ripresa; il volume delle vendite ha superato i livelli pre-pandemia. Nello stesso periodo, le esportazioni di beni sono cresciute di circa il 28 per cento a prezzi correnti, raggiungendo valori più elevati di quelli precedenti alla crisi» ancora Bankitalia.
I settori. I risultati del sondaggio autunnale della Banca d’Italia, riferiti ai primi tre trimestri dell’anno in corso, confermano una decisa ripresa dell’attività economica nell’industria. Gli operatori prevedono un’ulteriore espansione delle vendite e degli investimenti nei prossimi sei mesi. Una quota rilevante di imprese industriali (circa il 70 per cento secondo le nostre stime) ha tuttavia incontrato difficoltà nell’approvvigionamento di input produttivi.
Le costruzioni hanno contribuito alla crescita dei livelli di attività e gli scambi sul mercato immobiliare hanno mostrato un marcato recupero. La ripresa si è estesa anche ai servizi, sebbene in misura più contenuta. Tra questi, il settore turistico, che aveva fortemente sofferto per le conseguenze dell’emergenza sanitaria, ha beneficiato di un parziale recupero delle presenze nel primo semestre del 2021, che tuttavia sono rimaste molto al di sotto rispetto al periodo pre-pandemia, soprattutto quelle dei visitatori stranieri. La movimentazione portuale invece, al netto dei flussi petroliferi, si è stabilizzata su livelli storicamente elevati.
La liquidità delle imprese regionali si è mantenuta elevata, alimentata dall’accresciuta redditività e dal ricorso ancora ampio al credito bancario, anche in un contesto di ripresa degli investimenti. Nei primi mesi dell’anno in corso, il credito bancario ha continuato a crescere in misura elevata anche grazie al perdurare delle misure di sostegno messe in atto per contrastare la crisi. A partire dal mese di giugno si è osservato invece un deciso rallentamento e la variazione annua dei finanziamenti alle imprese con sede in regione, al netto della cantieristica, è scesa al 5,3 per cento, pur mantenendosi al di sopra dei valori pre-crisi. I dati preliminari relativi al mese di agosto confermano il rallentamento (3,1 per cento al netto della cantieristica e 2,3 al lordo). Il fenomeno ha interessato tutti i settori, soprattutto la manifattura (in particolare i macchinari), rispetto ai servizi e alle costruzioni. Il ricorso delle imprese alle moratorie e ai prestiti con garanzie “Covid-19” si è progressivamente ridotto nel corso dell’anno, in connessione anche alla ripresa dell’attività economica. Ciononostante, le condizioni di accesso al credito si sono mantenute favorevoli.
Il mercato del lavoro e le famiglie – Nel corso del 2021 si sono rinforzati i segnali positivi nelle condizioni del mercato del lavoro, grazie ai progressi della campagna vaccinale e alla graduale rimozione dei vincoli alle attività economiche introdotti per contenere la diffusione dell’epidemia. Nei primi otto mesi dell’anno il saldo delle attivazioni di contratti di lavoro dipendente ha superato quello pre-pandemico (positivo per circa 14.500 posizioni; circa 13.700 negli stessi mesi del 2019), riguardando però in gran parte posizioni a tempo determinato; quelle a tempo indeterminato hanno mostrato un saldo pressoché nullo. Vi ha contribuito il recupero in tutti i principali settori e, in misura più accentuata, nel turismo. Si è ridotto il ricorso alle misure di integrazione salariale: nei primi nove mesi dell’anno, il totale delle ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) e dei Fondi di integrazione salariale (FIS) è diminuito del 43,4 per cento, pur restando su valori ampiamente superiori a quelli precedenti la pandemia. In termini di occupati equivalenti, le ore autorizzate hanno rappresentato il 14,1 per cento dell’occupazione dipendente regionale (11,0 per cento in Italia).
Dopo il forte calo registrato nel 2020, i consumi di beni e servizi delle famiglie hanno mostrato una lieve ripresa, in connessione con l’aumento della mobilità. A livello regionale, le previsioni di fonte Svimez stimano un incremento dei consumi prossimo a quello medio nazionale del 3,2 per cento, che ha solo in minima parte compensato la precedente caduta. Alla ripresa ha contribuito anche il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori che, in sensibile aumento a partire da maggio, nel Nord Est è tornato sui livelli precedenti la pandemia.
Nel primo semestre del 2021 si è intensificata la crescita dei finanziamenti erogati alle famiglie consumatrici residenti in regione in presenza di un rafforzamento della domanda e di perduranti condizioni favorevoli dal lato dell’offerta. L’espansione è stata guidata dai mutui immobiliari, cresciuti del 5,2 per cento (2,9 a dicembre 2020). Anche il credito al consumo è tornato a crescere (3,2 per cento contro lo 0,2 di dicembre), sebbene a un ritmo inferiore a quello antecedente la crisi. In un contesto di perdurante incertezza economica, i depositi delle famiglie hanno continuato a crescere in misura costante, mentre si è ulteriormente ridotta la domanda di obbligazioni bancarie.
Il credito. A giugno 2021 i prestiti alla clientela del settore privato non finanziario residente in regione sono aumentati del 7,7 per cento su base annua, in decelerazione rispetto al 10,4 di dicembre 2020. I dati provvisori suggeriscono che il rallentamento sia proseguito nei mesi estivi. Questo andamento è stato determinato dalla decelerazione dei prestiti alle imprese, solo in parte compensata dall’accelerazione di quelli alle famiglie. Dal lato dell’offerta, le condizioni di finanziamento praticate dalle banche sono rimaste nel complesso favorevoli. La qualità dei prestiti concessi da banche e società finanziarie alla clientela residente in regione è rimasta stabile grazie anche al progressivo miglioramento delle condizioni economiche e per effetto delle misure governative di sostegno al credito. A giugno 2021 i depositi bancari detenuti da famiglie consumatrici e imprese residenti in regione sono cresciuti del 10,7 per cento sui dodici mesi, in decelerazione rispetto alla fine del 2020 (14,6 per cento). La crescita è stata tuttavia più elevata di quella del Nord Est e in linea con quella nazionale.
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