Volkswagen in Germania chiude tre stabilimenti: migliaia di posti a rischio

Giorgio Barbieri
17/09/2010 Dresda, Glaeserne Manufaktur, traduzione letteraria 'fabbrica di vetro' è lo stabilimento Volkswagen, impianto di produzione delle automobili Phaeton , operai al lavoro
17/09/2010 Dresda, Glaeserne Manufaktur, traduzione letteraria 'fabbrica di vetro' è lo stabilimento Volkswagen, impianto di produzione delle automobili Phaeton , operai al lavoro

Dalla Germania arriva una nuovo pesante colpo al settore dell’automotive, la cui crisi sta contagiando da tempo tutta la filiera mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in tutto il Nord Est. I sindacati tedeschi hanno annunciato ieri l’intenzione di Volkswagen di chiudere almeno tre stabilimenti e di tagliare decine di migliaia di posti di lavoro.

A rivelarlo è stata Daniela Cavallo, la donna a capo del Consiglio di fabbrica che ha parlato alla riunione dei dipendenti convocata ieri mattina, aggiungendo che i vertici del maggiore colosso automobilistico europeo «vogliono anche ridimensionare gli altri stabilimenti» e imporre pesanti sforbiciate a orari, stipendi, linee di produzione e turni. Un intervento che «riguarderà tutti gli stabilimenti: nessuno è più al sicuro». Per la Germania si tratta di un fatto epocale: mai infatti dalla sua fondazione, un secolo fa, Volkswagen ha chiuso una fabbrica in territorio tedesco.

Un evento che inevitabilmente avrà inevitabili ripercussioni anche sul tessuto economico del Nord Est, storicamente tra i principali fornitori della Germania. Per le imprese manifatturiero del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia la Germania è un mercato di riferimento.

Solo per il Veneto si parla di poco più di 14 mila imprese, delle quali quasi nove su dieci micro; 44.700 addetti, pari al 2,3% della forza lavoro complessiva della regione: una manciata di numeri utile a pesare il comparto, a fornirli è un recente studio Cna. Oltre metà delle imprese della filiera (52%) sono riconducibili alla riparazione, il 36% al commercio, solo il 3% a produzione e componentistica, ma si tratta in quest’ultimo caso delle imprese più strutturate.

La Germania assorbe poi da sola il 14% delle esportazioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, in settori fondamentali come automotive, agroalimentare, prodotti in metallo, apparecchi elettrici e filiera moda. E l’interscambio delle due regioni con i partner tedeschi è quantificabile in quasi 28 miliardi. Poi ci sono specificità da non trascurare.

Si pensi a province come Verona, che da sola realizza il 38,4% dell’interscambio fra Veneto e Germania, dove ha un peso importante il fatto che nella provincia scaligera hanno sede le consociate italiane delle multinazionali tedesche. Una per tutte: proprio Volkswagen Italia, che a Verona, appunto, fa confluire le vetture da commercializzare nel nostro Paese.

Secondo i dati della Camera di commercio Italo-Germanica nel 2023 il Veneto ha confermato il suo ruolo di area esportatrice per eccellenza ed è una delle regioni con l’interscambio più alto, per un valore monetario di oltre 24 miliardi di euro.

Tra i settori principali, quello dei mezzi di trasporto con 4,8 miliardi, dell’agroalimentare con 3,7 miliardi e quello dei macchinari con 3,2 miliardi. Verona, come già accennato, è la provincia con il peso maggiore, detenendo il 38,4% per un valore di 9,2 miliardi di euro, seguita da Vicenza (18,9%), Padova (17,4%) e Treviso (14,5%). Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia il valore degli scambi con la Germania ammontava nel 2023 a 3,8 miliardi. Qui è Udine ad accaparrarsi metà dell’interscambio regionale, mentre Pordenone si ferma al 32% del totale.

Numeri che ora saranno con ogni probabilità destinati a una forte contrazione. «La notizia sulla probabile chiusura di altri tre stabilimenti Volkswagen e del taglio degli stipendi ci dice quanto abbiamo sbagliato nelle scelte ideologiche nella partita automotive», ha commentato ieri il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini intervenendo all’assemblea dell’Unione Industriali di Torino. «Oggi la questione deve essere come emettere meno Co2, non si può essere obbligati a usare una tecnologia, dobbiamo mettere al centro la neutralità tecnologica. Dobbiamo investire nelle nuove tecnologie e non disperdere quello che sappiamo fare», ha aggiunto il numero uno degli industriali.

E mentre in Italia le imprese tornano a chiedere una revisione del Green Deal, in Germania si devono fare i conti con l’annuncio sulle intenzioni di Volkswagen. «Che l’azienda sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Vw chiarisca», ha detto il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Wolfgang Buechner, «le decisioni sbagliate del management non devono ricadere sui lavoratori e si dovranno mantenere i posti di lavoro». —

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