Zonin: "Con Bpvi ho perso 17 milioni"

Il vicepresidente della casa vinicola Francesco Zonin precisa: non cambieremo nome dopo 41 anni di storia. Oltre 371 mila le azioni Bpvi nella mani della famiglia. Il fronte banca: sull’azione di responsabilità decide Atlante

VICENZA «Per me il nome Zonin è e resterà un valore, è il nostro nome, non lo cambieremo». Francesco Zonin, 41 anni, vicepresidente del gruppo Zonin 1821, spazza via ogni dubbio. Il nome della storica azienda vitivinicola fondata dal'antenato Domenico quasi due secoli fa non si cambia.

Le vicende giudiziarie, legate alla gestione della Popolare di Vicenza, che sta affrontando il papà Gianni, non possono intaccare la storia aziendale. Ieri alla presentazione dei conti del 2015, presso la storica sede di Gambellara (Vicenza), dove lavorano 190 dei 700 dipendenti del gruppo, Francesco Zonin ha parlato anche dei collegamenti con la banca. «Da 30 anni la mia famiglia acquista azioni della Popolare di Vicenza, ha preso parte ai vari aumenti di capitale per un investimento totale di 17 milioni di euro, attraverso acquisti personali, società del gruppo e aziende personali», ha spiegato il manager. In totale sono 371.793 le azioni detenute dagli Zonin, che non hanno preso parte all'ultimo aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro.

«Né io né la mia famiglia abbiamo mai venduto un’azione nel corso degli anni. Ci sono stati dei trasferimenti di azioni tra la Zonin1821 e aziende del nostro gruppo». Altro tema quello dell'esposizione dell'azienda verso la Popolare di Vicenza. «L'esposizione della Zonin 1821 verso le banche è di 41,7 milioni, nei confronti della Popolare di Vicenza è di 30 milioni», ha chiarito Zonin, che dopo la laurea in Bocconi è entrato in azienda, «io ora non sono arrabbiato, sono un imprenditore che cerca di guardare sempre al futuro con ottimismo».

Nel bilancio approvato ieri le azioni dell'istituto vicentino sono in carico a 6,30 euro, la svalutazione a 10 centesimi verrà computata nel bilancio 2016. Intanto l'altra sera si è registrato un cda della Popolare di Vicenza molto teso, in merito alla decisione di varare o meno l'azione di responsabilità nei confronti della passata gestione. La riunione è durata oltre sei ore e ha visto confrontarsi due schieramenti all'interno del consiglio. L'idea è quella di affidare ad uno studio legale esterno una relazione sulla questione. Da valutare ci sono i profili di responsabilità degli ex amministratori e la praticabilità dell'iniziativa. Lunedì ci sarà l'assemblea degli investitori del fondo Atlante per valutare il caso vicentino. Verranno infatti nominati i nove membri del Comitato investitori, che sceglieranno i componenti del nuovo cda della Popolare. Sulla BpVi ieri è intervenuto l'ad di Mediobanca Alberto Nagel, che ha partecipato all'aumento poi fallito con il 5%. «Il fondo Atlante ha diminuito il rischio che un'importante banca finisse in una procedura di bail-in - ha commentato - Noi abbiamo concordato un intervento diverso, coerente con la nostra attività, entrare con equity all'interno di una Ipo che curavamo. Aveva senso per dare un contributo insieme con Atlante per il salvataggio e la stabilizzazione di alcune banche».

Riproduzione riservata © il Nord Est