Il ritorno della battaglia contro il fumo

Se vendere veleno è un reato, allora bisogna concludere che lo Stato commette un reato e ci guadagna. Andrebbe processato per questo? Il mio pensiero è: certamente

Ferdinando CamonFerdinando Camon
Torna la battaglia contro il fumo in Italia
Torna la battaglia contro il fumo in Italia

Riparte la battaglia contro le sigarette.

È una battaglia antica, e ricordo una battuta feroce dei nemici delle sigarette, diceva così: “Comincia dalla prima sigaretta il lento suicidio dei c...i”. Non mi piace l’insulto, ma il concetto è irreprensibile: fumare fa solo male, non dà nessun vantaggio.

C’è chi dice che dà calma, e può darsi, ma questo succede perché fumare è una dipendenza, e quando poi smetti di fumare e sfidi la dipendenza diventi nervoso. Ma il corpo non ha bisogno di fumo. Il fumo è un veleno.

Adesso si fa leva sui costi che il fumo comporta, chi fuma spende e spande, ma se c’è tanta gente che fuma la colpa è anche e soprattutto dello Stato.

Lo Stato ci guadagna sulle sigarette, perché le vende lui e lui solo, in regime di monopolio. Io ricordo ancora quando si viaggiava sui treni pieni di pubblicità delle sigarette, sui treni di proprietà dello Stato, e lo Stato esponeva cartelli pubblicitari in cui si vedeva una donna reclinata languidamente indietro con la sigaretta in bocca, e la didascalia diceva: “Fumare! Prova anche tu”.

Erano i treni degli studenti, cioè degli adolescenti, e lo Stato invitava quei ragazzi a imparare subito a fumare. Così li avvelenava, ma lo Stato ci guadagnava. Diceva, in sostanza: “Morite, ma datemi soldi”. È uno Stato, questo? Le sigarette sono un veleno. E allora possiamo dire che lo Stato vende veleno.

Se vendere veleno è un reato, allora bisogna concludere che lo Stato commette un reato e ci guadagna. Andrebbe processato per questo? Il mio pensiero è: certamente. Anzi, mi domando cosa ci stia a fare la Corte Costituzionale.

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