Bce con il bilancio in perdita? Fa niente, se non insiste

È Francoforte stessa a dirlo nella nota pubblicata nel corso della settimana appena trascorsa. Il quesito è se ci si debba preoccupare o meno.

Francesco Morosini
Simbolo dell’euro davanti alla Bce
Simbolo dell’euro davanti alla Bce

Per la prima volta dalla sua fondazione, che risale al primo giugno 1998, la Banca centrale europea annuncia due anni consecutivi di perdite di bilancio. È Francoforte stessa a dirlo nella nota pubblicata nel corso della settimana appena trascorsa. Il quesito è se ci si debba preoccupare o meno.

La situazione

La situazione, prima di tutto. La Bce per l’esercizio 2024 registra una perdita di bilancio di 7 miliardi e 944 milioni di euro. Il 2023 invece registrava perdite per 7 miliardi e 886 milioni. Il rosso di quest’anno è stato in gran parte assorbito dal Fondo rischi finanziari di Bce medesima. Per ripianare l’esborso si punta sui supposti utili futuri. Se l’Eurotower fosse una normale azienda, già il suo bilancio avrebbe sottolineature negative. Ma le banche centrali sono altra cosa. Nonostante la perdita fin qui accumulata, le apprensioni per quanto accade vanno tenute sotto controllo. Nulla di grave, a patto che si tratti di eventi limitati nel tempo. Tra le conseguenze certe, sappiamo fin d’ora che anche l’Italia, come membro dell’Unione monetaria europea (Ume), subirà un danno fiscale per minori incassi. Questo perché la Bce gira alle banche centrali nazionali i profitti ottenuti dalla propria gestione (derivanti, ad esempio, dalla cessione di euro in cambio di attività finanziarie redditizie) e queste ai rispettivi governi. Redditi che mancano in caso di perdite.

Preoccupazioni se continua

Quanto alle preoccupazioni a cui abbiamo fatto cenno, dipendono dalla durata del fenomeno. Il rischio per la Bce è - almeno per il momento - soprattutto reputazionale. Ma come minimo da questa situazione ci si aspetta qualche effetto inflattivo. Inutile fasciarsi la testa finché la perdita è limitata e condivisa con le altre banche centrali. Paradossalmente, come Francoforte stessa dice in uno scritto del 2023, la lotta all’inflazione «può generare perdite per l’istituto di emissione se la lotta all’inflazione lo porta ad alzare i tassi». E questo, ecco il paradosso, porta «all’aumento degli interessi che le banche centrali dell’Eurosistema pagano alle banche per i loro depositi». Com’è appena avvenuto. Inoltre, nella precedente fase deflattiva (con la recessione causata dalla pandemia) la Bce ha comprato debito pubblico a basso rendimento e a lunga scadenza per sostenere i governi. E ora che i tassi salgono, le attività in bilancio rendono meno delle passività. Altre perdite, ricorda l’Eurotower, dipendono dalla svalutazione di titoli in portafoglio per un calo di valore di mercato.

Le conseguenze possibili

Quali possono essere le conseguenze politiche di tutto questo? Dinnanzi alle perdite di Eurotower, Berlino e i nordici potrebbero avere da ridire contro quegli Stati in disordine fiscale che per reggersi hanno obbligato la Bce a onerose operazioni d’acquisto del loro debito. Se Bce chiudesse di colpo i rubinetti lo spread italico, oggi una “bella addormentata” nel suo portafoglio titoli, esploderebbe. L’incertezza post-elettorale a Berlino potrebbe giocarci qualche scherzo. È vero che pure la Germania ha notevoli difficoltà che la rendono in teoria sì rigorista, ma più prudente. Questo apre a Roma spazi per evitare che la discussione sulle perdite di Bce divenga una contesa suicida per gli equilibri interni all’Unione monetaria, che danneggerebbe soprattutto l’Italia. —

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