A piccoli passi, ma ora la legge Calderoli ripartirà

I prossimi passaggi dell’Autonomia differenziata: una norma sui Livelli essenziali, eventuali intese sulle materie non Lep. Contenta anche Meloni, evita una consultazione che sarebbe stata anche sul governo

Carlo Bertini
Il ministro per le Regioni, Roberto Calderoli, con il testo della legge
Il ministro per le Regioni, Roberto Calderoli, con il testo della legge

Allora, tanto per andare subito alla sostanza politica: anche se il Pd dice che la Consulta ha impedito un referendum su una norma già rasa al suolo, Matteo Salvini invece ha più di un motivo per essere contento.

Perché l’Autonomia ora riparte: con una complicata legge delega sui Livelli essenziali di prestazioni (Lep) tutta da fare, ma riparte. E in più avrà buon gioco il ministro Calderoli a forzare i tempi delle intese con le Regioni sulle materie non soggette ai Lep, proprio ciò che le opposizioni lo pregano di non fare. Segno di una nebbia che di colpo si dirada sopra il Po, con sommo gaudio degli autonomisti.

Giorgia Meloni è di sicuro contenta, perché evitare un referendum sulla sua persona (oltre che sulla legge Calderoli) è un bel colpo di fortuna: le risparmia una faticosa campagna elettorale su un tema che non è il suo, solo per far piacere ad un alleato scomodo, con il rischio di veder cadere il governo in caso di sconfitta. I più sinceri tra i democratici, infatti, rimpiangono l’occasione perduta, come fa l’europarlamentare Matteo Ricci che esclama «peccato per il referendum, perché gli italiani si sarebbero espressi per l’Italia unita, mettendo una pietra tombale sulla legge Calderoli».

E forse anche sul governo: Ricci non lo dice, ma i dem lo pensano tutti che è una grande occasione persa. Di mobilitare il popolo di sinistra e di fare una battaglia, unendo le opposizioni, che si sarebbe rivelata un balsamo per far lievitare un qualunque progetto di alternativa al centrodestra. E invece Pd e 5s devono sopportare i sorrisi di chi, come il questore dell’Udc Antonio De Poli, conferma che «l’autonomia andrà avanti con le opportune modifiche fatte in Parlamento».

Antonio Tajani di sicuro non ride troppo. Perché avrebbe preferito in cuor suo vedere abolita la legge che porta sulle barricate i governatori e l’elettorato del Sud di Forza Italia, piuttosto che dover fare i conti per gli anni a venire con il malcontento della sua base e con un Salvini ringalluzzito oltremodo.

E ancora: la premier è pure molto contenta del fatto che, senza il tema dell’Autonomia, si azzera o quasi la possibilità che gli altri cinque quesiti referendari (tra cui cittadinanza e jobs act) sorpassino le forche caudine del quorum di partecipazione. Insomma il Capitano, i suoi governatori del Nord e i dirigenti hanno di nuovo una buona causa per stringersi intorno al Carroccio, come fecero i lombardi nella battaglia di Legnano vinta su Federico Barbarossa sopra ogni previsione: perché hanno modo di rialzare il loro Vessillo. Fa nulla che la Consulta abbia messo una serie di paletti che rallenteranno la loro marcia di rinascita. L’importante è rialzarsi e procedere con un obiettivo storico da realizzare.

Anche la battaglia per tenersi la presidenza del Veneto ne riceverà nuova linfa: Luca Zaia sarà di nuovo sul proscenio insieme ai governatori del Nord, «questa sentenza – infatti dice – ci consente di lavorare con più serenità, ora bisogna accelerare». Il popolo veneto che votò il referendum per l’autonomia lo sosterrà e sarà più difficile per Fdi strappare dalle mani della Lega la nuova candidatura a governatore.

Quanto al Pd, in fondo a Elly Schlein non dispiacerà troppo non intestarsi un referendum che avrebbe spaccato il Paese, ma ha gioco facile a far dire ai suoi che la sentenza della Consulta suoni come una campana a morto per l’Autonomia. Che invece ripartirà subito in Parlamento, con una legge delega al governo, evitando lo stop di un referendum che avrebbe congelato tutto fino ad aprile.

Certo, per vedere il parto di una legge sui livelli essenziali di prestazioni, cioè i Lep, bisognerà attendere almeno sei mesi, stando a quanto raccontano i costituzionalisti: «Non hanno ammesso il referendum – spiega Stefano Ceccanti del Pd - perché, dopo aver smontato la legge Calderoli, sarebbe stato un plebiscito anomalo per abrogare un articolo della Costituzione, quello sull’autonomia regionale. Ora però bisogna scrivere una delega precisa su ognuna delle singole materie di cui si vogliono scorporare le funzioni». Si capisce che sarà un percorso lungo e faticoso, anche se Calderoli potrà beneficiare del lavoro fatto dalla Commissione sui Lep guidata da Sabino Cassese. Però vanno scritti bene principi e criteri direttivi, nonché le procedure da seguire. E poi per ognuna delle materie Lep bisognerà spiegare cosa si vuole concedere alle regioni e cosa si deve garantire a tutti i cittadini.

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