La democrazia sotto attacco si difende sul territorio
L’importanza degli enti locali e le iniziative per consentire il dialogo capillare tra i cittadini e gli amministratori
La democrazia è sotto attacco. Ma i fenomeni che tutti i giorni abbiamo di fronte a livello “macro”, sul piano nazionale e globale, non devono farci perdere di vista i segnali di crisi che si manifestano a livello “micro”: nelle regioni e nei comuni. È un fronte delicato, cruciale. Proprio perché riguarda le istituzioni più vicine ai cittadini. Ma a loro volta investite dal virus della sfiducia e oggetto di continui attacchi.
I casi di intimidazione, aggressione, violenza nei confronti di sindaci e amministratori locali punteggiano le cronache dal territorio. “Avviso Pubblico”, associazione che riunisce quasi seicento enti locali e Regioni, li censisce, li analizza (e li contrasta) attraverso il suo progetto sugli Amministratori sotto tiro. Anche grazie a tale iniziativa di monitoraggio e sensibilizzazione, la Legge di bilancio ha confermato il fondo (di 6 milioni di euro) destinato agli enti locali per le iniziative a favore della promozione della legalità e degli amministratori che hanno subito minacce.
Per certi versi, e in certe aree, si tratta di un fenomeno tristemente noto. Riflette ancora la forza di poteri “altri” rispetto a quelli dello Stato: il potere delle mafie e della criminalità organizzata. Oggi, però, tende a sconfinare. Intacca aree del Paese che si ritenevano immuni. E si manifesta anche attraverso le azioni di singoli cittadini. Mossi dal risentimento, l’esasperazione, la rabbia.
Diverse misure di un clima sociale grigio e incattivito sono offerte dal rapporto su Gli italiani e lo Stato, curato dal LaPolis dell’Università di Urbino Carlo Bo con Demos e Avviso Pubblico, pubblicato nei giorni scorsi su Repubblica. Sfiducia verso le istituzioni e insoddisfazione per il funzionamento dei servizi pubblici sono sentimenti diffusi: ampiamente maggioritari nell’opinione pubblica. Non risparmiano gli enti locali. E i servizi essenziali nella cui erogazione le istituzioni periferiche sono direttamente coinvolte: la sanità, sotto questo profilo, è il vero nervo scoperto. I dati della stessa indagine ci dicono che quattro persone su dieci ritengono giustificabili, o almeno “comprensibili”, le aggressioni contro amministratori e dipendenti della PA.
A minacciare la democrazia, allora, non sono solo i regimi illiberali che la sfidano dall’esterno e i diversi estremismi che guadagnano terreno nelle elezioni nazionali. Se capovolgiamo la prospettiva, scopriamo come la democrazia debba essere difesa a partire dalla periferia. Dal territorio. Dove i tassi di astensione hanno superato i livelli di guardia e, molto spesso, si fatica a trovare persone disposte a impegnarsi in politica. Dove quei presidi di democrazia che sono le istituzioni locali diventano il primo bersaglio del malessere sociale.
Capovolgere la prospettiva, guardare “dal basso” le sfide che la democrazia si trova di fronte, significa anche scoprire cosa può essere fatto concretamente per invertire tali tendenze. Cosa ciascuno di noi può fare, a partire dal contesto dove si trova a vivere. L’importanza dell’impegno individuale e collettivo, attraverso nuovi gruppi e associazioni già attive sul territorio. Significa (ri)scoprire l’importanza (e la forza) della politica. —
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