I due scenari della guerra commerciale scatenata dai dazi varati dal presidente Trump

L’impatto sul nostro export, se saranno adottate le misure annunciate, sarà certamente significativo: prevista una riduzione delle esportazioni del 16%

Sara Armella
Il presidente Trump
Il presidente Trump

L’annuncio del presidente Trump di introdurre dazi del 25% sui prodotti europei esportati negli Usa, a partire da aprile, segue di pochi giorni la decisione di introdurre dazi del 25% sulle importazioni di alluminio e acciaio europei, a partire dal 12 marzo. L’impatto sul nostro export, se saranno adottate le misure annunciate, sarà certamente significativo: i primi studi pubblicati a livello internazionale prevedono una riduzione delle esportazioni del 16% per le imprese italiane, con un impatto dell’ordine di un punto percentuale per il Pil delle economie più dipendenti dalle esportazioni, come Italia e Germania. Gli scenari che si aprono sono di due livelli diversi.

Stallo dell’Organizzazione del commercio

Da un lato, la politica commerciale e tariffaria rientra nella competenza dell’Unione europea e si attendono contromisure, anche nell’ottica dell’apertura di un tavolo negoziale. Nell’attuale fase di stallo dell’Organizzazione mondiale del commercio, la minaccia di una denuncia e di un giudizio arbitrale non sortiscono un effetto di deterrenza nei confronti degli Stati Uniti. È probabile invece che verranno ripristinati, il primo aprile, una serie di dazi selettivi introdotti durante il primo mandato di Trump e che colpiscono alcuni prodotti bandiera del Made in Usa, come Harley Davidson, jeans Levi’s, whisky bourbon e succo d’arancia.

I dazi di Bruxelles

Si tratta di dazi introdotti da Bruxelles nel 2018 per reazione alle tariffe Usa su alluminio e acciaio; sospesi a seguito di negoziati condotti dall’amministrazione Biden, ora potrebbero essere riattivati e la lista potrebbe essere ampliata. In caso di escalation della guerra commerciale, l’effetto deterrente potrebbe essere la messa in atto del nuovo strumento di anticoercizione della Ue, introdotto nell’ottobre 2023. Mai utilizzato finora, rappresenta uno scudo rispetto alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee. La novità consiste in un ampio arsenale di contromisure a disposizione della Ue, tra cui restrizioni agli scambi di beni e servizi, ai diritti di proprietà intellettuale e agli investimenti esteri diretti. Sarà inoltre possibile imporre limitazioni all'accesso al mercato degli appalti pubblici europei, al mercato dei capitali e all'autorizzazione di prodotti, ai sensi delle norme chimiche e sanitarie.

La reazione del governo italiano

Il secondo livello di reazione dipende dal governo italiano e dal nostro tessuto imprenditoriale, per realizzare un intervento straordinario di diversificazione dei mercati, che richiede una forte regia pubblica. Le nuove barriere tariffarie rappresentano un’escalation protezionistica, che ridisegna la geografia degli scambi internazionali, limitando l’accesso al nostro primo mercato di destinazione al di fuori dell’Unione europea. È necessario uno sforzo eccezionale, analogo a quello realizzato quando, con grande rapidità, abbiamo chiuso le forniture di energia dalla Russia e attivato nuovi canali di approvvigionamento. I dazi di Trump rappresentano anche una spinta alla crescita verso altri mercati, avendo presente che l’Italia è al primo posto per tasso di differenziazione delle merci che esporta e dunque la strategia di proseguire nella politica di espansione verso altri Paesi parte da basi molto forti. Tra le destinazioni in forte crescita per il nostro made in Italy, negli ultimi mesi, si segnalano Emirati Arabi, Arabia Saudita, Turchia, Vietnam e Malesia. —

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