I rischi di affidarsi a Elon Musk
Fa discutere l’accordo per 1,5 miliardi di euro che il governo italiano starebbe per chiudere con Starlink, ramo della società Space X che fornisce satelliti per la comunicazione
Fa discutere, a Roma ma anche in Europa, l’accordo per 1,5 miliardi di euro che il governo italiano starebbe per chiudere con Starlink, ramo della società Space X di Elon Musk che fornisce satelliti per la comunicazione. Una discussione rilevantissima: perché l’arcimiliardario Musk, l’alfiere della destra tecnologica decisamente incurante verso i cardini della democrazia liberale, svolge un ruolo politico di primo piano a fianco di Trump; perché, come e più del redivivo The Donald, il fondatore di Tesla ritiene l’Unione europea un soggetto politico ed economico da piegare agli interessi Usa e, soprattutto, ai propri.
Non si tratta, dunque, di vicende, già di per sé rilevanti, come la stipula di un accordo con un soggetto privato che nel settore è, di fatto, monopolista; o della contropartita “occulta”, che consentirebbe a Starlink di entrare nel mercato italiano e dare copertura globale all’intero territorio nazionale, mettendo fuori gioco gli operatori delle telecomunicazioni terrestri. Bensì di questioni strategiche che attengono nodi come il controllo dei dati, la sicurezza nazionale, la competizione - sempre possibile, anche tra quanti sono oggi alleati -, tra i diversi attori statali e interstatali in scena.
Nessuno mette in discussione che Starlink sia attualmente, grazie alla sua tecnologia innovativa, più efficiente dei concorrenti. Non è questo il punto. Il fatto è che dai satelliti dell’ormai iperpolitico Giano bifronte Musk passerebbero le comunicazioni più delicate per la nostra sicurezza nazionale: comprese quelle militari, dell’intelligence, della diplomazia. Certo, l’accordo potrebbe prevederebbe che i satelliti si limitino a fungere da hardware, da infrastruttura, e che i sistemi di cifratura restino quelli scelti dai governi: ma chi può garantirlo davvero, chi può escludere che non abbiano una “porta” capace di far filtrare quei dati?
In ogni caso, anche se Musk non avesse il nulla osta di sicurezza di massimo livello sui vettori ceduti, può uno Stato dipendere dal controllo di un privato che, potenzialmente, mantiene la possibilità di “spegnere” il sistema? In nome della sbandierata “amicizia” con Mister X, il governo italiano sembra confidare che Musk resti per sempre all’ombra di Trump, che non debordi e si trasformi in una sorta di imperatore della galassia come il Palpatine di Guerre stellari. Fantapolitica? Non proprio, quando si parla di Musk. Su questo terreno, più che confidare, sperare, negli umori di una personalità palesemente egocentrica, è necessario evitare ogni rischio.
Sono gli stessi timori dell’Unione europea - che nel campo delle comunicazioni ha messo in cantiere un’analoga iniziativa, Iris 2, in forte ritardo -, decisamente contraria all’accordo tra Musk e l’Italia. L’intesa vanificherebbe il progetto della nascente tecnologia satellitare continentale, mettendo fine a ogni realistica possibilità di costruire una politica di difesa europea.
In questa partita, dunque, non è solo in gioco lo “speciale” rapporto tra Meloni e Musk - interessato garante della prima, ormai post-bideniana, presso Trump -, ma la stessa possibilità europea di non dipendere totalmente dall’alleato a stelle e strisce. Tanto più mentre la Casa Bianca si popola di ruvidi fautori dell’indebolimento dell’Unione che strizzano l’occhio ai sovranisti della sponda europea dell' Atlantico.
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