L’era illiberale della democrazia
Sembra ormai dimenticato che democrazia non vuol dire “dispotismo della maggioranza”, ma controllo e limitazione del potere anche quando legittimamente conquistato con libere elezioni

È ormai in corso una autentica metamorfosi della liberal-democrazia, che ha sinora costituito il fondamento stesso dell’assetto politico-istituzionale di tutti gli Stati occidentali. Succede anche in Europa, vedi Viktor Orbań e i suoi amici della destra-destra, che stanno pure qui da noi. Ma è dagli Usa di Trump che il contagio si spargerà nell’intero Occidente.
Il mantra degli artefici della metamorfosi è sempre il medesimo: siamo stati eletti dal popolo! Quindi a noi tutto è permesso.
Se è per quello, anche Adolf Hitler è andato al potere nel ’33 perché eletto dal popolo, ma sappiamo come è poi tragicamente finita la democrazia in Germania ad opera di quel signore “eletto dal popolo”.
Il successo elettorale è condizione necessaria per la democrazia, ma nient’affatto sufficiente il contesto in cui si svolgono le elezioni deve assicurare una informazione libera, cioè non etero-guidata, come invece ormai sta avvenendo sempre più frequentemente attraverso l’uso massiccio dei social media.
Oggi bastano ondate di fake news ben costruite per indirizzare il risultato verso l’esito voluto. JD Vance vicepresidente Usa è venuto a dare lezioni di democrazia all’Europa.
Le istituzioni europee “si nascondono dietro parole da epoca sovietica come disinformazione”, ha affermato, facendosi beffe delle legittime (e fondate) preoccupazioni che le elezioni avvengono senza interferenze esterne (russe, a quanto pare): vedi cosa accaduto in Georgia, in Moldova, e come si preparava in Romania. Ma in questo caso sembra sia stata sventata l’operazione, e ciò fa gridare JD Vance ed Elon Musk (ma, udite, udite! anche Putin…) alla “fine della democrazia” in Occidente…
Sembra ormai dimenticato che democrazia non vuol dire “dispotismo della maggioranza”, ma controllo e limitazione del potere anche quando legittimamente conquistato con libere elezioni.
È stato per la prima volta quasi duecento anni fa uno dei maestri del pensiero liberale europeo, Alexis de Tocqueville, con il suo capolavoro De la démocratie en Amérique, a denunciare il rischio di questa forma di “dispotismo”, dopo un lungo viaggio negli Usa. “Democrazia” non vuol dire fare piazza pulita del sistema di “checks and balances” di cui vive la liberal-democrazia, come invece sta facendo l’ “ecosistema Trump”, con il Project 2025 della Heritage Foundation che scardina dalle fondamenta l’Amministrazione Pubblica statunitense, licenziando funzionari (ma anche alti gradi militari…) perché non abbastanza “fedeli” a Donald Trump… Che irride allegramente alle leggi dello Stato perché “He who saves his Country does not violate any Law”, anche se ha dato l’assalto a Capitol Hill… verrebbe da dire. E se ne infischia dei conflitti di interesse che sono all’ordine del giorno negli Usa di Trump (con il medesimo in prima fila…) dove non ci si preoccupa più di tenere ben separate politica e business. E via di questo passo, violando libertà e diritti faticosamente conquistati dalla civiltà occidentale, eliminando i giornalisti scomodi come quelli dell’Associated Press dalle conferenze stampa, minacciando una Magistratura indipendente perché la separazione dei poteri, cardine della liberal-democrazia, non può ostacolare l’ “eletto dal popolo”. Che diventa così l’ “unto dal Signore”.
Siamo entrati nell’era della “democrazia illiberale” nata dallo “svuotamento dall’interno” della liberal-democrazia, l’unica autentica forma di democrazia. Non sarà facile uscirne. Solo un risveglio morale, un sussulto di dignità in nome del valore supremo della libertà, ci potrà salvare.
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