In Italia troppi morti sulle strade: giusto inasprire le sanzioni

Nel nostro Paese numeri tra i più alti d’Europa, e gli incidenti sono la prima causa di decesso tra i giovani. Corretto essere severi, ma serve certezza della pena

Gianpiero Dalla Zuanna
I carabinieri impegnati in alcuni controlli notturni
I carabinieri impegnati in alcuni controlli notturni

È entrato in vigore nei giorni scorsi il nuovo Codice della Strada, dopo anni e anni di discussione (era in Commissione Trasporti quando ero in Senato, nella legislatura 2013-2018). Ogni automobilista, motociclista, ciclista, pedone, conducente di monopattino ha qualcosa da ridire, e vedremo quale sarà l’efficacia delle nuove norme: se saranno davvero in grado di diminuire gli incidenti, imporre più disciplina al volante, fluidificare il traffico, eccetera.

Domande e risposte sul nuovo codice della strada: quello che c’è da sapere
La redazione
Alcuni controlli della polizia in autostrada

Ci sono tuttavia alcuni punti fermi che non dovrebbero essere ignorati. Primo: l’Italia è uno dei Paesi europei con la più alta mortalità per incidenti stradali: secondo il report Istat-Aci, nel 2022 sono morte sull’asfalto nove persone al giorno, tremila e trecento in complesso. Secondo: fra i giovani e i giovani-adulti, specialmente fra i maschi, gli incidenti stradali sono una delle maggiori cause di morte.

Terzo: le cause di questi incidenti sono – nell’ordine – la distrazione, il mancato rispetto delle precedenze e l’alta velocità, e spesso queste tre cause si assommano nello stesso incidente.Quarto: la distrazione è dovuta in un caso su quattro all’uso dei cellulari, e in molte altre occasione alla guida in stato alterato, per alcol e droga.

Infine, una considerazione che fa riflettere: in gran parte dei casi il deceduto non è chi ha violato il codice, bensì una vittima incolpevole.

Alla luce di questi numeri, sono quindi benvenute sia sanzioni inasprite contro chi si distrae alla guida, corre troppo, non rispetta le precedenze, guida in stato alterato, sia gli obblighi di maggior protezione per chi rischio di essere colpito dalle violazioni altrui, come l’obbligo di caschetto per chi corre in monopattino: io avrei imposto l’obbligo anche per chi va in bicicletta, perché ogni anno sono 200 i ciclisti che muoiono nelle strade italiane. Mi sembra molto efficace anche la sospensione immediata della patente per qualche settimana e mese, un deterrente – a mio avviso – assai più efficace di una semplice multa oppure del taglio di punti sulla patente.

Certo, qualsiasi sanzione, per quanto inasprita, è inutile se non c’è “certezza della pena”: chi vìola le norme dovrebbe avere un’altra probabilità di venire sanzionato. Basta osservare per qualche minuto il via vai in una strada trafficata del centro di una qualsiasi delle nostre città del Nord Est d’Italia, al buio, per vedere che solo un numero minimo di biciclette ha le luci e i fanalini regolamentari, ed è rarissimo che questi ciclisti vengano multati.

Una mia amica, in pista ciclabile in Germania, in una strada deserta, correva in bici la notte senza luci: è stata fermata, ha dovuto pagare una multa salata, e da allora la sua bici è sempre illuminata a dovere.

Infine, è necessario darci tutti «una calmata»: come ha detto in un’intervista il sindaco di un popoloso centro nordestino, a proposito della presunta irregolarità delle multe erogate dagli autovelox del Comune, l’unico modo sicuro per non prendere le multe è rispettare i limiti di velocità e tutte le altre regole del Codice. Facciamolo tutti, e vivremo tutti meglio. 

Riproduzione riservata © il Nord Est