L’Italia che rilascia il libico Almasri: una resa che umilia il diritto
Ci sono molte cose che non tornano in questa vicenda, o forse si capiscono troppo bene. Prima di tutto il motivo della scarcerazione. Le altre inquietanti ipotesi
Najeem Osama Habish Almasri, capo della polizia giudiziaria libica e responsabile del carcere Mitiga di Tripoli, in cella a Torino in esecuzione di un mandato d’arresto della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, è stato liberato. Anzi, rimpatriato a Tripoli su un volo organizzato per lui dal governo italiano.
I lati oscuri
Ci sono molte cose che non tornano in questa vicenda, o forse si capiscono troppo bene. Prima di tutto il motivo della scarcerazione: la decisione della Corte d’Appello di Roma che l’arresto fosse illegittimo «perché il ministero della Giustizia non era stato preventivamente informato», ma questo contrasta con quanto detto dallo stesso Nordio, tanto al corrente da avere dichiarato di stare valutando come agire. Poi la sequenza degli eventi: scarcerazione immediata, subito dopo espulsione da parte del Viminale, rapida partenza. Su un volo ad personam, che gli ha permesso di essere accolto a Tripoli con manifestazioni di giubilo. Se tutte le persone provenienti dalla Libia e respinte fossero trattate come quel criminale…
Caso diverso da Abedini
Siamo di fronte a un caso diverso da quello dell’iraniano Mohammad Abedini, arrestato per un’accusa statunitense di terrorismo e lui pure scarcerato sulla base della forzata interpretazione di una norma. Là si trattava di un vero scambio, per liberare una giornalista italiana tenuta in ostaggio a Teheran: operazione giuridicamente discutibile, ma almeno motivata dalla volontà di salvare una persona. Qui si sopprime di fatto il dovere dell’Italia di attuare i mandati della Cpi, ed è un precedente gravissimo: d’ora in poi altri accusati di crimini contro l’umanità, a iniziare da Putin e Netanyahu, potranno aspettarsi nel nostro Paese l’impunità, sulla base di qualche simile trovata giudiziaria.
Scelta affrettata
Come si spiega questa scelta così affrettata e pretestuosa, di giudici e governo? C’è da essere sicuri che il governo libico, di cui il criminale scarcerato è di fatto un esponente, abbia minacciato di riversare sulle nostre coste tanti migranti per ora “trattenuti”, coi metodi dell’aguzzino Almasri, della loro cosiddetta Guardia costiera, dei guardiani di lager, e forse se n’è avuto un primo segno nell’aumento di flussi in questi giorni. È stata anche fatta un’ipotesi altrettanto inquietante: che il detenuto libico potesse rivelare, sugli accordi tra lo Stato italiano e il suo Paese, informazioni che devono essere taciute. A ricordarci che la politica anti-migrazioni di questo governo e di governi precedenti ci ha resi ostaggio di coloro che comandano un Paese senza legge.
Una cosa è certa: questa vicenda, in tutti i suoi aspetti, è un’umiliazione. Per le regole di uno Stato di diritto. Per i nostri simili calpestati da forze arbitrarie e violente: quelli che la legislazione internazionale sui crimini contro l’umanità cerca di difendere. E per un Paese, il nostro, che parla molto di sovranità e cede, senza pudore, al ricatto di regimi criminali. —
Riproduzione riservata © il Nord Est