La zavorra del consenso pesa sul nostro Fisco

Governi di ogni colore continuano ad alimentare l’evasione cercando voti facili. E l’ennesima rottamazione di cartelle fiscali cavalcata dalla Lega ne è la conferma

Francesco Jori
La conferenza stampa della Lega alla Camera sulla nuova proposta di legge per la rottamazione delle cartelle fiscali
La conferenza stampa della Lega alla Camera sulla nuova proposta di legge per la rottamazione delle cartelle fiscali

Evadete fratres, e sarete condonati. Si pone in sintonia col Giubileo, l’ennesima rottamazione delle cartelle fiscali cavalcata dalla Lega: garantisce l’indulgenza plenaria.

Pagare il dovuto in dieci anni, senza interessi e senza sanzioni, è un’autentica assoluzione di massa; che oltretutto non garantisce l’obiettivo vero, recuperare almeno in parte consistente il colossale credito inevaso dello Stato di 1.275 miliardi di tasse non pagate; delle quali finora ne sono rientrati 4 e mezzo. Peggio: rappresenta un incentivo a perseverare, frodando il fisco; tanto prima o poi arriva la remissione dei peccati. Senza nemmeno dover recitare la penitenza: le ultime rottamazioni dal 2016 a oggi hanno fruttato l’incasso di 18 miliardi sui 54 previsti. Un risicato terzo.

Diciamolo fuori dai denti: siamo un popolo di evasori seriali. Le cifre segnalano che un contribuente su quattro paga tre quarti di tutta l’Irpef; che il 75 per cento degli italiani dichiara di guadagnare meno di 29mila euro lordi l’anno; che solo poco più della metà presentano una dichiarazione dei redditi positiva, mentre gli altri vivono in teoria di assistenza altrui.

Come segnala l’Osservatorio sulla spesa pubblica e le entrate, gran parte degli italiani paga così poche tasse o non ne paga affatto, da risultare totalmente a carico della collettività. Alle cui risorse peraltro gli evasori continuano ad attingere ogni giorno per usufruire di cure sanitarie, scuola, trasporti, sicurezza.

Ne risulta un’autentica Bengodi fiscale, in cui legioni di parassiti campano a spese dei fessi che pagano, o perché ci credono o perché comunque devono essendo tassati alla fonte: tanto, sono sicuri di risultare impuniti. Ma in tal modo si innesca una grande abbuffata, quantificata dai 1.275 miliardi non versati allo Stato (70 in Veneto, 14 in Friuli Venezia Giulia); un terzo dei quali oltretutto è già passato in cavalleria, essendo crediti non più esigibili.

Un Himalaya di risorse pubbliche perdute, che pesano per ciascun italiano, neonati compresi, per 21.500 euro a testa. Lungi dal cercare di reprimere questa deriva, una politica in cerca di consensi gratuiti continua a incrementarla, con governi di ogni colore; avendo cura di evitare la scivolosa parola “condono” per sostituirla con ipocriti giri di parole, da rottamazione delle cartelle a scudo fiscale, financo a “voluntary desclosure”; fino ad arrivare a inventarsi perfino la lotteria degli scontrini.

Solo che in questo modo il fenomeno ha ormai assunto dimensioni patologiche: quella che dovrebbe rappresentare una misura straordinaria è diventata la regola; con l’effetto perverso di mandare ai contribuenti il messaggio che pagare in ritardo o non pagare del tutto conviene, e come.

La vera alternativa sarebbe quella di una radicale riforma fiscale, con una drastica semplificazione delle regole (basta chiedere al riguardo a un qualsiasi commercialista in quale giungla debba muoversi…), e con un sistema in cui il rispetto delle regole venga incentivato e premiato.

Pura utopia di cui si discute a vuoto da decenni; continuando per contro a solleticare l’unico versante in cui gli italiani esercitano la virtù dell’umiltà, come ironizzava Giulio Andreotti: la denuncia dei redditi. —

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