Un attore e la verità su Mussolini
La “verità” che uno predica da vivo si vede da come muore. Se ci crede, muore seguendo la sua verità. Se la tradisce, non ci credeva. Avete presente «Armiamoci e partite»?
L’attore Luca Marinelli, che ha appena interpretato il ruolo di Benito Mussolini in una saga televisiva, dice che recitandolo si rendeva conto che Mussolini era un bugiardo, faceva dichiarazioni da megalomane, ma non ci credeva. Voleva apparire imponente e autorevole, ma era tronfio e bolso, e alla fin fine ridicolo. Voleva apparire furbo e decisionista, invece era ingenuo e improvvisatore. Voleva apparire padrone del secolo, ma era un perdente nato.
Dove si sommano tutte queste incapacità e questi fallimenti? Nella morte: ha fatto una morte meschina, tremebonda, fuggendo, nascosto, camuffato, come un caporale disertore. Un grande ha grandezza anche nella sconfitta, Mussolini nella sconfitta si mostra piccolo, spaventato, patetico. Goebbels ha fatto una fine terribile e spaventevole, è morto con tutta la sua famiglia, sua moglie ha ucciso i sei figli avvelenandoli uno per uno. Mussolini ha fatto una fine meschina, umiliata, vergognosa.
Su quella fine è stato inventato un motto sarcastico, ma rivelativo, che dice così: «Armiamoci e partite». Con quella morte, Mussolini dice ai suoi seguaci: «Voi morite, è un ordine, io intanto scappo».
Anche il re voleva scappare, e dicono che lo faceva per orgoglio istituzionale, voleva salvare la stirpe. Ho sempre sognato, e sogno ancora, che re e duce fossero processati e condannati e fucilati in base alle leggi anti-disertori che loro stessi avevano promulgato, mi sarebbe piaciuto vederli in piedi davanti al plotone d’esecuzione, mentre il comandante del plotone recita la formula: «Maestà, in nome di Sua Maestà siete passato per le armi».
Sarebbe stata la formula giusta. Mezza Italia era invasa dal nemico, e il re scappava per rifugiarsi proprio in quella metà? Mussolini scappava nascosto in un camion tedesco, vestito da soldato tedesco, con la testa insaccata dentro il bavero, gli occhi socchiusi in un finto sonno, e non rispondeva ai partigiani che controllavano il camion e lo chiamavano.
Dicevano «Duce», ma lui zitto. «Eccellenza», ma lui zitto. Finché dissero «Benito Mussolini» e allora lui aprì gli occhi spaventati.
È facile comandare e mandare a morire, è difficilissimo morire. Io credo che questo ragionamento valga anche per il generale Luigi Cadorna. Avrebbe mandato i suoi soldati, Cadorna, a morire in quei demenziali assalti da sotto in su, contro le trincee nemiche, col petto nudo offerto alle mitragliatrici, se tra i suoi soldati ci fosse stato un suo figlio? un fratello?
C’è un piccolo (piccolo, ma c’è) revival di Mussolini, sono appena stato alla sua tomba e ho visto le scritte dei suoi seguaci che lo invocano: «Duce, comanda!». Ma Cristo santo, è scappato come un vigliacco, cosa volete che comandi?
La “verità” che uno predica da vivo si vede da come muore. Se ci crede, muore seguendo la sua verità. Se la tradisce, non ci credeva. Basta interpretare Mussolini per rendersi conto che non credeva a quel che diceva. Mentiva a tutti, ma soprattutto a sé stesso. Interpretandolo, l’attore Luca Marinelli lo capisce a fondo, anche negli aspetti che lui voleva tener nascosti. —
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