Meloni Trump, il rapporto privilegiato che incrina la Ue
L’Unione Europea è fondata su Trattati e codici di comportamento. I lupi solitari raccolgono consensi magri nelle istituzioni comunitarie e nelle cancellerie a cui fanno riferimento. Cosa sta accadendo
Giorgia Meloni ha davvero «preso d’assalto l’Europa?». Ora che lo ha detto Donald Trump, una parte dell’opinione pubblica penserà che sia vero. Tuttavia, per essere sicuri, bisognerebbe capire cosa intendesse davvero il presidente eletto degli Stati Uniti, perché «taking by storm» può implicare «aver conquistato» qualcosa o, anche, «aver fatto il botto». Cosa vera, quest’ultima, perché la premier italiana è uno dei pochi politici stabili del Vecchio continente, una leader forte che interpreta il suo ruolo con determinazione e spregiudicatezza.
Che poi abbia posto un assedio all’Unione è un concetto che facilmente travalica le intenzioni della diretta interessata, certo conscia che Roma ha un bisogno vitale del club di Bruxelles (vedi Pnrr) e può permettersi di tirare la corda solo sino a un certo punto. The Donald a questo non bada: la visione di un’America forte richiede una breccia nel castello dei rivali comunitari del quale, con la missione a Mar-a-Lago, la Sorella d’Italia potrebbe avergli dato una chiave.
L’Ue è fondata su Trattati e codici di comportamento. I lupi solitari raccolgono consensi magri nelle istituzioni comunitarie e nelle cancellerie a cui fanno riferimento. Il blitz meloniano in Florida ha irritato chi legge nel viaggio un tentativo di mettersi al vento trumpiano in una fase economica e geopolitica difficile, senza peraltro considerare che l’imprevedibile tycoon è pronto a tutto purché sia nei suoi diretti interessi. Roma può sembrare a Washington una utile quinta colonna, soprattutto se non avrà piena consapevolezza di quanto pericoloso possa essere l’abbraccio dell’amico americano.
La scusa l’ha fornita il caso di Cecilia Sala, che va maneggiato con cura e senza indecisioni. Il volo negli States alimenta però riflessioni su una missione così segreta. Fonti diplomatiche si chiedono se l’Italia non voglia rinunciare all’ombrello europeo per un rapporto bilaterale che, per dirne una, potrebbe essere mirato a evitare brutti colpi con i dazi. La mossa mina la credibilità di prospettiva di un governo che – si ricorda – nei confronti di Ursula von der Leyen è riuscito a astenersi, votare contro e poi a favore. Se il dc Friedrich Merz, uno che auspica una nuova intesa commerciale Usa-Ue, diventerà cancelliere tedesco, come dialogherà con un Paese che ama ballare da solo?
L’Europa chiede agli Stati di fare la forza con l’Unione. Rompere il fronte ha sempre delle ricadute. Un esempio? L’agenzia Bloomberg scrive che l’Italia è in trattative avanzate con Space X per un accordo satellitare da 1,5 miliardi. Palazzo Chigi ha smentito, Musk no. A Bruxelles si sono innervositi, se non altro poiché l’Ue finanzia, coi soldi dei contribuenti, una costellazione autonoma da 290 vettori spaziali (Iris²). Intendersi con gli americani tradirebbe i patti e minaccerebbe la sicurezza dei cittadini.
È possibile che Giorgia Meloni pensi soprattutto al fronte interno, a emergere per consolidarsi nella maggioranza inquieta di una Repubblica vieppiù euroscettica. Se fosse così, candidarsi a interlocutore privilegiato per Trump sarebbe ancora più azzardato. Perché The Donald, alla bisogna, non ci metterebbe nulla a trascurare questa «fantastica donna» che ama dimenticare di far parte di una comunità di Stati sovrani e democratici che potrebbero essere tentati di imitarlo. Facendo male a lei e a tutti gli italiani.
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