Musk, il visionario degli eccessi
Nato democratico, è diventato grande elettore di Trump. Padre di 11 figli, divorziato due volte, fonda OpenAi e sogna Marte
Non ci facciamo davvero mancare nulla. Adesso c’è anche l’uomo più ricco del mondo, futuro colonizzatore dello spazio ed eminenza grigia di Trump, che interviene nelle risse italiane fra politica e magistratura, che appaiono marziane ai noi autoctoni, figuriamoci a chi su Marte prima o poi ci andrà davvero.
Eppure eccolo lì, Elon Musk, straparlare su X, il fu Twitter di sua proprietà, delle malefatte dei giudici italiani e, non contento, chiedersi e chiedere ad alcuni miliardi di persone se l’Italia sia una democrazia o un’autocrazia.
Così è dovuto intervenire Sergio Mattarella, che Dio ce lo conservi, per spiegare che l’Italia sa badare a sé stessa, e qui è forse un po’ ottimista, e che per il momento c’è ancora una Costituzione in vigore.
Tradotto: Musk, fatti i giudici tuoi (il tutto nel silenzio assoluto, naturalmente, del nostro governo nazionalsovranista, a parte l’ala dadaista cioè Matteo Salvini che si è invece affrettato a dire che Musk ha ragione, prova definitiva che ha torto).
Ora, sarebbe abbastanza facile descrivere Musk come una macchietta, personaggio pittoresco, a metà strada fra il miliardario eccentrico e l’inventore folle: a noi diversamente giovani, chissà perché, viene in mente Spennacchiotto, lo scienziato avversario di Superpippo e Paperinik (Archimede Pitagorico è invece troppo austero o troppo distratto per essere Musk).
Oddio, un po’ pittoresco Musk lo è; macchietta, di certo no. Non bisogna mai sottovalutare i visionari, men che meno quelli che hanno dimostrato di saper trasformare le loro visoni in realtà. Musk non è uscito dalla fantasia di un Jules Verne in versione 2.0, ma è una potenza planetaria. Intanto perché, con un patrimonio che Forbes stima a 318 miliardi di dollari, risulta essere l’uomo più ricco del mondo. E poi perché, se Trump ha vinto, è anche merito, o colpa, dipende dai punti di vista, di Musk, dei suoi endorsement, delle sue colossali donazioni, delle fake news generosamente dispensate da X.
Ne sarà ricompensato con la nomina alla testa del Doge, acronimo di Departement of Governative Efficency, la nuova agenzia federale che si occuperà di controllare e tagliare le spese delle altre, insomma una specie di superministro alla spending review, quella che in Italia è come l’araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Ma è chiaro che la sua influenza sulla nuova amministrazione, quindi sugli Usa, quindi sul mondo, sarà ben più rilevante di quanto comporti l’incarico.
E dire che Musk nasce democratico. Molte delle sue innumerevoli imprese hanno motivazioni ecologiche e di sostenibilità ambientale, come Tesla, auto elettriche, SolarCity, fotovoltaico, la Boring company, tunnel sotterranei antitraffico, e Hyperloop, il misterioso sistema di trasporto alternativo a tutti gli altri che permetterebbe di andare da San Francisco a Los Angeles in 35 minuti (a patto di non essere gestito da Trenitalia).
Anche la conquista di Marte, che dovrebbe essere realizzata grazie a un’altra società di Musk, la SpaceX per il trasporto interplanetario di massa, nasce dalla necessità di disporre di una terra di riserva quando avremo definitivamente devastato la nostra.
Ma Musk è anche l’uomo che ha inventato X.com, poi diventata PayPal, il fondatore di OpenAi che sviluppa l’intelligenza artificiale, e di Neuralink che lavora sulle neurotecnologie. Imprenditore del ramo futuro.
Perché sia diventato grande elettore di Trump resta quindi controverso, anche se da buon ultraliberista si oppone all’intervento pubblico nell’economia in generale e in particolare alla tassazione dei grandi patrimoni, tipo il suo.
X è diventato così il social della propaganda populista, schierato contro l’ideologia woke, la correttezza politica, i media tradizionali, l’immigrazione, le élite progressiste o solo pensanti e via col vento trumpista.
Nemmeno nella vita personale Musk sembra molto in linea con la destra religiosa americana, e figuriamoci con i Dio-Patria-Famiglia nostrani. Ha sì undici figli, quindi si è dato da fare per combattere la denatalità. Però li ha fatti con donne diverse, ha divorziato due volte (e in un’occasione, ha risposato la stessa moglie salvo poi ridivorziare) e alcuni sono nati da madri surrogate, commettendo quindi quello che per una recente legge italiana è un reato universale.
Quando si presentò alla festa di Atreju 2023 per parlare di natalità, nessuno glielo fece notare: per i Meloni e i suoi fratelli la Gpa è reato solo per alcuni.
Non meno grave, per noi laici, la scelta dei nomi per gli eredi: uno si chiama X AE A X-II, neanche fosse un robottino di Star Wars; l’ultimo, Techno Mechanicus detto Tau (si consoleranno col fatto di non avere problemi economici).
Una figlia transgender, Vivian Jenna, in precedenza Xavier, ha rotto con il padre e cambiato cognome. Vicende familiari a parte, il curriculum di Musk è strabiliante. Gli mancava solo di affrontare il nodo dei rapporti fra politica e giustizia in Italia: detto e (stra)fatto.
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