Perché volano le criptovalute
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca può indurre a una svolta in Europa, quantomeno a causa del timore di essere tagliati fuori da questa innovazione tecnologico/finanziaria
L’industria finanziaria delle criptovalute stappa lo champagne per la vittoria elettorale di Donald Trump. Il motivo è semplice. Diversamente dal primo mandato, ora il futuro presidente Usa guarda con occhio benevolo la valuta digitale, forma d’investimento basata sulla crittografia e più in particolare sulla tecnologia della blockchain, che ne impedisce la contraffazione e la duplicazione e garantisce che il loro possessore sia unico. Tipicamente le criptovalute non sono emesse né regolate da alcuna autorità centrale, a differenza delle monete tradizionali. E negli ultimi anni, con sbalzi in alcuni casi impressionanti, hanno rappresentato uno strumento speculativo che, alternativamente, ha regalato gioie oppure ha inflitto dolorosissime perdite a chi ci ha provato.
Con la vittoria di Trump il valore del Bitcoin, sorta di “patriarca” del settore, ha preso il volo: ieri sfiorava gli 80 mila dollari. In logica aziendale, i dollari investiti in campagna elettorale sul candidato Trump hanno avuto un ottimo ritorno. Stesso discorso per le azioni delle società del settore. Invece il Vecchio continente sulle criptovalute rimane molto cauto, governo italiano compreso. Tuttavia il ritorno di The Donald alla Casa Bianca può indurre a una svolta in Europa, quantomeno a causa del timore di essere tagliati fuori da questa innovazione tecnologico/finanziaria.
Se la cripto deregulation ora è al governo in Usa lo sarà anche in Europa? Vedremo.Però, la prudenza europea ha comunque senso. Opinione condivisa pure da Gary Gensler, ancora capo della Security and Exchange Commission, la Consob statunitense, in attesa che la nuova amministrazione gli dica di fare le valige. Resta inteso che la finanza, pur necessaria allo sviluppo economico, fa rima con rischio. Lo ricorda proprio negli States la bancarotta del novembre 2022 di Ftx, servizio di compravendita di criptovalute. La conseguente fuga degli investitori fu accompagnata da enormi perdite.
Intanto politicamente merita notare l’apparizione oltreoceano di un novello blocco elettorale (anticipa l’Europa?): i possessori di criptovalute. Ora più attratti dal sogno (trumpiano) di guadagno che da regole. Nondimeno, con le innovazioni tecnologiche, sempre con aspetti positivi e negativi, bisogna fare i conti. Specie se sostenute dalla forza traente della Casa Bianca. Il mondo delle criptovalute, al di là delle fascinazioni da “moneta mistica” prodotte di strategie di marketing finanziario, è un mondo che include strumenti finanziari diversi. Alcuni, come il Bitcoin, sono più investimenti speculativi che di moneta; altri invece puntano a fare concorrenza nei pagamenti a bancomat (depositi bancari) e carte di credito.
Qui c’è un punto delicato sottolineato dal Legislatore europeo e italiano: questi strumenti, per svolgere la loro funzione nei pagamenti, devono avere poche oscillazioni di valore ed essere liquidi, tramutabili in euro a pari valore, essere solvibili. Per caratteristiche proprie è impossibile al 100%; quindi il rischio c’è. Insomma, per funzionare dovrebbero - almeno in via di principio - garantire in valuta “vera” (euro) i prodotti collocati nel mercato dell’Unione monetaria. Di qui l’intervento del Legislatore. Il motivo è che si è davanti a una rivoluzione che, specie per questi ultimi tipi di cripto asset, richiede la tutela del risparmiatore.
Da Washington il vento delle criptovalute sarà forte e con minori i vincoli per liberare, secondo il canone liberista, energie creative. All’opposto tuttora in Europa l’attenzione, prima che per l’innovazione, è per la stabilità finanziaria. Anche questo sarà un banco di prova dei rapporti euroatlantici.
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