Perché l’Unione europea deve difendere Mattarella dalla propaganda russa

Il nostro presidente della Repubblica è diventato il destinatario di ripetuti attacchi da parte dei sostenitori del Cremlino

Massimiliano Panarari

Dalla Russia con furore e odio. Contro il nostro presidente della Repubblica Mattarella il quale, dopo avere coraggiosamente detto la verità (il parallelismo fra l’autocrazia di Vladimir Putin e il Terzo Reich), è diventato il destinatario di ripetuti attacchi da parte dei cortigiani del Cremlino.

Ora sono arrivati alle intimidazioni a pieno titolo, affermando in maniera stentorea che le parole del nostro Capo dello Stato «avranno conseguenze». A minacciare è, di nuovo, quella “campionessa della verità” (e pure del “buongusto” in materia di vestiario e stile) di Maria Zakharova, l’«ineffabile» portavoce del ministero degli Esteri che in questi anni, oltre a sfoggiare robuste e narcisistiche gallery di foto trash sui suoi indumenti, abbiamo soprattutto visto intenta a negare ogni evidenza e dato di fatto per presentare il regime da cui è riccamente stipendiata quale sedicente “vittima” (dell’Occidente e dell’Ucraina).

Gli insulti vergognosi e le dichiarazioni scomposte e irricevibili dei propagandisti putinisti contro Sergio Mattarella segnalano, così, il tenore autentico e la visione del mondo di questa dittatura che, malauguratamente, esercita un’inconsulta fascinazione presso vari settori della nostra opinione pubblica.

Dei killer verbali, pertanto, oltre che effettivi come avviene da anni sul territorio ucraino. E la disinformazione – quella orizzontalizzata delle piattaforme social, delle fabbriche dei troll, della retorica antisistema – di cui si avvalgono sotto le forme della black propaganda (o propaganda occulta) si affianca adesso all’aggressione diretta nei riguardi del nostro Presidente, che ha ispirato i suoi mandati alla difesa della Costituzione repubblicana all’interno e alla fedeltà all’atlantismo all’estero.

Quest’ultimo sempre fermamente declinato secondo la visione dell’ordinamento liberale internazionale e della protezione dei diritti umani nel contesto globale. Un chiaro segnale, al tempo stesso, di nervosismo e di viltà da parte del Cremlino, che pure si sente il vento in poppa per il ritorno al potere di Donald Trump, il cui “manifesto” di politica internazionale è stato recitato nei giorni scorsi dal vicepresidente J.D. Vance a Monaco.

E una testimonianza di quanto in questa Unione europea in difficoltà Mattarella (figlio di quella cultura del cattolicesimo politico democratico che è stata una delle radici dell’europeismo) rappresenti per l’appunto una figura chiave, da difendere senza se e senza ma. Dunque, il comunicato del governo Meloni in tal senso, oltre che doveroso, risulta apprezzabile sullo sfondo di quello scenario di allineamento al trumpismo e di apprezzamento a destra per il modello dell’«uomo forte» di fronte a cui Mattarella interpreta invece il paradigma della leadership discreta ma ferma e al servizio dei valori democratici.

E, al proposito, va letta con attenzione l’intervista al Foglio di Marina Berlusconi – che è sempre stata in sintonia col capo dello Stato –, dalla quale emerge una posizione di centrodestra decisamente europeista e pro-Ucraina che potrebbe solo fare del bene alla maggioranza. Mentre, per contro, Giuseppe Conte, come abbiamo appreso ieri senza stupircene affatto, «non avrebbe evocato il nazismo» a proposito di Putin...

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