Trump, il conquistatore di Canada e Groenlandia

Lo scioglimento dei ghiacci apre nuove vie di trasporto: la sfida alla Russia e alla Cina. Dietro le sparate sull’annessione le mire sulla rotta artica e un messaggio ai fan più accesi

Peppino Ortoleva
Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti d’America: il 20 gennaio sarà il giorno dell’insediamento ufficiale alla Casa Bianca
Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti d’America: il 20 gennaio sarà il giorno dell’insediamento ufficiale alla Casa Bianca

Pochissimo prima di entrare in carica, il presidente eletto americano ha dichiarato il suo intento di annettere, con le buone o con le cattive (ha detto esplicitamente di non escludere l’uso della forza), la Groenlandia che attualmente è “nazione costitutiva del regno di Danimarca”, e il Canada, da sempre partner degli Usa nel continente nordamericano. Queste dichiarazioni estreme e pirotecniche sono state accolte in generale dai governi interessati con commenti liquidatòri, sulla base forse della convinzione diffusa che siano espressione, l’ennesima, di un Trump in perenne cerca di rivalsa e di visibilità, anche per non farsi troppo rubare la scena dal suo sodale, per ora, Musk. Vanno invece lette come indicazioni importanti sui quattro anni che ci attendono.

L’espansione territoriale

Dopo un primo quadriennio dominato da una politica prevalentemente isolazionistica, il neopresidente sembra porsi ora sulla strada (come Putin) dell’espansione anche territoriale: se davvero dovessero annettere Groenlandia e Canada gli Usa raggiungerebbero un’estensione molto più che doppia dell’attuale, e superiore anche a quella per ora insuperabile della Federazione Russa. È la promessa di una politica aggressiva se non guerresca, con buona pace di quel “pacifismo” promesso in campagna elettorale, ma non si tratta comunque solo di un (più o meno realistico) sogno imperiale, ha un’importante motivazione strategica.

Catastrofe ecologica nella zona artica

Nella zona artica è in corso una terribile catastrofe ecologica: la sola Groenlandia vede in un anno liquefarsi ghiacci per 270 miliardi di tonnellate d’acqua. Ma questo disastro può essere visto cinicamente come un’opportunità militare ed economica, per le vie di trasporto che si aprono sopra e sotto mari in precedenza impercorribili: hanno cominciato ad agire in questo senso la Russia e soprattutto la Cina. Trump ora invia un segnale. Il nord del continente occidentale è “suo”: che poi se ne impossessi davvero anche formalmente o meno si vedrà, ma intende comunque tenerne saldamente il controllo.

La posizione dell’Unione europea 

E l’Unione Europea? Non ha interesse anch’essa a un proprio spazio in quella parte del mondo, tanto più a partire da territori che afferiscono almeno attualmente a paesi suoi membri? O vuole lasciare le terre artiche alla concorrenza tra Usa, Cina, Russia? E questo non sarebbe tanto più grave di fronte a una politica americana che tende a considerare il “vecchio continente” sempre più come un concorrente sempre meno come un alleato?  Giorgia Meloni, nella sua ultima conferenza stampa, ha dimostrato un atteggiamento comprensivo verso le dichiarazioni di Trump, forse nella speranza di essere il suo “migliore amico” in Europa. È un comportamento, oltre che cinico, anche molto miope.

I sostenitori più fanatici

Ma le esternazioni del presidente eletto hanno pure un importante risvolto di politica interna. Sapendo di non poter dare molto al suo elettorato in termini concreti, e di non avere un controllo pieno sul partito repubblicano, il presidente eletto punta sulla parte più fanatizzata dei suoi sostenitori: promette loro non solo un’America “di nuovo grande” ma più grande che mai prima, addirittura in termini territoriali. E conta sulle reazioni negative di un’altra parte dell’opinione pubblica per spaccare ancora di più il paese.  La prossima presidenza Trump sembra volere andare oltre la demagogia improvvisata del primo mandato, per puntare all’interno sulla mobilitazione permanente di metà dell’America contro l’altra, all’estero su uno stato di ininterrotta tensione. Difficile immaginare un quadro più pericoloso.

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