Trump e i controlli sui migranti: ricchi con il bastone che picchiano poveri disarmati

Il nuovo presidente vuole ributtare indietro tutti i clandestini entrati e ormai sparsi ovunque negli Stati Uniti: un brutto biglietto da visita

Ferdinando Camon
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump

Donald Trump annuncia duri controlli sugli immigrati e massicce espulsioni dagli Stati Uniti di quelli che non hanno i requisiti.

Io sono veneto, il Veneto è stato terra di migranti, ricordo ancora i braccianti che venivano da me, studente di scuola media con qualche conoscenza del francese, per farsi scrivere una lettera con cui chiedere ai proprietari terrieri d’Oltralpe di poter tornare a fare la campagna delle bietole: mi dettavano lettere umili, sottomesse, imploranti, dicevano che non chiedevano un letto per dormire, gli bastava una cuccia.

Il confine tra Messico e California è delicatissimo. Passare da Los Angeles al Messico è facile e semplice, rientrare dal Messico a Los Angeles è complicato e faticoso. È un’andata e ritorno che ho fatto più volte (ho un figlio che vive a Los Angeles), le prime volte me ne stupivo perché qui in Italia non ci dicono niente sul confine tra un Paese ricco e un Paese povero.

Poi mi ci sono abituato. Nel mio cervello ho incamerato quel passaggio da uno Stato all’altro così: fosse per i messicani, verrebbero tutti negli Stati Uniti; fosse per gli americani, non ne farebbero entrare neanche uno.

La risultante è questa: quando vai da Los Angeles in Messico al confine non ti controlla nessuno; quando rientri dal Messico a Los Angeles, dopo trenta-quaranta metri che hai passato il confine il pullman vien fermato e parcheggiato, tutti i passeggeri son fatti scendere, e la polizia sale e ispeziona il veicolo sedile per sedile, e anche sotto i sedili, e dentro il bagagliaio, tra valigia e valigia.

Sbalordito, guardavo questa perlustrazione (che di notte usava le torce elettriche), e mi chiedevo: cosa cercano questi poliziotti? Hashish, cocaina? No: uomini. Messicani saliti nel pullman di nascosto per entrare in California e da qui poi disperdersi negli Stati Uniti e nel mondo.

Nelle ore in cui il pullman era stato parcheggiato in Messico senza autista, vuoto e abbandonato, gruppetti di messicani poveri, nel tentativo di entrare da clandestini, s’erano infiltrati dappertutto, sotto i sedili, dentro il bagagliaio, perfino dentro le valigie, a loro bastava entrare per pochi chilometri per poi scappar via e vivere alla macchia: una volta di qua, non tornavano più di là, si disperdevano nel mondo, America, Europa.

Perciò, quando il pullman rientra dal Messico in California, vien fermato appena dopo il confine, tutti i passeggeri scendono (anch’io, sbalordito e perplesso), e la polizia lo controlla metro per metro. C’è sempre qualche clandestino intrufolato. Tre, quattro. La polizia li tira fuori e li respinge di là. Non a calci, ma a spintoni che vorrebbero essere calci. Il pullman rientra in California con soli americani ed europei.

Adesso, appena rieletto presidente, appena ritornato alla Casa Bianca, cosa vuole Donald Trump? Ributtare indietro tutti i clandestini entrati e ormai sparsi ovunque negli Stati Uniti? Sarà uno scontro di eserciti: ricchi con il bastone che picchiano poveri disarmati. Che brutto biglietto da visita. —

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