L’ultimatum dello zar Putin all’Ucraina e il parallelo con la guerra tra Atene e Sparta

Sono passati 2500 anni ma la storia si ripete con la medesima motivazione: quel «necessario e naturale impulso a dominare su colui che puoi sopraffare»

Vincenzo Milanesi
Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin

Siamo nel 416 a.C., nel pieno dello scontro tra Atene e Sparta, la guerra del Peloponneso. Lo storico Tucidide ci narra un episodio: la potente flotta ateniese circonda la piccola isola di Melo, che non si era schierata con gli ateniesi contro gli spartani, e lancia un ultimatum: o vi sottomettete ad Atene o vi distruggeremo. Tucidide fa una narrazione dettagliata del dialogo (forse mai avvenuto nella forma in cui lo racconta, ma non importa) tra i melii e i comandanti della flotta: perché ci volete sottomettere? La risposta degli ateniesi: «Non solo tra gli uomini, ma, per quanto se ne sa, anche tra gli dei, un necessario e naturale impulso spinge a dominare su colui che puoi sopraffare. Questa legge non l’abbiamo stabilita noi, né siamo stati noi i primi a valercene; l’abbiamo ricevuta che già c’era, e a nostra volta la consegneremo a chi verrà, e avrà valore eterno». I melii cercano di resistere, ma, complice un traditore, vengono sopraffatti; maschi adulti uccisi, donne e bambini venduti come schiavi, città distrutta.

L’ultimatum del nuovo zar Putin

Sono passati 2.500 anni. Ma l’ultimatum del nuovo zar Putin, forte di un potente esercito, agli ucraini il 24 febbraio 2022 prima di invadere il loro Paese è pari a quello degli ateniesi ai melii, e ha la medesima motivazione: quel «necessario e naturale impulso a dominare su colui che puoi sopraffare». Più o meno la stessa dinamica abbiamo visto in atto nello Studio Ovale in questi giorni: il tentativo di imporre la firma a un accordo capestro per lo sfruttamento delle ricchezze minerarie di uno Stato sovrano la cui sopravvivenza dipende dalle forniture militari da parte di chi cerca di strappare quella firma con arroganza, al netto dell’ingenuità e degli errori del presidente dello Stato più debole.

La sicurezza nazionale

Si dirà che noi umani abbiamo sempre obbedito a questo tremendo “impulso”, sempre camuffato dalle più diverse (pseudo) giustificazioni, ma sempre in realtà motivato da una Wille zur macht, da una volontà di potenza, per dirla con Nietzsche, che si scatena con pretesti diversi. Come quello di una “sicurezza nazionale” dietro cui c‘è una volontà di riconoscimento da parte degli altri Stati del proprio Lebensraum, dello “spazio vitale”, come ai tempi della Germania hitleriana, o del Russkij Mir, il “mondo russo”, nel caso dell’Ucraina. Ciascuna potenza politica e militare ritiene suo “diritto” ottenere con la forza quel riconoscimento. C’è da stupirsi per lo stupore di molti di fronte alle vicende alle quali stiamo assistendo.

Le logiche di sopraffazione

La Storia non pare avere insegnato molto ai sapiens, che continuano a subire una sorta di “coazione a ripetere”, compulsivamente, nei millenni, quel modo di comportarsi. Ma le vicende storiche vanno guardate senza voler sovrapporre giudizi di carattere morale, guardando ai risultati delle logiche di sopraffazione proprio sullo scenario della Storia. Come sia finita la tragica avventura della Germania hitleriana lo sappiamo tutti.

Atene si arrese agli spartani

Anche per Atene la guerra finì male: nel 404 a.C. Atene dovette arrendersi agli spartani. E pochi decenni dopo, la lotta fratricida che le aveva indebolite entrambe portò alla conquista dell’intera Grecia da parte del re macedone Filippo II. Sì, è vero, la Storia non insegna nulla. Ma la Storia ha pazienza. Ed è solo sui suoi tempi lunghi, non su quelli brevi di qualche businessman improvvisatosi statista, che va giudicato il bene, e l’interesse, quello vero, dei popoli. —

Riproduzione riservata © il Nord Est