Il voto tedesco, uno schiaffo alle nostre convinzioni

I Länder della ex DDR in mano all’ultradestra: fa malissimo trovarsi davanti a questo specchio in frantumi, prendere atto che l’Europa non ha saputo dimostrare la validità della sua idea di futuro

Luca Ubaldeschi
A sinistra il voto 2021, a destra quello di domenica: l'ex DDR in mano all'ultradestra (in blu)
A sinistra il voto 2021, a destra quello di domenica: l'ex DDR in mano all'ultradestra (in blu)

La mappa che accompagna questo articolo è uno schiaffo alle nostre convinzioni, un ritorno al passato che aggredisce quello che pensavamo dovesse essere il destino ineluttabile del mondo occidentale.

Mostra una Germania post voto spaccata in due, come durante la Guerra Fredda. Con le zone dell’Est, quella che era la Ddr, che hanno scelto in massa Afd, Alternative fur Deutschland. Scegliere un partito nazionalista, euroscettico, anti-immigrazione, accusato in alcune sue fazioni di legami con il neonazismo, e farlo soprattutto dove fino a 36 anni fa regnava la dittatura comunista, vuol dire in estrema sintesi non riconoscersi nei valori attraverso i quali nel Novecento è stato combattuto e vinto lo scontro con le tirannie. Vuol dire non assegnare alla democrazia la forza salvifica che noi abbiamo sempre pensato le appartenesse per definizione. Una forza in virtù della quale eravamo convinti che la gestione democratica del potere avrebbe progressivamente, ma inevitabilmente, conquistato fette sempre più grandi di questo mondo in trasformazione.

E ancora di più inquieta che Afd abbia fatto il pieno di voti nella fascia di età 25-34 anni, cioè fra chi ai tempi della Cortina di ferro ancora non era nato. Come dire: se non ho un termine di paragone che mi faccia preferire altre opzioni, la scelta di chi votare non ha storia.

Fa malissimo, dobbiamo ammetterlo, trovarsi davanti a questo specchio in frantumi, prendere atto che l’Europa ha quanto meno speso male i decenni nei quali avrebbe dovuto dimostrare la validità della sua idea di futuro e seminare attorno a essa un consenso crescente. Ma ancora più grave, ora, sarebbe limitarsi a produrre dotte analisi sulla genesi degli errori. Serve una reazione, e serve subito. Questo è il significato delle parole che Mario Draghi ha rivolto nei giorni scorsi agli eurodeputati, criticando un’inazione a largo raggio: “Do something”, “Fate qualche cosa”.

Altrimenti la strada è segnata, e non sarà un viaggio di piacere.

 

 

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