Washington cerca vassalli, non alleati per disegnare il nuovo ordine mondiale

Trump cercherà di spezzare l’unità del Vecchio Continente imponendo dazi asimmetrici e solleticherà i sovranisti, magari facendo leva proprio sui buoni rapporti con Meloni

Renzo Guolo
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, in un meeting svoltosi nel 2020 a Davos
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, in un meeting svoltosi nel 2020 a Davos

Donald Trump mette immediatamente alla prova l’alleanza tra Stati Uniti e Europa. Del resto, sia il tycoon populista sia il suo ricchissimo consigliere e alfiere della tecnodestra Elon Musk ritengono la Ue non un’alleata, ma un vassallo. Se davvero la Casa Bianca imporrà ai Paesi Ue dei dazi - ordinatori di potenza prima ancora che strumenti di guerra commerciale -, si prospettano tempi duri e scelte difficili per il Vecchio Continente.

Allineati più che alleati

La nuova presidenza imperiale Usa esige allineati più che alleati. E cercherà di spezzare spregiudicatamente la già difficile unità continentale, imponendo gabelle asimmetriche, diverse da Paese a Paese, mirate esplicitamente a dividere l’Europa. Dietro alla strategia di The Donald , infatti, non vi è solo l’intento di chiedere agli europei di destinare il 5% di Pil alle spese militari o di indurli acquistare una maggiore quantità di armi e gas Usa, nell’intento di mettere fine allo “sfruttamento” che, secondo Trump, ha caratterizzato la storia delle relazioni tra europei e americani dal secondo dopoguerra fino a oggi. In realtà, il redivivo inquilino della Casa Bianca - come Vladimir Putin, come Xi - punta a ridisegnare un ordine internazionale che vuole ridurre l’Europa ad attore ininfluente nella scena mondiale.

America tecnosovranista

Per la nuova America tecnosovranista, non esiste l’Unione europea, ritenuta disfunzionale agli interessi Usa, ma solo singoli Paesi europei che, per calcolo oppure affinità ideologica, saranno indotti a distanziarsi da qualsiasi condotta unitaria. Magari concedendo a questo o quel Paese un trattamento più favorevole, per livello e tipologia di merci, in materia di dazi. Una strategia mirata palesemente alla demolizione politica dell’Europa . Insomma, l’Ue si trova davanti a una sfida di enorme portata per il proprio futuro, dalla quale ha qualche possibilità di uscita solo rimanendo unita. Scommessa non facile, viste le spaccature interne provocate dall’allineamento delle stesse forze sovraniste, al governo in alcuni Paesi europei o in procinto di andarci, con la nuova destra americana. Trump e il nascente Mega (Make Europe Great Aganin) muskiano puntano, non a caso, a fare di quelle forze una sorta di Cavallo di Troia: nell’intento di far cadere dall’interno le mura dell’ormai assediata città europea.

Trump, Musk e Giorgia Meloni

Scenario che, visti i rapporti privilegiati tra Trump, Musk e Giorgia Meloni, potrebbe tentare anche l’Italia. La nostra premier sembra volersi ritagliare un ruolo di mediazione tra Washington e Bruxelles, proponendo di evitare un “ muro contro muro” con la Casa Bianca. Mediazione che, sulla scorte delle posizioni lasciate filtrare anche dall’ondivaga e poterocentrica Ursula von der Leyen, potrebbe tradursi in un maggiore volume di acquisti di gas e commesse all’industria degli armamenti Usa. Insomma, pagare di più per evitare una rottura problematica. Ma si illude chi pensa che una simile offerta possa accontentare Trump che , come ogni autentico sovranista, non ha veri amici, ma solo strumentali e occasionali alleati. Per il tycoon l’importante non è soltanto avere una bilancia commerciale più favorevole, bensì piegare al suo volere l’Europa, come ha già cercato di fare con Messico e Canada.

Le sfide per l’Europa

Da simili frangenti l’Europa dovrebbe, invece, uscire spingendo su quella politica estera e di difesa comune che, colpevolmente, non ha messo in cantiere in passato e che oggi le garantirebbe reale autonomia strategica. Impresa lunga, difficile, costosa, ma che ha non alternative. E che, per essere intrapresa, richiede la fine dell’assurda, paralizzante, regola dell’unanimità: in simili materie servono le cooperazioni rafforzate, che consentono di dare vita a intese con chi aderisce.

Il destino dell’Italia

Questa è la sola strada che, al di là del breve periodo, può consentire all’Europa di non finire come un vaso di coccio tra Usa, Cina e Russia, per diversi motivi tutte interessate al suo declino. Se il trumpismo sarà davvero il ciclone che si annuncia, si impone una reazione unitaria: pena l' estinzione dell’Unione. Quanto all’Italia, deve avere chiaro che non è possibile alcuna terzietà tra Washington e Bruxelles: se non altro perché i destini dell’economia italiana restano saldamente ancorati di qua dell’Atlantico e nessun “ristoro”, che non sia ideologico, verrà da quanti sono momentaneamente al potere a Washington.

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