Date, quesiti e voto ai fuorisede: la guida ai Referendum 2025 su Lavoro e Cittadinanza

Urne aperte su due giorni e in concomitanza con il secondo turno della Amministrative. Il 13 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato il dl elezioni in vista della tornata elettorale. Ecco cosa c’è da sapere

Edoardo Di Salvo
Un cittadino al voto in una foto di repertorio
Un cittadino al voto in una foto di repertorio

Si vota l’8 e il 9 giugno e sono ammessi alle urne anche i fuori sede. Sono queste le novità principali emerse decise dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 marzo sui Referendum 2025, a tema mercato del lavoro e Cittadinanza. Sono state accolte solo in parte, dunque, richieste che i promotori dei referendum, il segretario della Cgil Maurizio Landini e quello di +Europa Riccardo Magi avevano inoltrato a Palazzo Chigi nei giorni precedenti.

Sono cinque i referendum abrogativi che si voteranno l’8 e il 9 giugno, il concomitanza con il secondo turno delle elezioni comunali. Si tratta di quelli sul mercato del lavoro (quattro quesiti) e di quello sulla Cittadinanza. È stato invece bloccato dalla Corte Costituzionale il referendum sull’Autonomia differenziata. 

Quando si vota

Gli elettori saranno chiamati al voto l’8 e il 9 giugno, date in cui si terrà anche il ballottaggio delle elezioni amministrative 2025. Contrariamente a quanto invocato dai referendari, dunque, gli elettori saranno chiamati al voto un fine settimana quasi estivo, quando le scuole della maggior parte delle regioni d’Italia saranno già chiuse ed è facile prevedere che più di qualcuno sfrutti il weekend per andare al mare. Contrariamente a quanto previsto dalle normative attuali, dunque, anche per i referendum le urne saranno aperte due giorni.

Cosa si vota

In totale sono cinque i quesiti referendari. Quattro riguardano il mercato del lavoro, uno riguarda la riforma della legge sulla cittadinanza. I primi sono promossi dalla Cgil, il secondo da alcune associazione che fanno capo al segretario di +Europa Riccardo Magi.

Il primo quesito chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. A partire dalla riforma Renzi, le aziende con più di 15 dipendenti non hanno più l’obbligo di reintegrare i lavoratori in caso di licenziamento illegittimo (ora basta un risarcimento). Obbligo che sarebbe reintrodotto in caso di vittoria del sì. Della stessa materia si occupa il secondo, che punta alla cancellazione del tetto ai risarcimenti nelle piccole imprese in caso di licenziamento illegittimo (oggi il limite è di sei mensilità).

Il terzo quesito mira a limitare l’uso di contratti a termine, inserendo l’obbligo di motivare la temporaneità del rapporto di lavoro. L’obiettivo è ridurre per le aziende la possibilità di rinnovare più volte tali contratti senza procedere a un’assunzione a tempo indeterminato.

L’ultimo quesito di questo pacchetto è in materia di sicurezza sul lavoro. In sostanza punta a estendere la responsabilità anche alle aziende che appaltano parte del lavoro ad altre aziende. 

Il quinto quesito riguarda la riforma della legge sulla cittadinanza. I referendari mirano a diminuire il periodo di residenza legale nel nostro Paese necessario ad avanzare la richiesta di cittadinanza: attualmente è di 10 anni, scenderebbe a 5 com’era prima della legge 91 del 1992. Si stima che le persone in possesso di tali requisiti e che con la nuova legge potrebbero ottenere la cittadinanza siano circa 2 milioni e mezzo.

Le modalità di voto

Per la validità dei referendum abrogativi le legge prevede il quorum della maggioranza più uno degli aventi diritto, il che significa che si dovranno presentare alle urne oltre 23 milioni di italiani. Numero che si preannuncia complicato da raggiungere: al di là dello storico poco successo dei referendum, servirebbe che votassero più persone rispetto alle ultime elezioni europee del giugno 2024, quando l’affluenza era stata del 49,69%. In aggiunta, ovviamente, per approvare la proposta referendaria serve che i sì siano più dei no.

Il voto ai fuori sede

Tra le richieste dei referendari che sono state accolte c’è quella che consente il voto ai fuori sede. Nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri è prevista una norma che introduce la «possibilità di partecipazione alle consultazioni referendarie dell’anno 2025 per tutti coloro che, per motivi di studio, lavoro o cure mediche, sono temporaneamente domiciliati in un comune di una provincia diversa da quella di residenza».  

Le modalità devono essere ancora definite ufficialmente, ma è probabile che, com’è accaduto lo scorso anno per le elezioni europee, possa chiedere di essere ammesso al voto fuori sede chi si trova nel domicilio temporaneo almeno tre mesi, compreso quello in cui si svolgerà il referendum, effettuando la richiesta entro i 35 giorni dalla data del voto. In questo caso, il termine di scadenza per effettuare la richiesta dunque, sarebbe fissato dunque per il 4 maggio.

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