Tributi locali, arriva il richiamo per chi non paga: come funzionano gli “avvisi bonari”
Nei comuni del Nord Est il tasso di riscossione è tra i più alti d’Italia
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Nei comuni del Nord Est il tasso di riscossione dei tributi è tra i più alti d’Italia: in Friuli Venezia Giulia e in Veneto l’89,8 per cento dei contribuenti paga l’Imu entro i termini, fanno meglio solo i cittadini del Nord Ovest dove la percentuale raggiunge il 91 per cento. Fanalino di coda il sud e le isole con 79,7 per cento di incasso ordinario.
Analoghe differenze emergono per la riscossione coattiva con il Nord Est al primo posto con il 25,3 per cento e il meridione d’Italia al 12,8 per cento. La situazione non cambia per la Tariffa rifiuti (Tari) dove il Nord Est passa dall’83 per cento della riscossione ordinaria al 13,2 per cento per quella coattiva, e neppure per il Canone unico patrimoniale tra cui la tassa di occupazione suolo pubblico e le sanzioni del Codice della strada. In quest’ultimo caso, però, le performance del Nord Est sono inferiori rispetto a quelle registrate sul fronte dei tributi, con un 62,6 per cento di tasso di riscossione ordinaria e un 32,5 per cento di tasso di riscossione coattiva. In questo contesto andrà a inserirsi il decreto legislativo di riforma del fisco locale, una delle ultime tappe prevista dalla delega fiscale.
Ridurre il contenzioso
Il decreto in corso di approvazione darà la possibilità agli enti locali di richiamare i contribuenti ai loro doveri prima di avviare la fase di accertamento, L’obiettivo è recuperare i cosiddetti residui attivi in tempi rapidi riducendo così la media che al momento si aggira intorno ai quattro anni.
L’obiettivo della riforma è ridurre il contenzioso con i contribuenti per favorire ricadute positive nei bilanci degli enti pubblici. La parola d’ordine è recuperare le cifre non incassate negli anni. A suonare l’allarme è stata la Corte dei conti con la Relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali secondo cui, in Italia, il valore dei residui attivi è pari a 19,5 miliardi di euro. E il fatto che questi crediti per due terzi siano vetusti conferma il fatto che gli strumenti utilizzati finora per recuperarli sono superati.
Un’ulteriore conferma arriva dai dati 2018-2021 già indicati, elaborati dalla Fondazione Ifel di Anci nazionale, nell’indagine conoscitiva sullo stato della fiscalità locale, la cui mappa rivela come nel Nord Est la fotografia sia allineata con quella del Nord Ovest e di gran lunga migliore di quella scatta nel Centro e soprattutto nel sud e nelle isole. La riforma punta a introdurre anche le entrate extratributarie, ovvero le rette scolastiche e il bollo auto. Esclude invece le addizioni Irpef e l’Irap.
Avviso bonario
Il decreto in discussione consente agli enti locali di intervenire bonariamente prima di procedere con l’accertamento e la riscossione coattiva. Nelle missive le amministrazioni dovranno indicare le informazioni in loro possesso e la corretta determinazione del tributo. Dal ricevimento della comunicazione i contribuenti avranno 30 giorni di tempo per contestare la procedura o per effettuare il pagamento versando una sanzione ridotta. Stando alle bozze circolate finora non si parlerà più di sanzione minima e massima perché sarà introdotta una sanzione standard pari al 100 per cento in caso di omessa dichiarazione e del 40 per dichiarazione infedele.
Pignoramento e transizione fiscale
Tra gli interventi previsti non mancano le azioni esecutive che possono scattare se la transizione bonaria non raggiunge i risultati sperati. I termini per avviare le azioni esecutive dopo la notifica dell’atto di accertamento, sono stati ridotti da 180 a 60 giorni. Con la velocizzazione del percorso risulta abbastanza improbabile che la presentazione del ricorso possa bloccare l’eventuale pignoramento. E nel caso di imprese in crisi, la riforma introduce la transizione fiscale con la stipula di specifici accordi.
L’analisi
Gli effetti della riforma ricadranno soprattutto nei comuni con il maggior numero di abitanti. Su questo l’Anci non ha dubbi: soprattutto nel Nord Est, dove i tassi di riscossione sono tra i più alti d’Italia, nel tessuto degli enti locali composto per lo più da comuni con poche migliaia di abitanti, non emergono particolari difficoltà di riscossione. La tendenza viene confermata dall’indagine di Ifel secondo cui i tassi di riscossione più alti si riscontrano nei comuni fino a 20 mila abitanti.
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