Made in Science: il futuro del Nordest passa da giovani e innovazione

Non possiamo più limitarci a puntare sulla sola eccellenza manifatturiera o sulla tradizione del Made in Italy. Dobbiamo guardare avanti, verso un modello in cui la scienza, la tecnologia e l’innovazione diventano i pilastri di un nuovo sistema produttivo

Fabrizio Dughiero

Il Nordest italiano, con la sua storica vocazione industriale e manifatturiera, si trova oggi di fronte a sfide complesse che ne mettono in discussione la capacità di essere competitivo in un mercato globale in rapido cambiamento. Come afferma Giulio Buciuni nel suo ultimo libro “Innovatori Outsider” per anni, il successo di questa regione si è basato sui distretti industriali e sulla capacità di coniugare artigianalità e spirito imprenditoriale. Tuttavia, questo modello non è più sufficiente: la globalizzazione, la digitalizzazione e le trasformazioni sociali stanno riscrivendo le regole del gioco.

Una delle criticità più urgenti riguarda la fuga dei talenti. Molti giovani altamente qualificati, formati nelle università del Nordest, scelgono di lasciare il territorio per cercare opportunità altrove, impoverendo il tessuto sociale e produttivo locale come ampiamente descritto nell’ultimo rapporto scientifico della Fondazione Nordest. Questa tendenza non è solo un problema demografico, ma una minaccia per l’intera economia, che si trova priva delle risorse umane necessarie per affrontare le sfide del futuro.

Per rilanciare il Nordest e affrontare la crisi di identità che lo attraversa, è necessario ripensare profondamente il rapporto tra territorio, innovazione e talenti. Non possiamo più limitarci a puntare sulla sola eccellenza manifatturiera o sulla tradizione del Made in Italy. Dobbiamo guardare avanti, verso un modello in cui la scienza, la tecnologia e l’innovazione diventano i pilastri di un nuovo sistema produttivo. Questo significa investire nel Made in Science, ossia nella capacità di trasformare la conoscenza e la ricerca scientifica in opportunità concrete per il tessuto industriale.

Il Made in Science non è un concetto astratto: è la strada per far dialogare il mondo accademico e quello imprenditoriale, per favorire la nascita di collaborazioni che permettano di trattenere i giovani talenti sul territorio. Creare legami tra università e imprese significa costruire un ecosistema in cui i giovani possano essere protagonisti, contribuendo direttamente alla crescita economica e sociale del Nordest.

Temi quali la Space Economy, l’intelligenza artificiale, il Clean Tech, l’economia circolare e la stessa innovazione sociale in molti ambiti sono tutti coerenti e pronti per essere adottati da un tessuto imprenditoriale come il nostro, attraverso un nuovo paradigma, connubio tra “Made in Italy” e “Made in Science”.

Un elemento centrale di questo rilancio deve essere la creazione di percorsi di formazione e orientamento che preparino i giovani a rispondere alle esigenze presenti e future delle imprese. Le università devono essere più aperte al dialogo con il mondo produttivo, mentre le imprese devono considerare i giovani come un investimento strategico, non come un costo. Questo può avvenire attraverso progetti concreti: stage pre-laurea, percorsi formativi personalizzati e programmi che uniscano competenze tecniche e capacità trasversali.

Aprirsi all’innovazione

In parallelo, le aziende devono aprirsi all’innovazione. Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di abbracciare una nuova cultura imprenditoriale, in cui il capitale umano qualificato è al centro del processo di crescita. Solo così sarà possibile rilanciare il Nordest come un territorio competitivo, capace di attrarre investimenti e di rispondere alle sfide globali.

Per affrontare queste sfide, il Nordest deve costruire un nuovo equilibrio tra tradizione e innovazione. Il Made in Italy non può più essere l’unico motore di sviluppo; deve essere affiancato dal Made in Science, un modello che valorizza le competenze scientifiche e tecnologiche per rilanciare la competitività del territorio.

Questo approccio non richiede solo investimenti economici, ma anche un cambiamento culturale. È necessario creare una rete solida tra università, imprese e istituzioni, in cui la collaborazione diventi il cuore pulsante del nuovo modello economico. Solo così sarà possibile trasformare le difficoltà attuali in un’opportunità per costruire un Nordest più forte, capace di trattenere i suoi giovani e di tornare a essere un protagonista dell’innovazione a livello globale.

Il futuro del Nordest non può essere un ritorno al passato, ma una reinvenzione che parta dai suoi punti di forza: la capacità di fare rete, la qualità delle sue università e la passione imprenditoriale che da sempre caratterizza questo territorio. È il momento di puntare sul Made in Science per costruire un modello di sviluppo sostenibile, in cui tradizione e innovazione lavorano insieme per creare opportunità concrete e durature.

 

Direttore DII, Dipartimento Ingegneria Industriale dell’Università di Padova

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