A Belgrado la manifestazione contro la guerra a un anno dall’attacco russo in Ucraina

E per Putin una torta insanguinata
Stefano Giantin
epa10488099 People hold a giant Ukrainian flag during a protest marking the first anniversary of the Russian invasion of Ukraine in Belgrade, Serbia, 24 February 2023. Russian troops entered Ukrainian territory on 24 February 2022, starting a conflict that has provoked destruction and a humanitarian crisis. One year on, fighting continues in many parts of the country. EPA/ANDREJ CUKIC
epa10488099 People hold a giant Ukrainian flag during a protest marking the first anniversary of the Russian invasion of Ukraine in Belgrade, Serbia, 24 February 2023. Russian troops entered Ukrainian territory on 24 February 2022, starting a conflict that has provoked destruction and a humanitarian crisis. One year on, fighting continues in many parts of the country. EPA/ANDREJ CUKIC

BELGRADO Nella capitale del Paese per eccellenza Giano bifronte in politica estera, un occhio alla Ue e l’altro alla Russia, bandiere ucraine in tutto il centro, slogan contro la Russia, voci a favore della resistenza ucraina e contro la guerra. E persino una torta insanguinata.

È questo il “regalo” che attivisti per la pace e i diritti umani, sostenitori dell’Ucraina e tanti serbi, ma anche russi e ucraini in esilio, hanno dedicato ieri al presidente russo Vladimir Putin, nell’anniversario dell’invasione.

Lo hanno fatto a Belgrado, capitale serba che ha ricordato e commemorato, come a Parigi o a Berlino, le vittime della guerra e condannato l’aggressione russa. Non lo ha fatto con discorsi ufficiali – la Serbia mantiene la sua politica di neutralità, pur condannando l’aggressione anche all’Onu – ma coi gesti di cittadini serbi e stranieri.

Cittadini come Cedomir Stojković, avvocato e paladino delle ragioni dell’Ucraina, fondatore del “Grupa Oktobar”, associazione politica che da mesi si batte contro le influenze russe in Serbia.

Stojković con altre decine di attivisti si è presentato davanti alla rappresentanza diplomatica russa a Belgrado per consegnare all’ambasciatore Botsan-Kharchenko un dono, volutamente spiacevole, per Putin: una torta di cartone ricoperta di glassa rossa, a ricordare il sangue versato dai russi in Ucraina, sormontata da un grande teschio «simbolo della politica» di Mosca, ha scritto Stojković sui social.

È «la morte quella che piace» a Putin e ai suoi, a loro piace «divorare persone» mandandole al massacro, ha detto Stojković, criticando anche che Belgrado non abbia ancora imposto sanzioni contro Mosca. Il regalo è stato lasciato sul marciapiede, dato che la polizia serba, schierata a difesa della sede diplomatica, non ha permesso ai manifestanti di avvicinarsi all’ambasciata.

Nessuno ha invece fermato le centinaia di persone, tantissimi i giovani, che hanno camminato nel centro di Belgrado per quella che è stata battezzata «marcia per la solidarietà e la pace – 365 giorni di resistenza», tra grandi bandiere ucraine e serbe, molte con la colomba della pace, qualche bandiera bielorussa, un paio della Ue, innalzando cartelli con su scritto «l’Ucraina vincerà», «pace» e «stop alla guerra», senza che si registrassero provocazioni da parte di ultranazionalisti filorussi, un fattore importante.

Tra i manifestanti, tantissimi ucraini ma anche russi – in Serbia secondo le ultime stime sarebbero ormai 150mila i cittadini di Mosca rifugiatisi nel Paese balcanico per sfuggire alla guerra. Manifestazione – l’ultima di una lunga serie ma sicuramente la più sentita – che è significativa, ha confermato il numero due dell’ambasciata Usa, John Ginkel, ieri in piazza assieme a tanti diplomatici: perché è un «messaggio a Putin che l’Europa non si può dividere» e che anche in Serbia esiste uno zoccolo duro contro la guerra e critico verso lo zar.

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