L’albergo in Slovenia dove rivive la Guerra Fredda
All’Hotel Jama di Postumia negli anni della Jugoslavia venivano ospitati i politici che facevano visita a Tito
E’ rimasta chiusa per 28 anni, nascondendo per quasi tre decenni un mistero. Quella porta blindata conduceva a quattro camere segrete dell’Hotel Jama di Postumia. Lì, l’allora governo jugoslavo del maresciallo Tito aveva allestito un centro d’ascolto. Fino all’avvio dei lavori di ampliamento dell’albergo, nessuno sapeva dell’esistenza del “Grande orecchio” e, se anche qualcuno ne avesse avuto notizia, tutti hanno sempre tenuto la bocca chiusa, rispettando la consegna del silenzio. Oggi quelle stanze sono meta di gite turistiche che riportano i visitatori in un’atmosfera da film di spionaggio. Alla reception le guide invitano a spegnere il telefono e a non scattare fotografie, contribuendo così ad alimentare il mistero. Lungo il percorso, una prima insegna luminosa avvisa: “Nič ni tako, kot se zdi” (“Nulla è come sembra”), poi, a metà dell’itinerario, un neon intermittente insinua un ulteriore dubbio: “It’s all true/It’s all a lie”. Che sia tutto vero o che sia tutto una grande bugia poco conta. Ciò che importa è l’esperienza – verosimile – che riporta ai tempi della Guerra Fredda, a quando i servizi segreti dell’allora Jugoslavia tenevano sotto controllo tutto e tutti. Cose di un’altra epoca, anche se non così remota. Con l’avvento di internet e dell’intelligenza artificiale, i cookie e le tecniche di profilazione sempre più sofisticate fanno apparire superati tanto i telefoni fissi, quanto le spie che ascoltavano le conversazioni.
La porta blindata chiusa
«L’Hotel Jama – esordisce la guida Peter Bubola prima di avviare la visita – è stato costruito nel 1971 per dare ospitalità ai sempre più numerosi visitatori delle grotte. Per l’epoca era all’avanguardia: aveva i telefoni in tutte le stanze e la sala riunioni era arredata con uno stile moderno. Per questo, tra i suoi ospiti ci sono stati molti politici importanti e capi di Stato. Quando nel 2016 hanno ristrutturato l’albergo hanno trovato una porta blindata chiusa con un lucchetto e, quando l’hanno aperta, hanno trovato quattro camere di cui tutti ignoravano l’esistenza. Sulle mappe erano indicate come magazzino, ma erano decisamente altro. Al loro interno c’erano degli apparecchi per ascoltare le telefonate degli ospiti. C’era anche un telefono rosso con una linea protetta collegata con i principali centri del potere del Paese».
Una zona di frontiera
Oltre ad essere famosa per le più grandi grotte visitabili d’Europa, allora come oggi, Postumia si trova in una zona di frontiera. Posizionata a metà strada tra Lubiana e l’Italia, la cittadina permette di raggiungere in maniera abbastanza rapida tutti i principali luoghi di interesse dell’attuale Slovenia. Può quindi contare su una collocazione strategica tanto dal punto di vista geopolitico, quanto dal punto di vista turistico. «Nel 1974 portarono qui sopra anche due batterie contraeree», prosegue Peter nel suo racconto, ricordando che l’Ubda, la polizia segreta della Repubblica federale socialista di Jugoslavia, per ottenere informazioni, era solita mandare i suoi uomini nelle osterie ad ascoltare le conversazioni degli avventori: in fondo, lo sanno tutti che il vino abbassa le difese e rende più loquaci. La sicurezza interna però non rappresentava probabilmente l’unico motivo per cui era stato costruito il centro segreto dell’Hotel Jama. Sui mercati internazionali il dinaro jugoslavo era considerato poco più che carta straccia, così, per pagare i suoi debiti, il Paese aveva bisogno di valuta pregiata come i dollari americani o i marchi tedeschi, senza disdegnare, in ogni caso, le lire italiane. Nonostante la Cortina di Ferro, in quegli anni l’industria del turismo a Postumia era già fiorente e la presenza di numerosi stranieri permetteva di cambiare denaro in maniera semplice, ma, soprattutto, consentiva di non dare troppo nell’occhio.
Le apparecchiature per l’ascolto
«All’interno delle quattro stanze sono rimaste le apparecchiature per l’ascolto, ma tutto il materiale importante è stato portato via. È stato ritrovato solo un nastro registrato con una conversazione in serbo-croato. Abbiamo tentato di capirne il contenuto, ma non è chiaro di cosa si parli. Sicuramente fa un riferimento a Planina, un villaggio sulla vecchia frontiera, ma di più non sappiamo», dice Peter con tono serio, senza lasciare intendere se sia verità o menzogna. Poco importa. Ciò che conta davvero è che le camere segrete dell’Hotel Jama, con tutta la polvere accumulata sulle grandi scrivanie di legno, permettono di aprire il libro della storia su una pagina che non è poi così lontana da noi. E quello che più colpisce è che, nell’era degli smartphone, nelle rinnovate camere dell’albergo ci siano ancora i telefoni fissi. Sarà un caso?
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