Alessio Lilli: «Repubblica ceca da oggi libera dal petrolio russo»

Il presidente dell’Oleodotto transalpino, che da Trieste arriva all’Europa centrale: «Test conclusi con successo, l’operazione vale 42 milioni di investimenti»

Diego D'Amelio
Il presidente di Tal Siot Alessio Lilli
Il presidente di Tal Siot Alessio Lilli

La Repubblica ceca può fare a meno del petrolio russo. Ci vorrà qualche mese per la chiusura del rubinetto previsto dalle sanzioni, ma l’autosufficienza è possibile da ora grazie all’aumento di capacità dell’Oleodotto transalpino, che da Trieste arriva all’Europa centrale. «I test sono stati conclusi con successo», annuncia al nostro giornale il presidente di Tal Siot Alessio Lilli, che mette a segno un risultato di portata geopolitica, dopo un 2024 che per la pipeline segna il ritorno sopra i 40 milioni di tonnellate di greggio trasportato, valori che non si toccavano da anni.

L’oleodotto torna sopra i 40 milioni di tonnellate: cosa traina la crescita e cosa le impedisce di tornare ai livelli pre Covid?

«Il mercato petrolifero dell’Europa centrale ha recuperato quasi tutto rispetto al pre Covid. Rispetto al 2019 abbiamo ancora un paio di milioni in meno perché alcune raffinerie hanno avuto disottimizzazioni inattese degli impianti. Adesso pensiamo di poterci stabilizzare sopra i 40 milioni».

I numeri aumenteranno stabilmente grazie alla Repubblica ceca, che farà passare da Trieste non più il 50% del suo fabbisogno ma tutta la richiesta di petrolio. Parliamo di altri 3,5 milioni di tonnellate di rinfuse liquide. A che punto è l’installazione delle pompe che servono ad aumentare la portata dell’infrastruttura?

«Il progetto Tal Plus ha comportato un esborso di 42 milioni di euro, finanziati interamente dalla Repubblica ceca. Abbiamo fatto le prove operative il 19 dicembre e i test sulle nove nuove strutture installate hanno dato esito positivo. La pipeline ha una capacità nominale che passa da 45,2 a 50,2 milioni di tonnellate e riusciamo così a soddisfare l’intera richiesta ceca. La fornitura aggiuntiva può partire subito, ma questo non dipende da Siot: la società Mero (soggetto pubblico che gestisce la raffinazione in Repubblica ceca, ndr) ci informa di voler sfruttare questa opzione da luglio, potendosi così sganciare dalle forniture dell’oleodotto russo Druzhba».

Nel frattempo procedete al rinnovo dei moli d’ormeggio nel porto di Trieste. Un lavoro importante: nel 2024 ci hanno attraccato 423 navi.

«Le opere al Pier 1 sono terminate: tornerà in pieno esercizio a brevissimo. I lavori al secondo molo sono iniziati e finiranno entro l’anno. Un lavoro enorme, fatto insieme a Fincantieri Opere marittime e costato 44 milioni: il più importante investimento nella storia di Siot».

A che punto è invece l’installazione dei quattro generatori che renderanno l’oleodotto autosufficiente dal punto di vista elettrico?

«L’installazione è terminata, le prove effettuate e l’iter dovrebbe concludersi a metà 2025. Quest’anno abbiamo già prodotto e usato 124 MWh su un fabbisogno di 240. Entro l’anno contiamo di arrivare all’obiettivo dell’80% di autoproduzione: aspettiamo gli ultimi permessi per partire».

L’autosufficienza vi mette al riparo da attacchi che interrompano la fornitura di elettricità dalla rete tradizionale. Quali altri rischi ci sono?

«Il rischio di cybersecurity si è innalzato drasticamente e determina comportamenti conseguenti per le infrastrutture energetiche. Il secondo rischio è quello della sicurezza fisica: bisogna porsi domande sull’adeguatezza delle protezioni degli impianti, ma siamo già ben attrezzati».

Il 2024 avete festeggiato il sessantesimo anniversario: qual è il bilancio di lungo periodo?

«Abbiamo raggiunto le 22 mila navi attraccate. Abbiamo garantito prosperità, crescita economico-sociale e sicurezza energetica non solo a Germania, Austria e Repubblica ceca, ma anche a Trieste, al suo porto e all’intera regione Fvg. La complessità della nostra infrastruttura ha portato competenze tecnico-professionali e manageriali che non esistevano prima in città».

A proposito di sicurezza energetica, quale futuro attende l’Europa?

«L’Europa si è strutturata bene, in meno di tre anni, per avere una catena di fornitura alternativa ai gasdotti russi e non solo. Ora ci sono molti più rigassificatori e il Tap ha supportato il bilanciamento in modo efficace. Non siamo ancora in sicurezza, perché abbiamo continuato a prendere gas dalla Russia in modo importante, ma abbiamo verificato che, seppur a caro prezzo, un’alternativa è possibile».

Per quanti anni ancora sarà centrale il greggio?

«Il greggio rimane la prima fonte di approvvigionamento energetico in Europa. La transizione è cominciata, ma gli studi dicono che nei prossimi dieci anni non sono previsti crolli nei consumi, anche se è pur vero che il greggio si userà sempre meno».

Parlando di futuro, quanto è vicina la possibilità di vedere l’oleodotto impiegato per il trasporto di idrogeno e per il trasferimento di dati, con l’ipotesi di impiego nelle comunicazioni protette da chiavi quantistiche?

«L’idrogeno è ancora abbastanza distante per la complessità tecnica del trasferimento su distanze medio-lunghe di questa materia. Il tema va presidiato, ma con la tecnologia attuale è impensabile usare questa pipeline. Anche alla luce dell’esperienza del Mar Rosso, dove ci sono state interruzioni di cavi dati, è diventato evidente come sia necessario dotare l’Europa di un’infrastruttura di trasmissione dati abbondante e ridondante. Il nostro oleodotto è una strada che collega Trieste a Karlsruhe, estremo Ovest della Germania, e noi già facciamo passare fibra ottica nella parte tedesca della pipeline. Una riflessione è in atto».

Si è candidato per la presidenza del porto di Trieste. Ci crede ancora dopo il parere dell’Anac in materia di conflitti di interesse?

«Non penso che le nomine saranno ravvicinate, ma c’è appunto il parere dell’Anac che prevede l’impossibilità di candidature in un porto per chi è alla guida di infrastrutture in quello scalo. Resto concentrato sul mio ruolo in Siot e ben motivato a svolgerlo al meglio». —

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