L’allarme del presidente della società locale “Istra”: «Depredati dai bulgari. Tartufi a rischio estinzione»

Muzica: «I raccoglitori dall’estero, soprattutto bulgari, saccheggiano i boschi. Non hanno rispetto per l’ambiente, così il nostro ecosistema è in pericolo»

Valmer Cusma
Un raccoglitore di tartufi con il suo cane in una foto d’archivio
Un raccoglitore di tartufi con il suo cane in una foto d’archivio

Come se non bastasse il naturale depauperamento dei boschi, dovuto soprattutto alle estati sempre più povere di pioggia, ora ci si mettono di mezzo anche i predatori del tartufo arrivati dall’estero. L’allarme viene lanciato dalla società dei tartufai “Istra” che chiede «l’immediato intervento delle competenti istituzioni dello Stato» per fermare quello che definisce «il saccheggio del Bosco di San Marco ai piedi di Montona e delle altre superfici boschive nella penisola» dove cresce il prelibato fungo sotterraneo.

Contrabbando di tartufi

«Già da qualche anno a questa parte – ha affermato al Glas Istre il presidente della società Darko Muzica – arrivano in Istria tartufai stranieri, soprattutto bulgari, ingaggiati da qualcuno che poi contrabbanda i tartufi all’estero ricavando grossi guadagni». «Quello che fa male al cuore – cosi ancora Muzica – è che questi raccoglitori non hanno alcun rispetto per l’ambiente naturale. Scavano senza il rispetto delle regole senza poi ricoprire le buche, come invece prevede il regolamento. Operano anche di notte e appena vedono qualcuno del posto nel bosco, corrono a nascondersi». La società “Istra”, che conta 300 tartufai, ultimamente si è più volte occupata del problema, constatando di non avere a disposizione gli strumenti per impedire il saccheggio dei boschi. Pertanto si sono rivolti ai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile nonché a quello dell’Agricoltura e all’Azienda forestale di Stato affinché venga individuata al più presto una forma di tutela dai tartufai predatori.

Il nodo dei permessi

«Secondo noi – cosi Muzica – ai tartufai stranieri non dovrebbero venir rilasciati i permessi e non solo per la raccolta dei tartufi, ma anche per la semplice entrata nei boschi». «Siamo noi tartufai istriani – aggiunge il presidente del sodalizio – ad avere cura dei boschi, curando le sorgenti e i corsi d’acqua e salvaguardando la vegetazione in modo tale da non rompere il delicato ecosistema dei boschi basato sulla simbiosi. E grazie ai circa duemila tartufai di tutta l’Istria in alcuni borghi sperduti è rimasta la vita, per cui a ragione chiediamo di venir tutelati dalla concorrenza sleale degli stranieri». «Se non si interviene subito – conclude ancora Muzica, prefigurando il peggiore degli scenari – del tartufo istriano rimarrà soltanto un bel ricordo in quanto questa raccolta barbara porterà alla sua definitiva estinzione».

La risposta di Zagabria

Ora si attende la risposta da Zagabria. Intanto è calato il sipario sulla stagione 2024, sicuramente non da incorniciare causa il perdurare della siccità e il lungo periodo di temperature molto alte dell’estate scorsa.

Di riflesso il prezzo è salito: il tartufo bianco di prima categoria era in vendita a 4.600 – 5.000 euro al chilogrammo, per la seconda categoria bastavano 3.000 euro. Nella prima categoria rientrano gli esemplari da 20 grammi in su, nella seconda quelli compresi tra 10 e 20 grammi.

Considerato che i tartufai evitano di parlare del raccolto personale è difficile fare stime su quello complessivo. Stando alle solite voci, però ben informate, annualmente dal Bosco di San Marco ne vengono raccolte sulle 5 tonnellate.

 

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