Amministrative in Serbia, nuovo trionfo per Vučić. L’Sns fa il pieno di voti

BELGRADO Un nuovo trionfo alle urne del partito al potere da più di un decennio, con le consuete polemiche per presunte irregolarità denunciate da attivisti e oppositori. E l’ennesima sconfitta di una opposizione incapace di far fronte comune, divisa tra boicottaggio e partecipazione e dunque mai realmente pericolosa, se non in isolati casi.

Sono i contorni della schiacciante vittoria elettorale del Partito progressista serbo (Sns), oggi guidato dal premier Milos Vučević, ma che in realtà fa sempre fa capo al presidente Vučić, che ha nettamente prevalso alle amministrative di domenica in decine di città e paesi nella nazione balcanica.
E ha guadagnato consensi in maniera massiccia anche nella piazza più importante, Belgrado, capitale richiamata alle urne per un bis deciso dopo le contestatissime elezioni del dicembre 2023 e il fallimento nei negoziati di formazione di un governo locale. Quadro favorevole all’Sns che, dopo le prime proiezioni arrivate già domenica notte, è stato confermato ieri anche dai primi risultati ufficiali, in particolare quelli di Belgrado, i più attesi. E Belgrado ha premiato l’Sns, che nella capitale ha conquistato quasi il 53% dei consensi e 64 seggi nel parlamentino cittadino, più che sufficienti per governare da soli.
Seconda, staccatissima, la lista “Io sono Belgrado”, costruita attorno al movimento anti-litio Kreni Promeni, fermatasi al 17,6% (21 seggi), mentre terza si è piazzata l’alleanza civica di tendenza sinistra-ecologista “Biramo Beograd” (Scegliamo Belgrado), con un deludente 12,2%, (14 seggi).
Le due liste di opposizione possono consolarsi con il successo, secondo dati preliminari, nei quartieri del centro storico come Vracar e Stari Grad, da sempre “bastioni” anti-Vučić. Ma l’Sns ha stravinto anche nella seconda città serba, Novi Sad, dove ha ottenuto circa il 53% dei consensi che valgono 46 seggi, mentre con un distacco abissale si è piazzata al secondo posto con il 24% una coalizione di opposizione battezzata “Insieme per una Novi Sad libera”.
I progressisti hanno stravinto anche in una miriade di cittadine più piccole, da Sombor a Zrenjanin, da Valjevo a Subotica fino a Uzice, con picchi di consensi arrivati oltre il 60% in alcune località. Ma l’Sns ha avuto anche qualche difficoltà. A Nis, terza città serba, i progressisti hanno infatti vinto, con circa il 44% dei voti (30 seggi), ma il partito di Vučić dovrà con alta probabilità allearsi con la Ruska stranka (1 seggio) per poter contare su una risicata maggioranza, scenario che potrebbe dare, tra polemiche che già infiammano, un po’ di fiato alle opposizioni, arrivate sul filo della vittoria. E ora sul piede di guerra per presunte irregolarità. Ma il quadro generale, quello di un massiccio successo dell’Sns, non cambia.
«Ora avete dato un mandato chiaro per tutto ciò che la gente chiede su riforme e cambiamenti necessari alla nostra società», non solo «in vista dell’Expo» 2027 a Belgrado, «ma per l’intera Serbia», ha così festeggiato già a caldo Vučić. La schiacciante «vittoria dell’Sns dimostra che non c’è stato alcun furto di voti», ha sottolineato da parte sua l’ex premier e oggi presidente del Parlamento, Ana Brnabic.
Opposte le letture delle opposizioni, divise tra chi ha giustificato il boicottaggio, chi ha criticato le condizioni di partecipazione e denunciato irregolarità, una lettura sostenuta anche da organizzazioni di monitoraggio come l’Ong Crta. E chi evoca nuove proteste di piazza.
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