Auschwitz, rinasce il padiglione jugoslavo

BELGRADO. Dopo anni di disaccordo, Bosnia, Croazia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Slovenia rinnoveranno il loro ex padiglione condiviso al Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau; e allestiranno una mostra congiunta sull'Olocausto in Jugoslavia. Il blocco 17 dell'ex campo di Auschwitz fu costruito nel 1941 dai suoi detenuti, per ospitare un numero crescente di prigionieri del campo di concentramento e sterminio nazista tedesco. Man mano che il meccanismo di uccisione accelerava, le sue cupe pareti diventavano un monumento di angoscia e disperazione.

20 mila deportati dalla Jugoslavia
La maggior parte dei 20.000 deportati dalla Jugoslavia passò attraverso il Blocco 17. Dal 2010 l'Unesco ha fornito supporto diplomatico, finanziario e tecnico agli Stati successori della Jugoslavia per ristabilire un'esposizione permanente congiunta dopo che, in seguito alla disgregazione della Jugoslavia, il padiglione museale fu chiuso. «Oggi quattordici anni di negoziati diplomatici stanno finalmente dando i loro frutti - è il commento del direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay - questo accordo storico riempie un vuoto, un'assenza di memoria nel luogo stesso in cui questi orrori si sono svolti».
Uno spazio espositivo condiviso

Le sei Repubbliche dell'ex Jugoslavia hanno concordato di rinnovare il Blocco 17 del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, un ex spazio espositivo condiviso rimasto appunto vuoto per molti anni perché i sei Paesi non riuscivano a mettersi d'accordo su come gli eventi dell'Olocausto in Jugoslavia dovessero essere rappresentati. A metà degli anni Sessanta nel Blocco 17 del Museo statale di Auschwitz-Birkenau fu inaugurata una mostra nazionale jugoslava. L'ultimo aggiornamento della mostra risale alla fine degli anni Ottanta, poco prima della violenta disgregazione della Jugoslavia.
Il disfacimento jugoslavo
Durante e dopo il crollo della Jugoslavia, la commemorazione degli eventi della Seconda guerra mondiale divenne una questione controversa tra le repubbliche nate dal disfacimento jugoslavo, che spesso interpretarono la storia in modo diverso per scopi politici contemporanei. Ciò significava che non vi fu ulteriore collaborazione per la mostra di Auschwitz e che il padiglione jugoslavo fu infine chiuso nel 2009. Ora dunque l’accordo. Il ministero della Cultura serbo ha dichiarato che l'intesa «prevede il finanziamento congiunto della ristrutturazione e della conservazione del primo piano del Blocco 17 e delle sale e strutture comuni che le ex repubbliche jugoslave condividono con l'Austria». L'accordo prevede inoltre «il finanziamento congiunto dei costi per la realizzazione di una mostra permanente comune nel luogo della memoria delle vittime del territorio dell'ex Jugoslavia nel campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau».
La ministra montenegrina
La ministra montenegrina della Cultura, Tamara Vujović, ha affermato che «attraverso questo accordo, il Montenegro e le altre repubbliche dell'ex Jugoslavia mostrano solidarietà e impegno nel preservare i ricordi che ci uniscono». Il direttore generale della Fondazione Auschwitz-Birkenau, Wojciech Soczewica, ha affermato dopo la firma che si trattava di «un chiaro segno» che i governi dei sei Stati dell'ex Jugoslavia «sono disposti... a contribuire alla memoria e alla nostra responsabilità verso le generazioni future».
La deposizione di corone
Ieri intanto a Zagabria la presidente del Parlamento croato Gordan Jandroković ha deposto una corona di fiori davanti al monumento a Mosè nel cimitero di Mirogoj. Per il governo c’era il ministro degli Interni Davor Božinović. Una corona è stata deposta anche a nome dei socialdemocratici. Il presidente, Pedja Grbin, ha affermato che l'Olocausto è un crimine che «non deve verificarsi mai più». «Purtroppo oggi vediamo l’odio che fiorisce in Europa e nel mondo. Ancora una volta le persone vengono attaccate perché sono diverse», ha avvertito Grbin. «Se si guarda in giro per il mondo, il numero di persone che negano che l’Olocausto sia realmente esistito è spaventoso», ha aggiunto.
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