Rivoluzione per i diportisti, barche senza targa in Croazia

C’è il via libera al documento predisposto dai dicasteri italiani. Consentirà la navigazione ai natanti sotto i 10 metri. Per le istruzioni si attende il decreto ufficiale. Soddisfatti i proprietari di Veneto e Friuli Venezia Giulia

Giulio Garau, Roberta Mantini, Giovanni Cagnassi
La darsena Le Saline di Chioggia
La darsena Le Saline di Chioggia

Via libera della Croazia alle barche italiane non immatricolate, ovvero i natanti senza targa. Non c’è ancora il decreto ufficiale, è atteso a breve, ma il ministero del Mare croato ha fatto trapelare la notizia: è stata accolta positivamente la soluzione “made in Italy” proposta dall’omonimo dicastero assieme a quello delle Infrastrutture e trasporti con una certificazione ideata da Confindustria nautica per dare la possibilità di navigare in acque straniere.

La soluzione

La soluzione è varata nel maggio del 2024 all’interno del “pacchetto nautica” dopo un confronto fra i ministri del Made in Italy Adolfo Urso e quello delle Infrastrutture Matteo Salvini e Confindustria Nautica. È stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale (anno 165-numero 110 del 13 maggio 2024, pagina 8).

Il modello Dci

Si tratta del famoso modello Dci (attestazione per natanti da diporto italiani) con i dati tecnici dell’unità, da presentare con la dichiarazione di possesso della barca oltre a un’assicurazione valida. Un documento che viene rilasciato con tanto di numero progressivo. Proprio questo numero, potrebbe essere incollato sulla prua della barca come una vera e propria targa. Ma bisognerà attendere il decreto con le istruzioni per avere un quadro completo.

Il via libera

Le prime indiscrezioni sono arrivate nei giorni scorsi da un sito di un’agenzia nautica e perizia marittima croata Mandinus.hr. E una conferma è giunta anche da un consulente del ministero del Mare della Croazia, Antonio Poščić. «Il ministero ha riconosciuto come valido il modello made in Italy per le imbarcazioni senza la targa – spiega –, aspettiamo ora il decreto ufficiale. Le barche italiane potranno navigare in Croazia tranquillamente quest’estate».

Divieto in Slovenia

Ma mentre la Croazia ha accolto la soluzione “all’italiana” la Slovenia, come più volte annunciato, non farà alcuna eccezione. Ci sono stati numerosi carteggi in via ufficiale da parte di esperti e agenzie nautiche, e la risposta definitiva è arrivata dalla Sezione del traffico portuale della Repubblica di Slovenia - amministrazione marittima: «Il documento non è una prova di iscrizione di un’imbarcazione nel registro dei natanti, dimostra solo i dati relativi al proprietario e quelli tecnici dell’imbarcazione. E come tale non consente la navigazione nel mare e nelle acque territoriali slovene».

Possono entrare solo le «barche immatricolate nel Registro delle imbarcazioni da diporto (Rid). Solo questa forma è riconosciuta come appropriata». Si tratta dell’iscrizione nel registro gestito dalla Capitaneria di porto e che prevede un numero di targa. Uniche eccezioni per i tender, le imbarcazioni sportive a remi, kayak, imbarcazioni più corte di 3 metri con potenza del motore non superiore a 3,7 kw.

Entrata in Croazia

Chi vorrà entrare in Croazia dovrà restare più possibile in acque territoriali italiane, poi una volta doppiata Punta Salvore potrà tranquillamente fare ingresso nelle acque croate costeggiando l’Istria da Umago in giù.

Italia caso unico

L’Italia (Francia a parte che consente di navigare nelle sua acque a tutti a patto di avere un’assicurazione) è probabilmente l’unico Paese al mondo ad avere una flotta assai corposa di imbarcazioni anche di rilevo (poco sotto i 10 metri) parificate alle biciclette, senza alcun documento ufficiale per dimostrare il possesso delle unità da diporto. Una questione rilevante in caso di incidenti in mare con feriti o danni ad altre barche o strutture portuali. Casi successi in Slovenia e Croazia senza la possibilità di risalire all’imbarcazione coinvolta.

La soddisfazione

Soddisfatto Francesco Osquino, titolare dello studio Venos di Pordenone, vice segretario nazionale studi Unasca (Unione nazionale autoscuole e studi di consulenza automobilistica) l’associazione di categoria che riunisce oltre tremila associati in Italia tra scuole nautiche e agenzie di pratiche auto e nautiche.

«Ci siamo confrontati a lungo e in maniera costante con Confindustria Nautica con cui c’è una consolidata collaborazione, e siamo contenti per questo risultato – dice –. C’era una norma che ci metteva in imbarazzo. Vivevamo in una sorta di limbo dove non si capiva come comportarsi con i natanti. C’è questo riconoscimento croato, un primo passo importante ed ora attendiamo le evoluzioni».

Natanti marchiati e non

Risolto anche il grande dubbio della differenza tra natanti marchiati Ce e senza. «Ora ci sono due modalità di gestione della pratica – continua Osquino –: quelli marchiati Ce o meno. Due percorsi telematici diversi con attestazioni per tutti i natanti».

Lavoro per le agenzie

Per compilare un modello Dci e mettere in regola il natante senza targa per navigare in Croazia si potrà andare ugualmente in Capitaneria. O, meglio ancora, nelle agenzie di pratiche auto e barche, con una spesa che potrà variare da 100 fino a 200 euro.

L’autentica di firma

L’autentica della firma del documento sarà la parte essenziale. Confindustria nautica dopo la compilazione del documento Dci, si tratta della parte iniziale, rilascerà un numero di registrazione progressivo. C’è poi il passo dell’autentica di firma che potrà essere fatto in qualsiasi Sportello telematico dell’automobilista. Ovvero tutte le agenzie di pratiche auto, moto e imbarcazioni. 

Il ministero

I tanti proprietari dei natanti auspicano sia la volta buona per risolvere una questione che si trascina da tempo. Dal ministero dei Trasporti, che insieme al dicastero del Made in Italy ha scritto le disposizioni del “pacchetto nautica” all’interno del ddl, trapela come «il riconoscimento sia stato accolto in modo positivo, un passo importante per semplificare la navigazione dei nostri diportisti, assicurando loro maggiore certezza e fluidità nei rapporti con le autorità marittime estere».

Dal ministero sottolineano anche che «la nautica da diporto rappresenta un settore strategico per l’Italia, sia in termini economici che culturali, ed è nostro impegno lavorare per favorire la mobilità internazionale delle nostre imbarcazioni, eliminando inutili ostacoli burocratici».

Qui Friuli Venezia Giulia

Questa opportunità avrà un impatto la cui portata potenziale può essere valutata anche solo ragionando sui numeri complessivi del settore in regione. Attualmente infatti la zona costiera del Friuli Venezia Giulia conta 15.562 posti barca e 25 marina, che garantiscono lavoro a oltre 2 mila addetti. È chiaro che in larga misura sono presenti imbarcazioni sotto i dieci metri di lunghezza. «La Regione – osserva l’assessore regionale alle Attività produttive e al Turismo, Sergio Emidio Bini, rivendicando quanto fatto recentemente – ha ritenuto strategico rafforzare questa vocazione, attraverso una nuova legge dedicata al settore della nautica, entrata in vigore il 1° gennaio e con una dotazione di 2,7 milioni di euro per il biennio».

Alcune barche in Sacchetta a Trieste (Lasorte)
Alcune barche in Sacchetta a Trieste (Lasorte)

«È un unicum in Italia, prevede linee contributive dedicate alla nautica da diporto e in particolare all’innovazione di porti turistici, darsene, marine e ormeggi nautici, nonché destinate agli eventi e manifestazioni per la promozione del settore. La Regione si gioca questa importante “carta” per rafforzare la competitività e l’offerta turistica della nostra costa, che per qualità dei servizi e ricchezza dell’entroterra non teme concorrenza». Un invito implicito, quest’ultimo, a scegliere il Fvg piuttosto che altre mete.

La firma del decreto del ministero del Mare croato è attesa a breve, la sta aspettando anche il presidente di Assonautica Trieste Antonio Paoletti. «Non ho ancora ricevuto comunicazioni ufficiali in merito all’accettazione del ministero del Mare croato dell’Attestazione per natanti da diporto italiani e relativa al rilascio della vignetta per la navigazione nelle acque territoriali croate». Paoletti prosegue poi: «La maggioranza delle barche ormeggiate sulle coste del Friuli Venezia Giulia è sotto i 10 metri, e i proprietari si spostavano in Croazia per fare un semplice weekend o per le vacanze».

Per il presidente della Lega navale italiana, sezione di Trieste, Roberto Benedetti, il provvedimento è una novità confortante perché «consente la libera circolazione in Croazia ai diportisti italiani e salvaguarda la nautica minore da complesse ed onerose pratiche burocratiche». Benedetti sottolinea come «per condurre un’imbarcazione in sicurezza sia necessario avere competenze che non si acquisiscono con l’apposizione di una targa o di una immatricolazione sullo scafo». Corrado Annis, consigliere nazionale Uvai (Unione vela altura italiana), la definisce «una grande notizia di libertà e che è un po’ un raggio di sole per la nostra nautica, perché permetterà a tante barche di tornare a navigare e a sentire il senso della libertà».

Anche per Roberto Sponza, già direttore di Porto San Rocco, è una novità positiva: «Dà il via ad una nautica più popolare, con tutti i suoi circoli che hanno moltissime barche non immatricolate al loro interno che torneranno a fare crociere verso la Croazia senza pensieri di limiti burocratici o di immatricolazioni non previste dalla normativa italiana».

Il presidente dello Yacht club Adriaco, Nicolò de Manzini, dichiara di essere «molto contento di questa notizia, spero sia un incentivo a riprendere ad andare per mare in Croazia».

Dall’altra parte del golfo, alla Società velica Oscar Cosulich di Monfalcone, il direttore sportivo Manuel Vlacich evidenzia che «la maggior parte dei nostri soci possiede dei natanti sotto i dieci metri e questo aggiornamento significa per loro poter “allargare” i confini di utilizzo delle loro barche». «Questo atto – aggiunge – rappresenta un passo significativo verso la collaborazione internazionale e sarebbe auspicabile che altre nazioni, specialmente quelle confinanti, considerassero misure simili, favorendo un’integrazione marittima che possa portare benefici a tutti i popoli coinvolti».

Qui Veneto

I tanti proprietari dei natanti ritengono sia la volta buona per risolvere una questione che si trascina da anni. Sulla costa veneta ci sono 40 marine per 20 mila posti barca, oltre 2 mila addetti. La maggior parte delle imbarcazioni sono sotto i dieci metri di lunghezza, ovvero quelle cui le autorità croate ponevano maggiori ostacoli in termini di sicurezza.

I diportisti dell costa veneta sono spesso oltre il confine nautico che li porta in acque slovene e croate.

Uno scorcio della darsena sull’isola della Certosa
Uno scorcio della darsena sull’isola della Certosa

Roberto Perocchio è il presidente di Assomarinas, associazione nazionale porti turistici che fa parte di Confindustria nautica ed è anche amministratore unico della Marina di Cavallino-Treporti. «Avevamo introdotto a suo tempo», ricorda Perocchio, «la semplificazione che riguarda i natanti sotto i 10 metri di scafo per i quali non serviva alcuna immatricolazione, di fatto al pari di una bicicletta o un bene mobile non registrato. In alcuni paesi, come appunto la Croazia, sono emerse delle notevoli difficoltà per mezzi nautici non registrati, ad esempio in caso di incidenti, proprietà da ricollegare e altri aspetti burocratici che le autorità croate hanno posto. C’era da risolvere questo problema delle imbarcazioni non registrate per potere accedere senza ostacoli alle coste croate e slovene. Come Confindustria nautica abbiamo chiesto al governo di introdurre una forma di registrazione basata sulle caratteristiche del motore e l’imbarcazione. Una specie di attestato di proprietà per l’estero. Una proposta infine accettata dai governi. Credo che questa soluzione della vignetta sia la più opportuna da perseguire».

Sulla stessa linea gli operatori del settore e amministratori delle varie marine. Marco Boscolo Buleghin della darsena le Saline di Chioggia mantiene ancora, in questa fase, un atteggiamento prudente: «Viene introdotto un modo semplice ed efficace per consentire ai natanti non immatricolati di ormeggiare in acque croate. Ricordiamo che i natanti fino a 10 metri non erano registrati e in possesso di dotazioni di sicurezza richieste. Ora ci saranno meno difficoltà, ma siamo ancora in una fase di approfondimento della materia». —

 

 

Riproduzione riservata © il Nord Est