Belgrado si prepara al corteo studentesco: in città arrivano i sostenitori di Vučić
I trattori davanti al Parlamento e il rischio dei provocatori. La ferrovia è interrotta: i ragazzi a piedi verso la capitale. Il presidente in tv: «Pugno duro contro i violenti»

La ricetta ideale per cucinare per una tempesta perfetta? Arriva da Belgrado, dove sabato 15 marzo è in agenda quella che si attende essere la più massiccia manifestazione degli ultimi decenni in Serbia. La protesta, organizzata dagli studenti e sostenuta da ampie fasce della popolazione, è stata battezzata “15 per i 15”, riferimento alle vittime della tragedia alla stazione di Novi Sad, detonatore della rabbia popolare, catalizzata negli ultimi mesi da giovani e studenti. Che continuano a chiedere giustizia, istituzioni che funzionino e un sistema realmente democratico.
Fino a venerdì sera, Belgrado è stata letteralmente invasa da migliaia di ragazzi, arrivati nella capitale da ogni angolo del Paese, tanti a piedi dopo giorni di marcia: una massa colorata e come sempre pacifica, accolta con entusiasmo e gare di solidarietà da tantissimi belgradesi, che hanno fornito cibo, coperte e lenzuola. Gli studenti oggi non saranno soli: le previsioni parlano infatti di decine e decine di migliaia di persone di tutte le età pronte a scendere in strada, forse centomila, probabilmente anche di più.
«Facciamo la storia, tutta la Serbia andrà in piazza per dire no all’ingiustizia», la previsione degli studenti. E la tempesta? È quella che si prepara proprio davanti alla “Narodna Skupština”, il Parlamento nazionale, dove gli indignados dovrebbero ritrovarsi in massa intorno alle 16. A un passo da lì, nello storico parco Pionirski, da giorni bivaccano gli “studenti 2.0”, quelli «che vogliono tornare a studiare», il loro motto. Il Pionirski è una bomba a orologeria, si dice confezionata dalle autorità al potere, pronta a scoppiare, in caso di probabile contatto tra veri studenti e contromanifestanti.

A rendere il quadro più fosco, nel bivacco di questi ultimi, che i belgradesi hanno ironicamente battezzato «Caci-land» (la parafrasi è “zoo di finti studenti”), sembrano prevalere numericamente ultranazionalisti, ex paramilitari, persone di mezza età arrivate dalla provincia profonda e dal Kosovo, giovanissimi vestiti di nero, stile hooligan. Ieri il campo è stato poi circondato da decine e decine di trattori, condotti nella capitale da frange dell’Sns, il partito al potere.
Scene, quelle osservate al Pionirski, che non sono piaciute ai belgradesi. Tanti, in auto, hanno ieri urlato dai finestrini slogan offensivi. «Quanto vi danno al giorno?», ha chiesto un signore all’indirizzo di quelli in divisa da paramilitari. «Una vergogna», rincara un giovane venuto a osservare lo spettacolo dei trattori, mentre altri accusano che il tutto «è pagato con soldi nostri, come sempre sotto Vučić». Da parte sua, il presidente Vučić ha fatto appello agli studenti filogovernativi a lasciare il parco, ma «noi restiamo qua», la loro replica.
Altri ingredienti per far salire la tensione: i collegamenti difficili con Belgrado. Le ferrovie serbe hanno interrotto le linee con la capitale per presunti allarmi bomba. Stesso discorso per l’autostrada da Novi Sad, soggetta a improvvisi «lavori», mentre svariate corse di pullman sono state sospese, per far affluire meno gente a Belgrado.
Per le autorità al potere, la protesta potrebbe assumere connotati violenti. Vučić ha evocato scenari da golpe, come ha fatto anche la presidente del Parlamento, Ana Brnabić, che ha parlato di piani eversivi. Lo confermerebbero audio circolati sulle tv filogovernative, dove si sentirebbero membri delle opposizioni e attivisti discutere l’assalto violento al Parlamento e alla tv di Stato – presidiati massicciamente da venerdì da membri della Gendarmeria – per imporre un governo transitorio. Ma lo stesso movimento degli studenti, finora assolutamente pacifico nei metodi, ha preso le distanze dai presunti piani violenti.—
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