Belgrado, in migliaia al raduno pro Vučić: «Unità per il futuro della Serbia»

La grande manifestazione nella capitale e il discorso del presidente. A Novi Pazar invece gli indignados

Stefano Giantin
La grande manifestazione pro Vucic di sabato a Belgrado
La grande manifestazione pro Vucic di sabato a Belgrado

Un mix tra un mega-comizio politico con un gran seguito popolare e una sagra, evento pensato per segnalare, anche visivamente, che esiste anche un’altra Serbia, ancora fedele a Vučić.

È stato questo “Ne damo Srbiju” (Non diamo la Serbia), massiccia manifestazione filo-governativa andata in scena sabato a Belgrado, culmine di una tre giorni organizzata dalle autorità al potere come contraltare alle proteste di piazza che da mesi stanno scuotendo il Paese balcanico.

E a Belgrado, come da programma, rispondendo all’appello sono accorse svariate decine di migliaia – 145 mila secondo stime della polizia – moltissimi trasportati in bus dalla provincia profonda per condurli alla contro-manifestazione.

Il pomeriggio è stato tutto loro, con l’area attorno al Parlamento trasformata in una sorta di festa paesana, con stand gastronomici e distribuzione di cibo gratis, chioschi, concerti di musica popolare e turbo folk ultranazionalistico davanti all’Assemblea nazionale, stand dove scrivere e imbucare «lettere al presidente» Vučić.

E i giovani? Per loro era stata allestita una discoteca mobile, con maxi schermo che lanciava il messaggio «stop alla violenza, solo amore».

A passeggio, tanti con le magliette «grazie presidente» e «Ja sam ćaci», a sostegno dei cosiddetti studenti 2.0 accampati da settimane davanti alla Presidenza, quelli che «vogliono studiare», ma anche famiglie con bambini. E tutti, se interrogati, hanno risposto di essere a Belgrado «per Vučić», «il migliore», un messaggio ribadito sui poster dei suoi supporter in arrivo nella capitale. «Kosovska Mitrovica è con Vučić» e così via, cambiando solo il nome della città. Il clou, tuttavia, è arrivato alle 19, dopo una serie di discorsi contro gli studenti accusati di aver «sequestrato» università e di voler «distruggere» la Serbia e l’apparizione del leader serbo-bosniaco Dodik, alleato di Vučić, ricercato in patria.

Clou che è coinciso con l’atteso discorso del presidente alla sua gente, riunita davanti al Parlamento, discorso durante il quale è stato confermato il lancio del suo nuovo movimento politico “per il popolo e lo Stato”, perché «servono nuova energia e nuova forza, un nuovo piano fino al 2035», così Vučić ha arringato la folla, ribadendo che la presunta rivoluzione colorata è fallita.

«Ognuno è benvenuto nel movimento, è importante perché dobbiamo pensare cosa vogliamo lasciare ai nostri figli», ha aggiunto. Serve «unità», ha poi messo in rilievo.

Manifestazione pro-Vučić che tuttavia non ha fermato le proteste. Un rumoroso “cacerolazo” è risuonato nella capitale mentre iniziava il raduno, in quella città dove gli studenti avevano in precedenza fatto appello alla calma per evitare eventuali incidenti con i sostenitori delle autorità al potere. Sempre ieri, migliaia di ragazzi e cittadini hanno partecipato a un affollato raduno nella città di Novi Pazar, nel Sangiaccato, ultima tappa del lungo tour anti-corruzione e «per la libertà» lanciato dai giovani “indignados” in tutta la Serbia, che ha avuto il suo apice a Belgrado il 15 marzo, con 275-325.000 in piazza, secondo stime indipendenti. Ma proprio a Novi Pazar ci sono state tensioni con la polizia, quando gli studenti hanno tentato di bloccare i bus organizzati per portare, come accaduto da ogni angolo del Paese, persone al meeting di Vučić a Belgrado. Anche a Obrenovac i bus dei “filo-Vučić” sono stati bersagliati da uova. E le due Serbie contrapposte continuano a non parlarsi.

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