Belgrado, le ruspe divorano lo storico Hotel Jugoslavija

Costruito negli anni ’60 e da tempo in decadenza, ospitò leader politici e star. La demolizione nonostante le contestazioni di attivisti ed ecologisti

Stefano Giantin
L’Hotel Jugoslavija sul Danubio, localizzato nel quartiere di Novi Beograd a Belgrado, in Serbia, e da decenni in uno stato di parziale decadenza
L’Hotel Jugoslavija sul Danubio, localizzato nel quartiere di Novi Beograd a Belgrado, in Serbia, e da decenni in uno stato di parziale decadenza

Critiche, pareri contrari, polemiche, avvertimenti su possibili rischi ambientali, proteste. Ma nulla è servito, a battere la forza d’urto di capitali, investitori e di una politica spesso sorda ai richiami al rispetto della storia.

E Belgrado – ma anche gli interi Balcani – perdono così uno degli ultimi simboli – certamente fra i più significativi – di un’era che fu, da moltissimi considerata più tranquilla, prospera e felice.

La demolizione dell'Hotel Jugoslavija
La demolizione dell'Hotel Jugoslavija

Una struttura simbolo 

Simbolo che rispondeva al nome di “Hotel Jugoslavija”, iconico grande albergo di lusso, in stile modernista, costruito negli Anni Sessanta anche per rafforzare l’immagine della Federazione jugoslava come un Paese forte e moderno.

Hotel sul Danubio, localizzato nel quartiere di Novi Beograd e da decenni in parziale decadenza, che negli ultimi giorni sta scomparendo, “divorato” da bulldozer e ruspe in azione per abbattere quello che fu motivo di orgoglio nazionale, ai tempi di Tito.

L'abbattimento 

Che il destino dell’Hotel Jugoslavija fosse segnato era chiaro da tempo, con grandi transenne che vi erano state collocate per impedire l’accesso ai curiosi e ai manifestanti anti-abbattimento. Come ne annunciavano la fine gli enormi poster e fotografie a promuovere il “Danube Riverside”, un nuovo complesso residenziale con uffici, boutique e hotel, che sorgerà al posto dell’albergo, due torri di vetro–cemento alte 150 metri e un altro edificio al centro, a ricordare vagamente l’hotel che fu.

Abbattimento che era necessario, perché «l’industria dell’ospitalità è cambiata completamente» dagli Anni Sessanta e sarebbe stato troppo costoso restaurare lo Jugoslavija, ha spiegato Zivorad Vasic, un portavoce degli investitori che ora controllano la prestigiosa area residenziale. Costruzione carica di memorie, che però già manca a molti, anche se la demolizione è sono agli inizi.

La mobilitazione 

E tanti si sono mobilitati, inutilmente, per salvarlo. «Difendiamo il Jugoslavija», così è stata battezzata l’iniziativa civica che ha tentato, anche organizzando svariate proteste davanti all’edificio, di impedire la demolizione salvaguardando una struttura considerata fra i simboli di Belgrado. Demolizione che è un atto «criminale e selvaggio», la cancellazione di parte del paesaggio «storico» della capitale serba, ha denunciato l’attivista Dejan Atanackovic. Fra quelli che sono scesi in piazza, l’anziano Zeljko. «Mi fa male quando sento chi dice chissenefrega se abbattono lo Jugoslavija, simbolo di un tempo in cui si viveva decentemente», confida, chiedendosi poi se «i nuovi palazzi riusciranno a migliorare l’immagine del Paese e della città».

Ospiti illustri 

Di certo, quei grattacieli nuovi di zecca non avranno la storia dello Jugoslavija, che ospitò regine, leader politici e star, da Nixon a Carter passando per Elisabetta e arrivando agli astronauti Armstrong, Collins e Aldrin, ma anche Gheddafi e Brandt – e la lista potrebbe continuare.

E che anche negli anni della decadenza, in particolare dopo i bombardamenti del 1999, mantenne il suo fascino e la sua imponenza. Diventerà presto, tuttavia, solo un ricordo del passato. Ma le polemiche, nel frattempo, non si spengono.

Attivisti ed ecologisti, infatti, hanno preso il posto di chi si è battuto contro la demolizione, avvertendo del potenziale rischio amianto nelle operazioni di abbattimento, mentre gli investitori negano seccamente il pericolo. Intanto, le ruspe continuano a ingoiare l’orgoglio di un’epoca sempre più lontana. —

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