A Belgrado la pacifica manifestazione «anti élite al potere» di studenti e cittadini

Centomila manifestanti secondo le autorità, almeno 2-3 volte di più l’impressione in piazza

Stefano Giantin
La manifestazione degli indignados di sabato 15 marzo a Belgrado, in Serbia. Foto Epa
La manifestazione degli indignados di sabato 15 marzo a Belgrado, in Serbia. Foto Epa

Doveva essere un giorno all’insegna del caos e della violenza, avevano suggerito le autorità al potere, evocando scenari da golpe, assalto a Parlamento e Tv di Stato da parte dei manifestanti, per portare a un governo di transizione. Nulla di tutto ciò.

È stato invece un trionfo pacifico di giovani e cittadini comuni, ma soprattutto degli studenti, capaci di dimostrare una forza enorme, oltre a grande intelligenza e senso di responsabilità, richiamando nella capitale 100 mila persone secondo le autorità, almeno 2-3 volte di più l’impressione in piazza.

 

La più grande manifestazione in Serbia negli ultimi 30 anni

Serbia, l'arrivo a Belgrado degli studenti in protesta da mesi contro la corruzione

Si può sintetizzare così il 15 marzo a Belgrado, metropoli dov’è andata in scena sabato quella che sicuramente è stata la più massiccia manifestazione di protesta in Serbia negli ultimi tre decenni. Manifestazione, ricordiamo, che era stata indetta dagli studenti nell’ambito delle proteste post-tragedia alla stazione di Novi Sad, trasformatesi col passare del tempo in un’insurrezione non violenta contro corruzione e clientelismo, a favore di istituzioni democratiche funzionanti e di un repulisti del sistema, ma sempre di più espressione anche di opposizione alle élite al potere, Vučić in testa.

Le 15 vittime alla stazione 

Il raduno di , battezzato «il 15 per i 15», un riferimento alle vittime del crollo di Novi Sad, era forse la manifestazione più ad alto rischio di sempre, causa presenza tra il Parlamento e la Presidenza, a qualche metro di distanza dal luogo dove si sarebbe svolta la dimostrazione degli “indignados”, di centinaia di “studenti 2.0”, in realtà in gran parte attivisti filogovernativi e giovani ultranazionalisti assoldati dalle autorità al potere per far da contraltare ai veri studenti, si dice a Belgrado.

La mattina

Belgrado si prepara al corteo studentesco

In effetti, già dal mattino, in Trg Nikola Pasić, il nome della grande piazza davanti al Parlamento, tutto sembrava un campo di battaglia medievale, prima dello squillo delle trombe. Alle 9, si sono visti arrivare all’accampamento filogovernativo decine e decine di giovani vestiti di nero, in testa cappelli dello stesso colore, forse picchiatori o provocatori. Accampamento che, durante la notte, aveva visto fra l’altro vandalizzati da hooligan tutti i trattori portati dal partito di governo, l’Sns, a circondare a difesa il bivacco, vigilato a vista da centinaia di agenti in tenuta antisommossa – mentre altrettanti erano dentro e fuori il Parlamento. A stretto giro di posta, è accorso però un numero enorme di bikers al rombo delle loro moto a pieni giri, in piazza a sostenere e difendere gli studenti “veri”.

Nell’odore di nafta agricola dei trattori distrutti e di benzina, verso mezzogiorno sono arrivati rinforzi. Erano i veterani della 63/ma brigata paracadutisti, schieratisi tra il Parlamento e la piazza, anche loro a dare una mano a studenti e cittadini. Infine, verso le 15.30, la piazza si svuota delle moto.

La manifestazione

«Qui tracciamo la Serbia del futuro»: studenti e cittadini, così gli indignados tornano a migliaia in piazza
La redazione
Lo scontro fra Trump e Zelensky nello Studio Ovale alla Casa Bianca

Arrivano fiumi ininterrotti di giovani e persone di tutte le età, in tempo per l’inizio del raduno, fissato alle 16. È «finito», hanno urlato davanti al Parlamento, un coro dedicato a Vučić e «pumpaj», eloquente slogan delle proteste. «Ho partecipato a tante proteste in vita mia, ma mai ho visto una folla e un’energia così», considera un pensionato. «Siamo qui per il futuro, per sostenere gli studenti, che devono avere un futuro in questo Paese, avanti fino alla vittoria», assicura David, bandiera serba al collo, su un trattore. «Il popolo è insorto», urla un contadino col viso rubizzo, in mano una bandiera tricolore bianca, rossa e blu, alcune delle impressioni raccolte durante il raduno. Raduno che, tuttavia, non è andato avanti fino alle 21 di fronte al Parlamento, come da programma. Intorno alle 17, due studenti hanno chiesto a tutti di spostarsi «a Slavija», ampia piazza poco lontana, forse per evitare provocazioni e incidenti. E lì sono andate in scena scene storiche, con un numero incredibile di persone riunite pacificamente – sicuramente non la fine delle proteste di piazza, ma una nuova accelerazione.

Tensione e incidenti si sono però registrati dopo le 19, nella piazza del Parlamento ormai sgombrata dagli studenti. La provocazione sarebbe partita dalla zona del parco Pionirski, quello dei filogovernativi, scene che hanno confermato la giusta scelta dei ragazzi di traslocare a Slavija, molte ore prima.

Riproduzione riservata © il Nord Est