Belgrado, Putin sta con Vučić: «Inammissibili interferenze straniere in Serbia»

Il leader russo si schiera contro le proteste di piazza in Serbia: «Sostegno alle autorità legittimamente elette»

Stefano Giantin
Un incontro al Cremlino tra Vučić e Putin nel giugno del 2020 Foto Ansa Epa
Un incontro al Cremlino tra Vučić e Putin nel giugno del 2020 Foto Ansa Epa

Proteste che paralizzano il Paese da mesi e sembrano estendersi, in vista della grande protesta a Belgrado del 15 marzo. Le autorità che fanno orecchie da mercante, mentre la tensione sale giorno dopo giorno. E ora, a rendere il quadro ancora più complicato, si palesa un terzo incomodo, entrato a gamba tesa in quella che è sicuramente la più lunga e duratura crisi politica e sociale degli ultimi decenni in Serbia. Terzo incomodo che risponde al nome di Vladimir Putin.

L’intervento di Putin

Il leader russo ha voluto dire la sua sulle grandi manifestazioni pacifiche di protesta che stanno interessando dal novembre scorso la Serbia, protagonisti giovani e studenti, ma ampie fasce della società sono sempre più coinvolte in una battaglia dal basso per chiedere giustizia per la strage alla stazione di Novi Sad, stop a corruzione e nepotismo. E per domandare un sistema migliore, incluso quello scolastico.

Gli indignados serbi

Ma lo scendere in piazza degli indignados serbi potrebbe essere il risultato di “influenze” straniere. È una possibile lettura delle parole del leader del Cremlino, che ieri ha avuto una conversazione telefonica con il presidente serbo Aleksandar Vučić, che nelle scorse settimane aveva evocato più volte lo scenario di una «rivoluzione colorata» in Serbia, fomentata dall’estero.

Interferenze inammissibili

Putin ha voluto sottolineare che, per Mosca, è «inammissibile» ogni tipo di «interferenza straniera negli affari politici interni» di Belgrado. E il Cremlino – che ha espresso appoggio anche al leader serbo-bosniaco Dodik – ha tenuto anche a ribadire pubblicamente il suo «sostegno ai passi presi dalle autorità legittimamente elette» nel Paese balcanico.

Lettura maliziosa, quella delle affermazioni di Putin? Non sembra affatto. Lo ha confermato lo stesso Vučić, che in un video su Instagram ha specificato di avere avuto «un ottimo colloquio» con il leader russo, con cui i rapporti sembravano essersi quantomeno raffreddati dopo l’invasione dell’Ucraina. Ora, invece, nel momento del bisogno, per Vučić, Putin ha voluto discutere con il leader serbo non solo «di tutti gli aspetti della cooperazione» bilaterale tra Mosca e Belgrado, ma anche dei presunti «tentativi di rivoluzione colorata» in Serbia, scenario che «preoccupa i serbi», la riflessione di Vučić su Instagram. Anche di questo si è discusso con Putin e «l’ho ringraziato», dato che le autorità russe «non sostengono» questo tipo di azioni.

Per Vučić la Russia vede bene e comprende

«La Russia vede bene e comprende» il quadro generale e «sta dalla parte delle autorità elette legalmente», ha infine precisato Vučić. Che – a confermare quello che appare essere un ritorno al passato – ha annunciato che andrà personalmente in visita nella capitale russa, il prossimo 9 maggio, per le grandi celebrazioni della Vittoria sul nazifascismo.

Nuove massicce poteste

Abboccamenti tra Putin e Vučić che non hanno tuttavia offuscato le nuove massicce proteste che anche ieri sono andate in scena in Serbia, con decine di migliaia di manifestanti in strada e colonne infinite di studenti in quel di Belgrado e a Novi Sad. L’occasione per scendere in strada è stato il secondo sciopero generale, replica di quello del 24 gennaio, lanciato dal movimento degli studenti, che hanno chiesto alla cittadinanza di «non fare compere, astenersi da lavoro» e appoggiare «in piazza» le ragioni della protesta. Potrebbe essere stato, quello di ieri, solo un “allenamento” in vista di ancora più partecipate espressioni di dissenso. Una è attesa già oggi. La seconda, il 15 marzo, a Belgrado. 

 

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