Belgrado vuole sfrattare la tomba di Tito

L’idea del sindaco uscente e ricandidato Sapić: «Il Maresciallo torni in Croazia». E Sarajevo si offre per dare asilo alle spogli

Stefano Giantin
Il presidente dell’ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia Josip Broz Tito
Il presidente dell’ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia Josip Broz Tito

BELGRADO Non solo una totale “damnatio memoriae”, ma un vero e proprio sfratto fisico. È il destino che potrebbe riguardare nientemeno che la salma di Tito, da rispedire da Belgrado, dove riposa dal 1980, a Kumrovec, in Croazia, il paesino natale del Maresciallo, trasformando il suo storico mausoleo nella metropoli balcanica, la Casa dei Fiori, in un museo della storia nazionale serba.

La Casa dei fiori che ospita le spoglie di Tito e della moglie Jovanka, in occasione di anniversari della morte: il sito è mèta ogni anno di moltissimi visitatori, in arrivo dalla Serbia e non
La Casa dei fiori che ospita le spoglie di Tito e della moglie Jovanka, in occasione di anniversari della morte: il sito è mèta ogni anno di moltissimi visitatori, in arrivo dalla Serbia e non

È questa la controversa idea – di assai difficile realizzazione, visti gli obiettivi, i retroscena e le polemiche che infiammano – che è stata lanciata dal sindaco uscente di Belgrado, l’ex campione di pallanuoto Aleksandar Sapić, altissimo esponente dell’Sns del presidente Aleksandar Vučić e papabile primo cittadino dopo le nuove elezioni locali del 2 giugno, indette dopo le proteste e le accuse di brogli seguite a quelle del dicembre scorso.

«Lancerò un’iniziativa per fare della Casa dei Fiori un museo della Storia serba e per rispedire Josip Broz ai croati, da dov’è venuto», l’annuncio di Sapić via Instagram. La Casa dei Fiori, nelle intenzioni dell’ex stella della nazionale e di svariati team anche italiani, poi riciclatosi in politica, dovrebbe invece diventare il mausoleo di personaggi che «ci hanno veramente difeso, come Stepe Stepanović», eroe delle guerre serbo-turche, di quelle balcaniche e della Grande guerra, dei generali «Zivojin Misić e Radomir Putnik», altri grandi della storia nazionale o persino di «Dragoljub Mihailovic», capo dei collaborazionisti cetnici, per Sapić invece un combattente «contro i nazisti nella Seconda guerra mondiale».

E Tito? «Fu soldato austro-ungarico e sparò contro i serbi» e dopo il 1945 i «bolscevichi» hanno eliminato «Mihailović, disperdendo i suoi resti chissà dove, mentre quelli di Tito stanno sulla collina più bella di Belgrado», ha aggiunto Sapić, attribuendo poi a Josip Broz tanti dei mali della passata e recente storia balcanica.

Uscite inattese, quelle su Tito, che hanno creato naturalmente un enorme polverone. Sapić vuole solo «distogliere l’attenzione» da problemi e scandali che affliggono la capitale, ha così accusato il Movimento dei cittadini liberi (Psg, all'opposizione), in particolare quello legato alla rimozione di una ispettrice del catasto, “nemica” dei palazzinari e dalle difficoltà del trasporto pubblico, ha aggiunto il Psg; mentre altri critici hanno sostenuto che Sapić stia tentando di fare maldestramente l’occhiolino alle frange più nazionalistiche dell’elettorato, da sempre fieramente anti-comuniste e anti-Tito, in vista del voto di giugno.

Il maresciallo Tito assieme alla moglie Jovanka ai tempi d'oro
Il maresciallo Tito assieme alla moglie Jovanka ai tempi d'oro

Ma l’idea non sembra piacere anche a parti della maggioranza. «Forse Sapić non sa che esiste già un museo della storia serba» e che l'annesso «Museo della Jugoslavia», assieme alla Casa dei Fiori, «è uno dei luoghi più visitati nella regione», ha ricordato lo storico e membro del Partito socialista, Predrag Marković. Visitatissimo ogni anno, ricordiamo, da decine e decine di migliaia di nostalgici e turisti stranieri che, non solo in occasione dell’anniversario della morte di Tito, affollano il Museo e visitano la tomba in marmo del Maresciallo, affiancata dal 2013 da quella della vedova, Jovanka. «Finché ci saremo noi jugoslavi Tito rimane lì», ha da parte sua promesso il nipote, Joska Broz, che ha ricordato che anche l’ultranazionalista serbo Sešelj sognava di sbarazzarsi del corpo di Tito e pure il croato Tudjman aveva adocchiato la salma, da trasferire al cimitero Mirigoj di Zagabria.

La nipote Svetlana ha parlato invece di una «idea idiota» lanciata in vista «della campagna elettorale». Il posto di Tito è a Belgrado, ha aggiunto. Oppure forse a Sarajevo, se lo sfratto dovesse concretizzarsi. «Se volete, signor Sapić, andare avanti con le vostre fantasie nazionalistiche, i resti di Josip Broz non resteranno senza casa: Sarajevo, città antifascista, è pronta a occuparsi orgogliosamente» dei resti del Maresciallo, ha lanciato la sfida il premier cantonale, Nihad Uk.

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