Spesa da 700 milioni per i blindati finlandesi: la Slovenia si spacca

L’opposizione attacca il Governo per il maxi-investimento, la replica: «L’affare Patria sarà un bene per il Paese»

Stefano Giantin
Uno dei mezzi blindati a otto ruote prodotti dal colosso finlandese Patria
Uno dei mezzi blindati a otto ruote prodotti dal colosso finlandese Patria

Un mega-investimento da 700 milioni di euro per fornire all’esercito mezzi adeguati ai tempi e alle sfide dell’epoca attuale. Ma le polemiche non mancano, con l’opposizione sulle barricate, che chiede maggior chiarezza e trasparenza su un investimento impegnativo. E secondo alcuni controverso.

È lo scenario che si sta concretizzando in Slovenia, Paese che si prepara a uno dei più importanti investimenti nel comparto della difesa della sua storia recente. Verte attorno all’acquisto di più di un centinaio di mezzi blindati militari a otto ruote, prodotti dal colosso finlandese Patria che, nelle intenzioni del governo guidato dal premier Robert Golob, da quest’anno al 2030 andranno a potenziare le capacità delle forze armate slovene.

Che la strada sia ormai segnata è stato confermato a metà febbraio dalla firma a Bruxelles di una lettera d’intenti da parte del ministro della Difesa sloveno, Borut Sajovic, e dal suo omologo finlandese, Antti Hakkanen, documento che «definisce la cooperazione» tra Lubiana, Helsinki e «l’impianto che produce i veicoli» Patria.

In questo modo, aveva aggiunto ai tempi Sajovic, tutto viene fatto alla luce del sole, con «chiarezza e trasparenza», l’assicurazione del ministro. La cooperazione menzionata da Sajovic riguarda appunto, ha informato l’agenzia di stampa slovena Sta, l’acquisto da parte di Lubiana di 106 mezzi Patria, di cui 53 da acquisire tra il 2025 e il 2028, che saranno utilizzati per equipaggiare un battaglione da ricognizione di medie dimensioni. I restanti 53 mezzi, che dovrebbero essere consegnati alla Slovenia dal 2027 al 2030, saranno invece destinati a un gruppo tattico di media grandezza.

Tutto bene? Non proprio, perché la scelta dei Patria è arrivata dopo un’inversione a “U” rispetto a precedenti decisioni di Lubiana. Scelte come quelle prese dal precedente esecutivo di centrodestra, che nei giorni finali dell’era Jansa, nel 2022, aveva scelto invece i blindati tedesco-olandesi “Boxer”, un affare da 350 milioni per l’acquisto di 45 mezzi.

Scelta, quella dei Boxer, che non era piaciuta a Golob e ai suoi, che già nell’autunno 2022 avevano deciso di fare retromarcia. Il capitolo Boxer si è ufficialmente chiuso a dicembre, con Lubiana costretta a pagare 4, 3 milioni di euro di penalità per l’uscita dall’affare Boxer, assai meno rispetto alle «catastrofiche previsioni» dell’attuale opposizione, che avevano evocato una “multa” da 70 milioni. «Abbiamo salvato il paese da un accordo dannoso», aveva garantito al tempo il vicepremier sloveno, Matej Arcon. Ora, invece, è giunta l’ora dei Patria finlandesi.

La scelta è caduta sui mezzi prodotti da Helsinki dopo che Lubiana, l’anno scorso, aveva richiesto a svariati Paesi Nato, tra cui Polonia, Romania e Italia, oltre a Finlandia, di inviare offerte alla Slovenia per il super-investimento. Investimento, tuttavia, che sembra non piacere alle opposizioni di centrodestra, che controllano la commissione parlamentare di vigilanza sulle finanze pubbliche. E che hanno chiesto al ministero della Difesa un dettagliato rapporto sull’affare Patria e spiegazioni su come verranno usati i soldi risparmiati (400 milioni) rinunciando ai Boxer, con alcuni deputati che hanno addirittura ventilato rischi di corruzione, ha reso noto la Sta.

«Vogliamo che l’acquisto sia senza ombre», ha spiegato il deputato di Nuova Slovenia, Janez Zakelj. Da parte sua, il governo ha promesso trasparenza e giurato che l’affare Patria è un bene per la Slovenia. Ma la partita è aperta e si rischiano nuovi aspri scontri politici. —

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