Bosnia, Dodik alza la tensione: al bando polizia e toghe nazionali

Rappresaglia per la condanna del leader della Republika Srpska. Si rifiuta di apparire davanti alla Procura, rischia l’arresto

Stefano Giantin
Guardie d’onore della Rs
Guardie d’onore della Rs

A passo spedito verso il punto di non ritorno. È il preoccupante quadro che riguarda la Bosnia-Erzegovina, dove l’onda lunga della condanna a un anno di galera e all’interdizione dai pubblici uffici per sei anni del leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik sta minando alle radici l’unitarietà nazionale. È effetto della “rappresaglia” contro la condanna, prima solo annunciata, ora messa in pratica dallo stesso Dodik, con svariate mosse assai pericolose. Fra queste, la promulgazione di diverse leggi, approvate la scorsa settimana dal parlamento di Banja Luka e già oggetto di durissime critiche da parte di Sarajevo e dell’Occidente, che di fatto mettono fuorilegge da oggi importantissime istituzioni centrali in Republika Srpska (Rs), l’entità politica dei serbi di Bosnia.

Crimine e terrorismo

Dopo la firma del presidente serbo-bosniaco Dodik e l’avvenuta pubblicazione nella Gazzetta ufficiale serbo-bosniaca, la Rs diventerà off-limits per organi come il Tribunale della Bosnia-Erzegovina – “colpevole” di aver condannato Dodik – ma anche per la Procura statale centrale, il Consiglio superiore delle Procure giudiziarie e persino l’Agenzia statale per la sicurezza e la protezione (Sipa), polizia federale che, oltre a contrastare crimine organizzato e terrorismo, risponde anche agli ordini della magistratura centrale di Sarajevo. «Queste quattro leggi approvate dall’Assemblea nazionale della Rs ridanno soggettività e competenze costituzionali» a Banja Luka, dopo che «per 25 anni» ciò non è accaduto, ha sostenuto Dodik, aggiungendo che «ci riprendiamo la Rs, è nostro diritto, è scritto nella Costituzione» nata da Dayton.

Milorad Dodik presidente della Republika Srpska
Milorad Dodik presidente della Republika Srpska

Benzina sul fuoco

Dodik ha ieri inoltre “invitato” gli oltre 300 dipendenti della Sipa che operano nella Rs a uscire dai ranghi per entrare nelle fila del ministero degli Interni della Rs Il leader serbo-bosniaco, ieri pomeriggio, ha gettato poi altra benzina sul fuoco, rigettando una nuova convocazione della Procura della Bosnia-Erzegovina – stesso invito è arrivato anche al premier serbo-bosniaco Radovan Viskovic – attivatasi per reati contro la Costituzione, appunto a causa della promulgazione delle controverse leggi di cui sopra. Ma la Procura «è incostituzionale e la rapidità con cui hanno reagito dimostra che tutto era preparato in anticipo, il che significa che la persecuzione politica continua», ha rincarato. Ma se il presidente serbo-bosniaco non si presenterà davanti alla magistratura rischia l’arresto.

Timore e rabbia

Le mosse di Dodik, com’era nelle attese, hanno provocato timore e rabbia, nel resto della Bosnia-Erzegovina, precipitata in una delle ore più delicate del dopoguerra. «Abbiamo visto chiaramente che Milorad Dodik» e la classe dirigente serbo-bosniaca hanno ordito «un colpo di Stato da manuale», la tesi del ministro degli Esteri bosniaco, Elmedin Konaković. «Le azioni illegali delle istituzioni della Rs richiedono una risposta decisiva e unitaria da parte di tutti» in Bosnia, ha fatto eco il membro bosgnacco della presidenza tripartita, Denis Becirovic, che ha annunciato una richiesta urgente alla Consulta di revisione della costituzionalità delle norme introdotte da Banja Luka, mentre Dodik ha replicato parlando di velleità di Sarajevo di creare un’atmosfera da «guerra». «Mi auguro che Dodik non vada avanti in questa pericolosa avventura», ha detto da parte sua il premier della Federazione bosgnacco-croata, Nermin Nikšić. Avventura così rischiosa che è finita ieri in agenda anche al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

 

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